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Articolo di Rolando Poeta pubblicato sulla rivista  SCIENZA E CONOSCENZA   - agosto 2005 -

15.
LA FAVOLA DELLE CALORIE ALIMENTARI
LE RELAZIONI EVOLUTIVE DEL CALORE CON LA MATERIA E LA PSICHE


Riassunto

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Scienza e Conoscenza; esso dimostra come, la attuale concezione alimentare basata sull’assunzione di calorie, sia un qualcosa di assolutamente falso, sbagliato, assurdo.
Tale dimostrazione evidenzia che, il moderno sistema dei mass media, ha il potere di far credere scientificamente anche le cose più false. La ragione dell’uso di tale potere non è economica, ma trascendentale, perché attinente l’esistenza di un’energia psichica strumentalmente non misurabile in modo diretto.


Tra il corpo umano ed i motori termodinamici ci sono differenze e similitudini che possono aiutare a capire le proprietà di moltissimi fenomeni, altrimenti inspiegabili.
Tali motori termodinamici sono generalmente conosciuti come endotermici o a scoppio (quali sono quelli delle automobili) ed esotermici (quelli delle locomotive a vapore).
I citati motori usano dei combustibili (carbone, gas, benzina, cherosene, eccetera) che sono tutti di origine fossile.
Fossile, nel senso che sono il prodotto di una degradazione o trasformazione involutiva di antiche forme di vita: piante (carbone), foraminiferi (petrolio, gas).
I motori sfruttano particolari leggi naturali o fisiche scoperte dalla Termodinamica, mediante le quali si realizzano i cosiddetti “cicli termodinamici” : ciclo Diesel, ciclo Otto - Beau de Rochat.
In base a ciò si ha che, facendo produrre a tali combustibili del calore (cioè facendoli bruciare con l’ausilio dell’ossigeno), si può trasformare tale calore in un’energia meccanica con cui far girare un “cilindro di acciaio” noto come albero motore, al quale possono poi essere collegate le ruote dei veicoli per farli muovere.
Noi buttiamo della benzina (un liquido fermo)  in un  marchingegno (il motore) e questo crea un movimento estremamente potente (la potenza con cui si muove l’automobile).
Basta non introdurre la benzina nel motore ed esso si ferma.
Adottando lo stesso schema semplificatorio al corpo umano vediamo molte similitudini.
Abbiamo infatti un corpo (il corpo umano, fatto di un ammasso di carne e ossa....) che sta fermo, e che per muoversi (cioè per vivere) ha bisogno di cibo, di alimenti: sostanze che una volta appartenevano ad una specifica forma di vita.
Una bistecca che una volta era un pezzo di una mucca; uova che una volta erano dentro il corpo di una gallina;  latte che era dentro una pecora;  frutto che una volta era attaccato all’albero che lo aveva generato;   foglia di insalata che è stata strappata dal suo cespo vitale, eccetera.
Il movimento è cioè creato sempre da sostanze di origine biologica, sia che si tratti dei combustibili, sia che si tratti di alimenti.
Tale proprietà di entrambi i tipi di movimento (tecnologico oppure biologico) si esprime con un elemento comune: il calore.
Ciò che fa muovere i motori e ciò che fa muovere i corpi animali (ovvero dà ad essi la vita, come la benzina dà la vita ad un motore), è infatti essenzialmente il calore .
Qualsiasi tipo di movimento, derivando da una sorgente termica di origine biologica, è dunque anch’esso un’espressione della vita.
Sia nel caso dell’alimentazione di un animale, sia nel caso dell’alimentazione di un motore, il calore è tratto dalla combustione chimica delle citate sostanze (il combustibile dei motori ed il cibo che fa vivere gli animali) con l’ossigeno.
Vediamo infatti che la potenza di un motore dipende, oltre che da sue costanti strutturali, dal POTERE CALORIFICO del combustibile, cioè da quante calorie esso è capace di generare quando brucia.
Anche per gli animali (cioè per gli uomini) la loro potenza , la loro capacità di agire, di muoversi dipende dalle CALORIE degli alimenti con cui tali animali si nutrono.
Qui va però rimarcato che tali calorie agiscono in un modo indiretto.
Tutti noi siamo bombardati in continuazione da giornali e televisione sulle calorie possedute da quel certo tipo di alimento, per informarci su quanto ne dobbiamo mangiare per non ingrassare o per nutrirci.
Probabilmente però non tutti sanno che, quando si dice che il prosciutto possiede “tot” calorie o che lo zucchero possiede “tot” calorie, il valore numerico di tali calorie è quello che deriva dalla misurazione del calore che tale alimento genera quando viene bruciato, mediante la sua combinazione con l’ossigeno, all’interno di uno strumento, detto calorimetro, o bomba calorimetrica di Mahler
In altre parole, le calorie   di un piatto di  tagliatelle al ragù sono calorie generate e misurate nello stesso modo in cui sono generate e misurate le calorie espresse dalla benzina quando viene incendiata.
Questo lungo discorso dimostra l’identicità sostanziale dei processi universali che stanno alla base del movimento dei motori e del movimento degli esseri viventi.
Nei motori a ciclo termodinamico si ha che il combustibile viene fatto bruciare (la cosiddetta fase di scoppio creata dalla scintilla della candela) per ottenere dei gas caldissimi che spingano il pistone mediante la loro espansione.
Le calorie del combustibile servono cioè a far espandere dei gas con una forza tale da far girare utilmente l’albero-motore (quello che fa muovere le ruote dell’automobile) e con l’energia residua procurarsi altro combustibile da preparare per un altro ciclo di combustione.
Più un combustibile possiede calorie, più è capace di creare gas caldi e più potenza è capace di far erogare al motore; cioè più fa muovere l’automobile.
Nel caso degli esseri viventi invece, le calorie svolgono un ruolo completamente opposto.
Il “motore biologico” che produce il movimento degli animali non utilizza il calore degli alimenti per effettuare un ciclo termodinamico; esso esegue infatti un “anti-ciclo termodinamico” il cui fine non è quello di UTILIZZARE il calore, bensì quello di DISPERDERE il calore CREATO DALL’ESPANSIONE SPAZIALE DELLE MOLECOLE RISULTANTI DALLA COMBUSTIONE.
Nei processi chimici della combustione si ha infatti che la grossa molecola dell’idrocarburo (benzina) viene, prima, scomposta nei suoi numerosi atomi di Carbonio e Idrogeno che la costituiscono. Subito dopo, tali piccoli atomi vengono fatti legare con l’Ossigeno per formare le grandi molecole dell’acqua e dell’anidride carbonica (i gas di scarico delle automobili).
Questa fase di costruzione delle molecole di acqua e di anidride carbonica è quella che genera le famose calorie, il famoso potere calorifico dei combustibili.
Tali calorie sono la conseguenza del fatto che è stata creata una struttura molecolare che è riuscita a conquistare uno spazio comune, da racchiudere stabilmente, che è più grande della somma degli spazi posseduti dai singoli atomi di idrogeno e di carbonio, e nei quali spazi venivano fatti orbitare gli elettroni dei singoli atomi.
In altri termini, la generazione di calore avviene sempre quando si ha un aumento dello spazio racchiuso dagli atomi costitutivi della nuova struttura molecolare.
Nei motori termodinamici tale calore viene prodotto istantaneamente, cosicché tutte le espansioni molecolari creano volumi non contenibili nella camera di scoppio; per questo motivo esse generano pressioni che spingono lontano il pistone, fino a creare una camera più grande in cui tutte le molecole possono restare comodamente, senza spingere l’una contro l’altra, e quindi stare alla normale “pressione atmosferica”.
Mentre nei motori si deve CONSERVARE il calore, impedendo che esso si disperda nell’ambiente (espansione adiabatica) proprio per consentire ai gas di esprimere una pressione o spinta che sia massima, nei processi biologici si deve DISPERDERE tale calore. Tale necessità di disperdere il calore è volta a consentire alle grandi molecole create dalla combustione di rimanere stabili, giacché la temperatura crea proporzionalmente la vibrazione dei loro atomi, dalla quale può derivare la ionizzazione o liberazione dei singoli atomi costitutivi di esse (CO2, H2O).
In altri termini, più calorie vengono emesse dal corpo biologico nell’ambiente, più tale corpo stabilizza i suoi processi biochimici interni in un senso evolutivo, vitale.
Mentre in un motore termodinamico il calore è prodotto solo dalla formazione di acqua e di anidride carbonica, cioè solo da due composti chimici (gli altri gas generati, ossido di carbonio ed ossidi di azoto, sono presenti in quantità irrisorie), nell’alimentazione degli animali il calore prodotto deriva dalle reazioni chimiche creanti gli innumerevoli tipi di molecole costitutive del loro corpo.
Basti considerare gli infiniti tipi di strutture materiali che compongono il corpo: dalle ossa ai muscoli, dalla cornea dell’occhio alle unghie, eccetera.
Ognuna di tali strutture è fatta di molecole specifiche, la cui creazione ha generato una specifica quantità di calore e tutte queste piccole quantità di calore messe insieme costituiscono il calore irradiato dal corpo e dal quale deriva la sua vita.
Infatti, la sua psiche o cognizione esistenziale è l’esatta radiazione complementare alla radiazione infrarossa relativa alla temperatura esterna del corpo.
La vita, dunque, non deriva dal calore che gli alimenti esprimono nel calorimetro, giacché tale calore (calorie tabellari) è quello che essi liberano facendo combinare i loro atomi con l’ossigeno in una modalità non esistente all’interno dell’organismo.
La vita deriva, invece, dal calore che l’organismo può DISPERDERE creando tutte le sue differenti e innumerevoli molecole, utilizzando tali alimenti non nella loro interezza , bensì nei frammenti e composti chimici che derivano a seguito della loro disgregazione prodotta dai succhi gastrici.
Un alimento vomitato è ben diverso da quando è stato mangiato!

Ogni tipo di molecola creata dall’organismo produce una sua specifica quantità e qualità di calore, differente da quella di altri tipi di molecole,
Per “qualità” di calore si intende la temperatura che esso produce: la quantità di calore della fiamma di un fiammifero è praticamente costante, ma essa può generare temperature differenti.
Se tale quantità di calore di un fiammifero viene usata per riscaldare una pentola d’acqua essa lascerà tale acqua alla temperatura ambientale in cui si trova; se invece tale quantità di calore viene usata per riscaldare la punta di un ago, può creare la temperatura di mille gradi evidenziata dal fatto che la punta dell’ago diventa incandescente.
Tale “qualità” del calore è ciò che deriva dal luogo interno del corpo in cui la “quantità” di calore viene scaricata.
A seconda del fatto che tale calore possa essere ceduto ad altre strutture materiali oppure no, deriva una temperatura più o meno elevata.
Considerare ciò è molto importante perché, quando si parla di temperatura, è come parlare di frequenza elettromagnetica della radiazione infrarossa.
Ogni reazione biochimica evolutiva crea una certa quantità di calore con un suo peculiare timbro e intensità, paragonabile all’effetto della voce di un corista, o all’effetto di uno strumento di una grande orchestra.
Di tale orchestra l’orecchio umano coglie un soggettivo effetto di insieme, ma un’analisi spettrometrica delle frequenze acustiche del suono prodotto da tale orchestra potrebbe individuare ogni singolo strumento in base all’analisi di tutte le “armoniche” della timbrica strumentale.
Ecco pertanto che quando si parla di vita, di alimentazione, non ci si può riferire alle calorie tabellari dei vari alimenti, giacché sarebbe non solo semplicistico, ma addirittura sbagliato.
Ad ognuna delle frequenze generate dai “calori” prodotti dalle reazioni biochimiche è infatti associata una specifica frequenza dell’energia psichica elementare che può essere di immenso valore.
Si tratta infatti di “frequenze di cresta d’onda” che conferiscono significato alle “frequenze portanti”.
Quando si parla al telefono cellulare, si emette una frequenza elettromagnetica classificata come “onda radio” che ha delle variazioni elettriche simili ad un’onda,appunto.
Tale onda è quella “portante”, cioè un’onda muta, priva di alcun senso, silenziosa.
Se invece modifichiamo la sommità di tale “onda liscia” con piccolissime increspature (associando alla frequenza di tale onda altre frequenze molto più elevate) possiamo creare un’onda contenente messaggi, significati: quei significati che, elettronicamente decodificati dall’altoparlante, acquisiscono per noi il suono di parole, di musiche, quando ascoltiamo l’interlocutore con cui parliamo al telefono.
Si può dunque comprendere che, quando si parla di “calorie” di un alimento per vaticinare salute, obesità, benessere, in realtà si sta semplicemente dicendo cose ridicole e assurde.
Ovviamente, chi non ha capito ciò che finora ha qui letto, riterrà ridicole e assurde le mie scoperte.
Resta il fatto che “i più grandi” dietologi, alla fine delle loro rocambolesche escursioni pseudo-scientifiche ammucchiate a difesa delle loro sentenze dietetiche, sono miseramente a dirci: “bisogna mangiare un po’ di tutto“.
Un modo come un altro per ammettere, senza farlo capire, che la scienza ufficiale non conosce affatto i processi alimentari, come dimostrato dai fallimenti delle diete proposte.
Tornando a considerare le “calorie tabellari” con cui vengono classificati gli alimenti, la somma delle quantità di calore prodotta dall’organismo, dunque, non ha nulla a che vedere con la quantità di calore che gli alimenti producono quando vengono bruciati nel calorimetro, giacché in tale calorimetro tali alimenti formano molecole completamente differenti da quelle che si formano con i chimismi alla base della vita dell’animale.
Riferendoci ancora al confronto tra il movimento dei motori termodinamici ed il movimento degli esseri viventi, sa ha dunque che entrambi richiedono calore.
Tuttavia, mentre nei motori tale calore NON DEVE essere disperso per poter creare mediante temperature elevatissime la pressione che muove il pistone e deve essere fornito in modo istantaneo, negli esseri viventi tale calore DEVE essere disperso il più possibile e deve essere fornito in un modo più esiguo e dilazionato possibile, per realizzare temperature dell’organismo che siano le più basse possibili.
L’essere umano, nella scala evolutiva universale, è ad un livello ancora basso, e per questo la sua temperatura corporea è alta (36°C).
Queste mie scoperte fanno comprendere l’assurdità della attuale classificazione degli alimenti in base alle loro calorie.
Un’assurdità che deriva da un presupposto di base completamente sbagliato.
Si ritiene infatti che il calore generato dagli alimenti in un calorimetro a seguito della loro ossidazione, sia lo stesso che tali alimenti produrrebbero con la creazione di nuove molecole che l’organismo effettuerebbe con i singoli elementi costitutivi dell’alimento e ciò, addirittura prescindendo dalla soggettiva funzionalità biologica delle differenti persone; presupponendo, cioè, una capacità catabolica e metabolica uguale per tutti, mentre da sempre la stessa scienza ufficiale afferma che tale capacità è dovuta ad una molteplicità di variabili.
Tanto più, che gli alimenti perdono completamente la loro identità a seguito della disgregazione e trasformazione prodotta dagli acidi dello stomaco durante la digestione, cosicché l’ossidazione generatrice di calore non può riguardare l’alimento, bensì CIÒ CHE RESTA DELL’ALIMENTO quando (dove?) avviene l’ossidazione (di cosa?).
Va dunque ben capito che il calore generato dal corpo dell’animale non è solo quello prodotto dalla ossidazione degli atomi di idrogeno e di carbonio (acqua e anidride carbonica), bensì è soprattutto quello prodotto dalla creazione delle macro-molecole di cui è formato il corpo dell’animale: una creazione non certo ossidativa.
Tale paragone dimostra la assoluta erroneità delle comuni concezioni scientifiche, che di fatto distinguono in modo surrettizio gli alimenti esclusivamente in base alle calorie da essi possedute.
Tali concezioni scientifiche trascurano inoltre, la componente psichica che accomuna qualsiasi reazione chimica.
Dico “esclusivamente” perché la differenziazione degli alimenti sulla base dell’integrazione metabolica del loro contenuto di proteine, di grassi, di carboidrati, di vitamine, di minerali è talmente complessa che consente di poter dire sfacciatamente tutto ed il contrario di tutto.
Ovvero, ci viene detto sì, che il fabbisogno giornaliero di calorie deve essere ottenuto da “giuste dosi” di proteine, di carboidrati o di grassi, ma non ci viene detto che tale numero di calorie è semplicemente un “numero del lotto”, giacché nessuno andrà poi a verificare se quei certi cibi ingeriti produrranno davvero quelle calorie teoriche.
Inoltre, tale verifica non sarebbe nemmeno possibile, giacché le calorie emesse dal corpo non sono quelle di un alimento appena mangiato, ma quelle emesse per innumerevoli e varabili ragioni di equilibrio termico.
E’ infatti ovvio che se esistono le riserve di glucidi e di grassi, tali riserve sono presenti proprio per essere usate secondo una distribuzione ottimale delle risorse biochimiche da parte dell’organismo in tempi non certo coincidenti con il dopo-pasto.
Misurare le calorie di un singolo alimento all’interno dell’organismo è impossibile.
Noi possiamo misurare con esattezza la totalità del calore emesso, ma non possiamo assolutamente sapere se tale totalità di calorie è data nelle proporzioni teoriche che dovrebbero risultare dagli specifici quantitativi di cibo mangiato.
Proprio perché non possiamo usare concretamente il citato calorimetro.
Detto ciò, è facile che chiunque possa dire che, una certa dieta, fatta con specifiche preparazioni delle quantità di molteplici alimenti, erogherà un certo numero di calorie: nessuno potrà dimostrare scientificamente il contrario!
Questa discussione non è di tipo accademico, né finalizzata a produrre sterili polemiche. Essa è volta a dimostrare che le comuni concezioni dietetiche sono completamente sbagliate, e che è giunta l’ora di correggerle, per migliorare la salute ed il benessere dell’umanità.

                                                                                                                                     
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