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   11 novembre 2011

27.

GLI  INDIGNATI NELLA LOTTA TRA RICCHI, POVERI ….ED ANGELI


RIASSUNTO

Sin dall’antichità nelle società umane si sono sempre avute grandi disparità sociali: pochi super ricchi e tanti super poveri.
Tutte le rivoluzioni hanno storicamente dimostrato che i cambiamenti da esse creati hanno determinato nuovi super ricchi e nuovi super poveri.
Sia le dittature, sia le democrazie, creano sempre grandi disparità sociali.
Dopo millenni di tentativi di creare maggiore giustizia sociale, constatiamo che in ogni parte del mondo continuano ad esistere guerre, rivoluzioni, miseria, egoismi, sofferenze, prepotenze, ingiustizie.
Ciò consente di capire che le citate disparità sociali non sono create dalla politica, ma dalla stessa natura umana.
Non si può migliorare il mondo se prima non si migliora l’equilibrio psicologico dell’uomo, se prima non si conoscono le vere basi della felicità.
Per favorire il cambiamento migliorativo dell’uomo è necessario un aumento della sua felicità.
Per determinare tale aumento della felicità è necessario migliorare le condizioni sociali dell’uomo.
Per migliorare le condizioni sociali dell’uomo è necessario fornire ai ricchi ragioni che li convincano ad offrire volontariamente parte della loro ricchezza ai poveri.
Ciò consentirebbe la creazione di un Governo Ausiliario speciale preposto a gestire tali soldi, elargiti dalla filantropia dei ricchi, al fine esclusivo di ridurre le sofferenze sociali create inevitabilmente dai legittimi Governi Principali.
In questo modo  i soldi gestiti dal Governo Ausiliario filantropico svolgerebbero un ruolo di calmiere sociale, consentendo a chiunque di ricevere gratuitamente le cose indispensabili, per vivere in un modo che consenta di sperare in un futuro migliore.
Da questa nuova società umana, così creata, potranno essere sviluppati nuovi orizzonti evolutivi verso gli universi ultra-dimensionali popolati da “parassiti demoniaci ed angelici”, dai quali proseguire in un cammino di eternità verso Dio.

L’impulso alla rivoluzione
Da vari mesi assistiamo ad un fenomeno mondiale, costituito da un grande numero di giovani che protestano contro i governi delle loro nazioni.
Generalmente protestano in modo democratico e pacifico, sì, ma qualsiasi protesta ha sempre in sé una carica di violenza.
Generalmente tale violenza viene esercitata in modo moderato, perché si sa che lo Stato è molto forte e potrebbe reagire anche con una brutalità capace di uccidere chi protesta.
Ne sanno qualcosa i giovani arabi che hanno recentemente fatto le rivoluzioni nei loro paesi.
I morti si contano a migliaia.
Quando si fa qualcosa che è pericoloso per la propria vita è solo perché la propria vita non è bella, è piena si sofferenza, è priva di prospettive future piacevoli.
Allora si cerca di cambiare la situazione presente, sperando che un’altra situazione futura sia migliore. Lo si fa con disperazione, senza curarsi delle conseguenze.
Lo si fa e basta, travolti da impulsi ideologici irrefrenabili ed assoluti.

Il fallimento storico di tutte le rivoluzioni
Non si considera minimamente il fatto che, da sempre, sono esistiti i ricchi ed i poveri, i potenti e gli schiavi.
Invece tale fatto dovrebbe essere considerato; ci si dovrebbe chiedere del perché esiste tale costante storica.
Non si considera, infatti, che si è semplicemente trascinati da un’onda rivoluzionaria che, appunto ciclicamente, investe e travolge ogni popolo, sconvolge tutto per ricreare poi tutto come era prima.
Da sempre tanti pensatori, filosofi, sociologi, politici, hanno creduto nelle rivoluzioni, hanno cercato di creare giustizia e benessere,  ma sempre senza riuscirci.
Evidentemente  i loro ragionamenti erano sbagliati, lacunosi; non potevano considerare i fattori perturbanti che non erano alla portata delle loro menti, protese ad analizzare solo ciò che era ad esse vicino.
Oppure semplicemente perché, quando si sta troppo male, non si è nelle condizioni di poter pensare: si è infatti nelle condizioni create dalla violenza della disperazione.
Anche ora infatti, dopo millenni di tentativi per eliminare dal mondo le ingiustizie e le differenze sociali, vediamo che non è ancora cambiato nulla.
I ricchi diventano sempre più ricchi; i poveri diventano sempre più poveri: fino a non sopportare più la loro condizione, ed a fare conseguentemente la rivoluzione.

Le società sbagliate come conseguenza dell’infelicità dell’uomo
La ovvia constatazione che risulta dall’analisi storica è dunque la seguente: “È inutile cambiare regole politiche, è inutile la violenza; ciò che è sbagliato è l’essere umano”.
La sua infelicità non è generata dalla povertà o dalle ingiustizie sociali, ma dal  suo equilibrio psicologico, che gli fa seguire modelli comportamentali sbagliati.
È facile ironizzare dicendo che: “La ricchezza non fa la felicità, ma la miseria nemmeno”. Difficile è invece sottrarsi alla continua lotta sociale per diventare sempre più ricchi, per imporre poi al prossimo il potere acquisito, per ostentare poi la ricchezza acquisita con i cosiddetti “status symbol”. Così fan tutti.
Diventa poi consequenziale che in qualsiasi lotta ci siano i vincitori (quelli che diventano ricchi) ed i vinti (quelli che diventano poveri); diventa anche consequenziale che chi è stato sconfitto riprenderà la lotta, sperando in un esito migliore.
Ma come detto, si tratta sempre di vittorie effimere, provvisorie, transitorie, alle quali seguiranno altre sconfitte ed altri dolori.
Il problema  dunque sta nell’uomo, che si illude di poter essere più felice diventando più ricco.
Il problema sta nel “perché”,  l’uomo ha bisogno di diventare sempre più ricco, sempre più egoista, sempre più potente.

Nuove scoperte scientifiche per conoscere l’equilibrio umano
Certo, in mancanza di meglio, la ricerca della ricchezza è un comportamento più che giusto, ma ora “il meglio” è disponibile, perché le scoperte della mia Psicostasìa Fisiognomica hanno evidenziato le leggi scientifiche che stanno alla base del comportamento sbagliato dell’uomo.
Tali leggi dimostrano che il bisogno di diventare più ricchi è la conseguenza di un bisogno di aumentare la propria superiorità a parità di intrinseche risorse fisiologiche carenti.
Tali leggi insegnano come aumentare tali risorse fisiologiche: senza ricorrere alla considerazione positiva ambientale che consegue all’acquisizione della ricchezza.
L’uomo può quindi diventare più superiore, più felice, anche senza ricchezza; ciò comporterà minore avidità, minori esigenze di denaro, minore disperazione, minore violenza.
Il denaro non dovrà più essere strappato al ricco, perché sarà il ricco che vorrà privarsi di esso.
Non ci sarà più una “corsa” al diventare sempre più ricchi, ma semplicemente delle serene “passeggiate di salute”!

Necessità di cambiare l’uomo per determinare la sua evoluzione
Ma con questo io non intendo dire: “Fratello, ama il prossimo tuo come te stesso”!
Questa frase l’ha già detta qualcun altro millenni or sono, e se nessuno ha mai seguito tale invito è perché, oggettivamente, ci sono grandi difficoltà a farlo.
Io intendo invece semplicemente dire che, per cambiare le cose bisogna cambiare l’uomo. Anche questo è qualcosa già detto da tanta gente, ma ora io lo dico perché, per la prima volta nella storia umana conosciuta, si è riusciti a conoscere scientificamente le leggi che regolano il comportamento umano.
Ma queste leggi (Psicostasìa Fisiognomica) non devono essere studiate per un atto di fede, bensì semplicemente perché, per l’evoluzione umana, non vi sono altre strade percorribili.
Tali strade sono state già verificate come non percorribili nel passato, ed hanno creato ciò che la storia insegna: l’immutabilità della precarietà delle condizioni esistenziali dell’uomo, la sua esigenza di affidare la propria sicurezza esistenziale al denaro, al potere.

L’aspetto ciclico del malessere sociale
La storia insegna che le rivoluzioni ci sono sempre state in ogni epoca, in ogni parte del mondo, da parte di uomini di qualsiasi razza.
Ciò che ha sempre innescato le rivoluzioni è il raggiungimento, da parte delle popolazioni, di uno stato di disperazione che non fa più apprezzare la vita ad esse, che toglie ogni inibizione alla violenza.
È ben noto che chi si suicida lo fa, perché  il suo dolore esistenziale non giustifica più alcuna fatica di vivere ulteriormente.
Inquadrando tali fatti in un’ottica più ampia, si ha che, nell’universo tutto avviene per salti, per ondate di violenza, per fasi cicliche in cui, l’onda, prima sale poi scende, poi risale e poi riscende.
In qualsiasi ambito si ha sempre una continuità in cui, alla guerre, succedono periodi di pace ai quali succedono altre guerre.
Così, la protesta degli Indignati (Indignados) può, sì, essere posta in rapporto con una peculiarità economica o politica, ma sarebbe un esaminarla troppo da vicino che impedisce di capire il panorama temporale, o sociale, o escatologico, in cui tale protesta si svolge.
Ciò significherebbe soltanto subirla, senza poter rimuovere le cause che l’hanno generata.
Sarebbe un considerare semplicemente che i soliti ricchi sono troppo ricchi e che i soliti poveri sono troppo poveri, cosicché, i soliti poveri disperati si ribellano ai soliti ricchi, creano violenza, gridano “vittoria”, e poi, tutto torna come prima: con i soliti ricchi ed i soliti poveri.

L’esempio francese
Senza andare troppo lontano, basta considerare la carneficina ed il terrore che caratterizzarono la Rivoluzione Francese, la distruzione delle classi ricche o nobili ed i successivi periodi storici, Napoleone compreso. In tali periodi storici che seguirono,  il popolo (i soliti poveri) continuava a vivere in condizioni simili a quelle precedenti la rivoluzione, o addirittura peggiori se si considerano le carneficine, che il loro nuovo citato imperatore organizzava  con grande zelo in nome della grandezza della Francia.
Se poi vogliamo guardare ai nostri giorni, vediamo la convivenza dei soliti poveri delle “banlieue”ed i soliti “imperatori” creati dal possesso di ricchezze smisurate.

L’ombra degli Dei
Se si sta sempre zitti, si continua a vivere da schiavi o da pecore: e questo non è bello….
Purtroppo le pecore sono tante, troppe, anche se esse non sanno di esserlo.
I pochi leoni vengono calpestati da greggi di pecore; il loro ruggito è sovrastato dai belati.
È inutile ribellarsi. Nel mondo sta avvenendo una propaganda occulta finalizzata alla creazione di una prossima imminente catastrofe sociale, ma nessuno se ne accorge, anzi gli Stati la stanno favorendo con apposite leggi.
Ciò pone drammaticamente in evidenza che gli eventi storici non sono decisi dagli uomini, ma da poteri ultraumani che plasmano le società umane secondo programmi ineluttabili.
Ineluttabili perché, come è noto, “Cassandra non deve essere ascoltata”.
I moderni indignati stanno seguendo un vecchio copione già noto; stanno creando situazioni storiche già viste e dall’esito scontato.
Situazioni storiche create da chi grida: “Tanto peggio, tanto meglio”. “Distruggere per ricostruire”.
Situazioni da cui emergeranno i soliti eroi, amati dai posteri. Utili agli Angeli degli UFO.
Tuttavia, si prova tristezza nel vedere gente che soffre, gente che vorrebbe un mondo con meno dolore.

Il destino dell’umanità condizionato dalla benevolenza degli Dei
Sarebbe bello se  nel  mondo ci fosse più giustizia.
Da quanto precedentemente affermato ciò dovrebbe risultare impossibile; invece sviluppando il discorso, ciò risulta possibile.
Infatti, ho scoperto che l’esigenza di tale maggiore giustizia, di tale minore sofferenza, costituisce una fase imminente di un programma trascendentale di nostri “Padroni Divini” gestori dei destini umani.
Lo sviluppo di questa ansia di giustizia, alla base delle attuali rivoluzioni, è voluta da nostri “padroni divini”, perché essi vorrebbero mangiare “anime umane” che siano più sane e salutari per loro, e per questo stanno scuotendo i giovani a fare la rivoluzione, giacché da tale rivoluzione risulteranno nuove concezioni esistenziali da cui l’essere umano diventerà “più superiore”.
Tale fatto trascendentale potrebbe essere infatti descritto non solo come un destino da vittime, ma  anche come una volontà di “Divinità buone”, le quali desiderano aiutare l’umanità a svincolarsi da certe “Divinità cattive” che trattano gli esseri umani come animali da allevamento e macellazione intensiva, e desiderano pertanto elevare alcuni uomini al loro stesso livello angelico (mi pare che nella Bibbia ci sia scritto in qualche posto che, dopo Armaghedon, si salveranno solo 144 mila prediletti…..).
Comunque, poiché tali divinità buone (Angeli) sono quelle che ci hanno detto: “Aiutati che Dio ti aiuta”, sento doveroso fare qualcosa che vada nel verso positivo in cui, tali Divinità Buone, vorrebbero orientare il corso dell’umanità, o almeno una parte di essa.

Il futuro dell’umanità affidato alle repulsioni alimentari della divina Società Protettrice Animali
È un qualcosa di simile a ciò che gli esseri umani animalisti (quelli cioè della Protezione Animali, quelli che vogliono bene agli animali come e più che se fossero esseri umani) fanno per difendere gli animali.
Nel senso che essi fanno il possibile per aiutare cani, gatti, criceti, eccetera(come le Divinità Buone), ma non possono impedire che, con organizzazioni industriali poderose ed inarrestabili, altri esseri umani (come le Divinità Cattive) provvedano alla macellazione continua di milioni di galline, tacchini, agnelli, pecore, vitelli, mucche, maiali.
Io non ho mai ucciso un animale e non sarei capace spiritualmente di farlo, ma sono carnivoro.
Sono cioè espressione di una contraddizione esistenziale: non vorrei che un animale debba morire per nutrirmi, ma ho bisogno di mangiare le sue bistecche.
Ciò che mi spinge a superare questa contraddizione è la profonda cognizione dell’esistenza intesa in senso universale, dove la vita è sempre il risultato dell’appropriazione della vita di un essere vivente inferiore (per il concetto di superiorità e di inferiorità vedasi altri miei scritti, per esempio, di Psicostasìa Fisiognomica).
Peraltro, le mie scoperte scientifiche hanno appurato che possiede una cognizione esistenziale della vita qualsiasi cosa dell’universo, e non solo gli animali superiori; pertanto, qualsiasi cibo, qualsiasi frutto, qualsiasi verdura che noi mangiamo è sempre una vittima di noi umani carnefici.
Noi esseri umani viviamo solo perché uccidiamo esseri animali e vegetali a noi inferiori: noi siamo i loro parassiti.

La materialità dei sogni
Così è la vita. E così è anche la morte, perché non va trascurato che la nostra meravigliosa vita è come un sogno, come una cosa mai esistita; come una nuvola con i suoi contorni incerti, con la sua materialità inafferrabile.
Una nuvola che non decide la propria forma, né la sua posizione nel cielo, né il suo destino.
Ciò non toglie che tale nuvola ha una materia (vapore acqueo) che la assoggetta a precise leggi che potrebbero consentire agli uomini di dissolverla, oppure spostarla, oppure trasformarla in pioggia o in ghiaccio, scindere le sue molecole di acqua in idrogeno e ossigeno, trasformarle in fuoco……(la fiamma ossidrica, le fiamme sprigionate dal razzo Saturno che ha portato gli astronauti sulla Luna).
Così è la vita dell’uomo: un qualcosa di evanescente che Entità Superiori (le cosiddette Divinità, gli Angeli Buoni, gli UFO…) potrebbero integrare in altre realtà, in superiori programmi esistenziali dell’universo.

La forma evanescente della realtà
Una cognizione di tali possibilità evolutive è tuttavia un fattore indispensabile, perché tale cognizione implica il possesso di un’energia psichica ad alta frequenza, cioè più evoluta, superiore.
La vita è un qualcosa di assurdo che, poiché non può essere assurda perché esiste, deve avere qualche motivazione logica.
Una motivazione logica che non ho trovato in ciò che viene comunemente considerato logico (la continuità della specie, la vita eterna in paradiso, la reincarnazione, eccetera), ma che invece credo risieda in ulteriori concezioni esistenziali ultra-reali: in concezioni dove la realtà non ha la tridimensionalità spaziale che noi percepiamo con i nostri sensi.
Il comune schema concettuale di chiunque è quello che considera la vita come un inizio, da cui si comincia a percepire la realtà delle cose materiali, ed una fine che farà sparire per sempre tali cose materiali.
Tale schema non è vero; la realtà è un qualcosa di molto più complesso, in cui trovano spazio anche le apparenti assurdità delle religioni.

Le leggi fondamentali dell’Universo
Le cose che ho scoperto e che ritengo siano illuminanti il futuro dell’umanità sono le seguenti.
L’universo è fatto esclusivamente da due tipi di energia tra essi complementari: l’energia elettromagnetica e l’energia psichica.
L’energia elettromagnetica è tutto ciò che è materiale e strumentalmente rilevabile.
L’energia psichica è ciò che determina la percezione dell’esistenza ed il tipo di realtà materiale con cui essa è in relazione.
Questi due tipi di energia sono intrinsecamente finalizzati ad una condizione di singolarità.
La singolarità dell’energia elettromagnetica viene  raggiunta con la creazione del Buco Nero e la completa eliminazione dell’energia psichica.
La singolarità dell’energia psichica viene raggiunta con la creazione dello Stato Divino (DIO) e la completa eliminazione dell’energia elettromagnetica.
In tutte le condizioni intermedie tra il Buco Nero e Dio si hanno infiniti tipi di materiali, di vegetali, di animali, di demoni, di angeli.
Ognuno di essi percepisce una propria realtà, derivante dal proprio livello evolutivo e non conoscibile dalle altre realtà.
L’evoluzione di tali cose materiali avviene mediante acquisizione di energia psichica dall’ambiente antagonista; un’acquisizione che determina la loro vita.
Tale acquisizione avviene con un processo di violenza e sopraffazione che, dagli uomini, è denominato alimentazione.

Il cibo psichico degli angeli come causa delle sventure umane
Per incrementare tale possibilità di sopraffazione viene sviluppata la superiorità, che è proporzionale alla frequenza vibratoria dell’energia psichica.
La possibilità di incrementare la propria superiorità è creata da una volontà  di vivere.
La volontà di vivere è possibile solo in presenza di un eccesso di energia psichica, da cui derivi una gioia giustificante la sua perpetuazione nel futuro.
In presenza di situazioni di dolore, si genera invece la volontà di morire.
Per morire ci si deve privare della propria energia psichica (ciò che è generalmente chiamata anima).
Nell’ambito umano, questa proprietà è quella che genera ogni sofferenza materiale e spirituale, individuale e sociale.
Le sofferenze materiali e spirituali sono connaturate alla lotta esistenziale di qualsiasi cosa esistente, ma possono essere pianificate, incrementate, gestite da chi è in una condizione di superiorità.
Nel caso dell’umanità, tali sofferenze sono gestite da demoni e da angeli (che non sono esattamente come quelli descritti dalle religioni, ma che presentano alcune somiglianze).

Motivi di riflessione per i ricchi
Ciò porta a delle strane conclusioni: i ricchi sono vittime come i poveri, i ricchi sono marionette come i poveri. Rispetto ai poveri, i ricchi hanno solo il vantaggio di non rendersene conto, perché possono maggiormente fare quello che vogliono, perché sono più liberi di fare.
Ma sono anch’essi marionette, perché il denaro non li rende più felici dei poveri, perché il denaro non impedisce ad essi di ammalarsi e di morire.
Forse è giunto il momento per i ricchi di riflettere, per capire che la ricchezza potrebbe avere anche un limite, oltre il quale è TROPPA  e crea il loro stesso danno.
Riflettere per capire che devono sussistere differenze per creare il dinamismo alla base di qualsiasi fatto evolutivo universale, ma che tali differenze devono avere una giusta misura.
Come i gradini di una scala che sono funzionali ed utili per tutti se sono alti poco più di una decina di centimetri; se tali gradini fossero alti un metro, sarebbero solo ostacoli; se fossero alti due o tre centimetri sarebbero solo dannose asperità su cui inciampare.
È difficile dire “quanto” è giusto essere ricchi, ma si cominci a dare ai poveri tutto quello che non impedisce di rimanere pur sempre ricchi.
Ricchi “quanto basta” da non dover temere l’odio dei poveri.

L’avidità umana
Va infatti ben considerato che il problema non sta nell’avidità dei ricchi, bensì nell’avidità degli umani, tra i quali uomini vi sono anche i ricchi.
Il problema, cioè, sta essenzialmente nell’immaturità dell’essere umano che, da povero non aspira a non esser più povero, bensì aspira ad essere ricco il più possibile e senza limiti.
Se l’uomo fosse meno avido, anche l’uomo-ricco potrebbe essere meno propenso a diventare arci-ricco e potrebbe diventare più altruista e filantropo.
Poiché i mali sociali nascono dal fatto che esistono persone troppo ricche e persone troppo povere, sarebbe necessaria una più equa distribuzione della ricchezza.
Il significato di “equo”, tuttavia, non deve essere affidato alla violenza, come  avviene attualmente.
I ricchi, infatti, si fanno le leggi per stabilire ciò che è equo per essi, facendo ovviamente rispettare tali leggi con la violenza tipica di qualsiasi Stato.
I poveri, similmente, legalizzerebbero qualsiasi esproprio ai ricchi qualora essi dovessero assumere il potere politico a seguito di rivoluzioni: la rivoluzione russa, la rivoluzione francese, la rivoluzione cinese.
Qualsiasi rivoluzione non crea situazioni di maggiore equità sociale, ma solo un provvisorio capovolgimento completo della situazione, dove si creano nuovi super ricchi e nuovi super poveri.

Necessità di un Governo Ausiliario preposto solo a ridurre il male creato dal Governo Principale
Dalla constatazione di queste situazioni storiche, appare chiaro che l’essere umano, strutturato come è, non è capace di fare governi giusti.
Per questo motivo io credo che i mali del mondo potrebbero essere mitigati creando un governo di minoranza, parallelo (non antagonista), che possa provvedere a riparare gli umani errori del Governo principale, il quale ovviamente continuerebbe a governare come avviene normalmente nelle nazioni democratiche.
Tale governo parallelo di minoranza sarebbe infatti una specie di Ministero del Governo Principale; un Ministero che potremmo chiamare di compensazione, di integrazione, di eliminazione della povertà.
Tale governo parallelo minoritario dovrebbe avere la finalità di eliminare la sofferenza nelle classi sociali povere, non in senso ugualitario, ma in un senso socialista di rispetto meritocratico dei valori delle persone, in un senso di competizione costruttiva e non distruttiva.
Un governo parallelo ed ausiliario che non abbia la funzione di elargire elemosine, ma quella di dare ai cittadini ciò che è loro diritto avere: il diritto di vivere. Un diritto legittimo, perché non è colpa dell’individuo se è nato in una famiglia povera, se è nato dove è impossibile avere un’istruzione o un lavoro; e nemmeno è colpa sua se è un debole, se non è intelligente.
Va soltanto dogmatizzato che egli è un essere umano e nessun essere umano deve piangere.
Il pianto è una sconfitta che il genere umano non deve più subire, perché spegne l’evoluzione verso il divino, che è il vero senso della vita.

Caratteristiche  del Governo Ausiliario
Il Governo Principale non è, qui, inteso come l’insieme dei ministri, bensì come un Governo con tutte le ramificazioni istituzionalizzate di esso: scuole, tribunali, ospedali, ospizi, carceri, assistenti sociali, banche.
Ovunque qualsiasi struttura regolamentata dallo Stato crei una situazione di ingiustizia, lì deve essere prontamente operativa una struttura del Governo Ausiliario che, in modo parallelo, agisca per attenuare tali ingiustizie, per mitigare il dolore, per confortare concretamente la vittima.
Ma ciò, senza contestare né interferire con quanto stabilito dalle strutture del Governo Principale; un’azione del Governo Ausiliario volta  semplicemente ad attenuare l’eventuale situazione di dolore percepita dalla vittima.
In altri termini, dovrebbero sussistere strutture parallele su ogni campo specifico dell’operato dello Stato, le quali valutino con umanità e saggezza l’entità dell’intervento ausiliario da elargire per mitigare la eventuale ingiustizia determinata dalle strutture del Governo Principale.
Va in ogni caso ben specificato che, il citato binomio Governo Principale  e Governo Ausiliario, non significa assolutamente che il Governo Principale sia il governo dei cattivi o degli stupidi e che, per contro,  il Governo Ausiliario sia il governo fatto dalle persone “belle, buone e brave”.
I due citati governi paralleli sono e devono essere, entrambi, governi che tendano a creare benessere nella collettività: pertanto, entrambi meritevoli del massimo rispetto.
Ciò significa che il  Governo Ausiliario non deve essere un “governo buonista che regala soldi non suoi”, perché ogni soldo elargito ingiustificatamente è una risorsa di cui potrebbe essere privato un altro individuo sfortunato, il quale potrebbe essere anche più meritevole o bisognoso.
Il Governo Ausiliario deve, cioè, non svolgere il ruolo del “Governo Giusto” che ripara gli errori del “Governo Sbagliato”, bensì deve svolgere il ruolo di riduttore degli eventuali “errori” umani che il Governo Principale potrebbe fare in buona fede.
Pertanto, il Governo Ausiliario dovrebbe essere non tanto una Fondazione di Carità, bensì una struttura finalizzata a ridurre la sofferenza sociale.
Una riduzione di sofferenza che non sia volta ad  appagare l’innato altruismo di qualcuno, bensì che sia finalizzata a consentire un maggiore benessere a tutta la collettività, proprio mediante la riduzione delle ingiustizie e degli sprechi.

Regole e risorse economiche indipendenti del  Governo Ausiliario
Il citato governo parallelo ausiliario non deve essere mantenuto dalle tasse.
Esso deve nascere solo se le sue disponibilità economiche derivano da donazioni concesse volontariamente da ricchi filantropi.
Costoro, pur rimanendo straricchi, potrebbero così destinare ai poveri ciò che per loro è superfluo.
Potrebbero in tal modo creare una società più giusta, mediante tale libero Governo Ausiliario parallelo, che mette i soldi dove il Governo Principale, per le note umane ragioni di potere, di lobbies, di egoismo, non potrebbe metterli.
Tale Governo Ausiliario, avendo “soldi gratis” da elargire non deve avere regole tali da consentire la creazione di nuovi gruppi di potere, ma regole di assoluta trasparenza, di totale assenza di poteri personali, e tutto ciò che è necessario per raggiungere lo scopo di ridurre le sofferenze dei ricchi e dei poveri.
Tale Governo Ausiliario non deve interferire sul Governo Principale, il quale deve continuare ad esercitare pienamente tutti i suoi poteri democratici nello stesso modo in cui li sta esercitando ora, anche se umanamente crea  ingiustizia e malessere. Un malessere che viene ridotto o eliminato mediante la filantropia delle persone arci-ricche, alle quali tutti dovranno un giusto ringraziamento, riconoscenza, stima, e perfino giusti privilegi.

Inutilità storica della lotta di classe
In altre parole, la lotta di classe ha dimostrato storicamente che essa è stata solo un modo di scaricare l’odio, che essa ha creato solo guerre e miseria, e non è mai riuscita ad eliminare le ingiustizie.
In ogni società, anche antica, ci sono sempre stati i potenti, i super-ricchi contrapposti ai poveri, agli schiavi: allora come oggi.
Se addirittura si guarda bene la storia, si può vedere che a sfruttare e manovrare la disperazione dei poveri c’è sempre un ricco che vuole diventare più potente e che per ciò vuole rovesciare una situazione politica in cui egli conta poco: la favola di Zorro è eloquente.
I contadini russi vivevano nel terrore e nella miseria quando erano governati dallo Zar, vivevano nel terrore e nella miseria durante la dittatura comunista imposta dalla rivoluzione.
Il povero non deve illudersi  di strappare il denaro al ricco: in primo luogo perché il ricco ha sempre dimostrato storicamente di essere il più forte e di sopravvivere a qualsiasi rivoluzione; in secondo luogo perché l’essere ricco è una “malattia” che colpisce anche il povero, facendolo poi diventare un ricco che crea altri poveri.
I super – ricchi sono sempre esistiti perché generati anche dagli ex poveri.
L’unica soluzione che consente una maggiore giustizia è quella di fornire pacificamente ai ricchi argomenti che consentano ad essi di avere garantita la loro sicurezza esistenziale; argomenti che li inducano, inoltre, a privarsi del denaro superfluo regalandolo ai veri poveri, nel modo precedentemente indicato.

Gli interventi fondamentali del Governo Ausiliario
Il citato Governo Ausiliario Parallelo sarebbe sostanzialmente una grande Fondazione benefica basata su regole inedite che impediscano le consuete astuzie truffaldine. Regole da definire appositamente, e finalizzate a ridurre le ingiustizie sociali.
Un intervento prioritario di tale auspicabile Fondazione con scopo di Governo Ausiliario Parallelo è ovviamente quello di appagare le esigenze fondamentali della vita che sono: vitto, alloggio, libertà, qualche moneta per il superfluo.
Il come debbano essere tali alloggi non va stabilito prendendo come riferimento il “benessere” dell’individuo comune o normale,. Si dovrebbe invece tendere alla creazione di un “benessere” che sia molto maggiore rispetto alle condizioni disperate di chi vive nel fango, tra i topi, con la fame nello stomaco ed il pianto nel cuore.
Un benessere che sia tuttavia molto minore rispetto al citato “individuo medio”,  per evitare l’odio o l’invidia o il senso di ingiustizia che questi potrebbe altrimenti provare verso chi ha avuto dalla società cose “gratis”.
Anche per quanto riguarda l’alimentazione, si dovrebbe intendere un vitto essenziale, nutriente, gradevole, fornito da usuali cucine per grandi comunità e consumabile in locali appositi, mense, o nel proprio alloggio.

L’importanza di un alloggio povero per chiunque
L’alloggio dovrebbe consistere in un monolocale; anche semplicemente un box prefabbricato, allineato ordinatamente su grandi spazi, con letto, tavolo, panca, armadio, servizi.
Un alloggio che garantisca la solitudine, l’indipendenza, l’individualità, la sicurezza fisica.
La promiscuità deve essere una scelta volontaria, e mai un’imposizione.
Cioè spartano, per costare poco e durare molto, che non crei grandi concentrazioni umane di tali poveri socialmente protetti, per non stimolare l’aggregazione delinquenziale.
Esso dovrebbe esprimere qualcosa di intermedio tra il dover dormire per terra ed all’aperto ed una casa confortevole.
Non si può regalare un’abitazione normale a chiunque, perché creerebbe dolore in chi la sua casa ha dovuto comperarla con grandi sacrifici.
Tale alloggio non è obbligatorio; chiunque, quando avrà i mezzi per abitare un alloggio normale sarà libero di lasciarlo.
Tale aiuto ai poveri non dovrà mai costituire un mezzo che favorisca comportamenti delinquenziali di violenza o di prevaricazione.
Tale alloggio spartano, essenziale, povero, deve costituire un atto di generosità di qualcuno. Tale alloggio povero  non può essere criticato, può solo essere rifiutato: assumendo con ciò la responsabilità di tale rifiuto, giacché implicitamente potrà costituire un’aggravante penale per eventuali delitti futuri.
Se si dà poco si può dare a tutti; se si dà tanto si può dare solo a pochi e si creano nuove ingiustizie.
Tale alloggio povero deve essere solo un’opportunità per ripararsi dal freddo, dal caldo, dalle avversità climatiche; deve essere un’opportunità per avere protezione dai pericoli di aggressione da parte di persone congenitamente cattive.

Sostituzione del carcere per piccoli reati
Tale alloggio dovrebbe essere a tutti gli effetti, una propria casa in cui si possa vivere in libertà per tutto il tempo che si vuole, senza pagare nulla a nessuno, senza dover ringraziare nessuno.
Anche se un pensiero intimo di gratitudine verso i super – ricchi che l’hanno regalato sarebbe una cosa giusta.
Un pensiero che viene comunque evidenziato da un proprio comportamento rispettoso delle leggi e regole sociali.
La generosità non ha bisogno di ringraziamenti formali.
Consentendo a chiunque di avere almeno un alloggio, un’alimentazione sufficiente, una libertà, una possibilità di studiare, una piccola quantità di denaro per piccole cose di piacere, si toglie ogni giustificazione a chi ruba, a chi rapina, a chi vorrebbe giustificare la violenza.
In tali abitazioni personali, chiunque può far crescere la propria posizione sociale e culturale in una competizione che rispetti regole di lealtà.
Tali abitazioni minime, dovendo essere usate da persone oneste che non hanno nulla da nascondere, potrebbero avere ingressi controllabili con telecamere.
Potrebbero costituire anche un luogo dove scontare eventuali pene di arresti domiciliari.
Si toglierebbero in tal modo dalle carceri tutti gli individui non pericolosi per la società, lasciandoli vivere in un modo meno traumatico del carcere e consentire così una loro riabilitazione.
Si potrebbe così consentire a chiunque una vita accompagnata da una speranza in un futuro migliore.
Senza la speranza non c’è vita, non c’è evoluzione umana.

Perché i ricchi dovrebbero regalare soldi
Da quanto detto, i super ricchi dovrebbero dare un po’ dei loro soldi ai poveri per creare un maggiore benessere sociale, per rendere la società in cui essi vivono meno pericolosa.
Questa motivazione, tuttavia, per alcuni ricchi, potrebbe risultare non idonea; essi potrebbero infatti rispondere che loro stanno bene come stanno, e che a loro dei problemi dei poveri non importa nulla; potrebbero inoltre aggiungere che non hanno paura della violenza dei poveri, giacché tali ricchi hanno a disposizione poliziotti pubblici e privati per avere tutta la sicurezza necessaria.
Poiché se i ricchi non si alleggeriscono volontariamente del loro superfluo, i poveri rimangono poveri, bisogna presentare a tali ricchi irriducibili altri argomenti.
Argomenti che possano essere da essi ritenuti convenienti, interessanti, giustificanti una cessione della loro ricchezza superflua.
Tra questi argomenti c’è quello che essi dovrebbero contribuire al finanziamento di ricerche d’avanguardia sulle leggi fisiche regolanti lo scorrere del tempo.
In base alle mie teorie (esposte in altri articoli del mio sito) è infatti possibile creare una “Macchina del tempo” con cui si possa viaggiare nel passato e nel futuro; con cui si possa ridare vita ai morti, percorrendo il tempo a ritroso fino a trovare i periodi in cui possano riemergere gli episodi di vita vissuta.
Una specie di video – cassetta che mediante un REWIND possa riportarci alle condizioni di vita vissute, cristallizzandole in nuove dimensioni temporali.

La creazione artificiale di realtà angeliche
Per vivere le emozioni esistenziali, infatti, non è necessaria la partecipazione del corpo.
Il corpo serve solo come elemento primordiale arcaico da cui trarre altre leggi universali.
Per avere il suono di un pianoforte, il pianoforte è necessario solo per sentire che suono emette.
Poi l’elettronica del sintetizzatore, provvede a ricreare artificialmente tutti i suoni naturali del pianoforte (le moderne tastiere musicali elettroniche) e perfino ulteriori suoni anche più belli ed impossibili al pianoforte materiale o vero.
Una trasposizione di tali concetti è quella che si vive nei sogni: si sogna di andare a cavallo, di volare, di accarezzare una persona amata…..E ciò, senza la necessità di avere alcuna di queste cose materiali, senza coinvolgere minimamente la materialità del nostro corpo, che giace nell’immobilità conferitagli dal sonno.
Un corpo materiale inerte, dunque, che genera la realtà creata dai sogni.
Sogni che costituiscono emozioni di vita: ecco, appunto, una vita, un senso effimero della realtà, una percezione di esistenza basata sul “niente”, virtuale.
Le emozioni prescindono dalla materialità.
Un esempio di tale fatto è costituito dalle melodie musicali, che evocano emozioni collegate alle differenti soggettività di chi le percepisce.
La melodia di una canzone potrebbe infatti essere associata a dei testi letterali o poetici completamente differenti e suscitare emozioni equivalenti, anche se chi prova tali emozioni le attribuisce alle materialità delle cose descritte con le parole.
Le melodie musicali sono cose indefinibili, astratte, fugaci come l’istantaneità esistenziale del suono, non lasciano tracce materiali: eppure sono state capaci di rimanere indelebili nella storia umana in ragione del loro potere suggestivo, emozionale.
Le emozioni create da certe arie musicali di Puccini, di Verdi (solo per citarne due) sono semplicemente  sconvolgenti.
Ebbene, tale suggestione psicologica inebriante di certe melodie, che ciascuno di noi riferisce alla materialità del proprio vissuto, è un qualcosa facilmente ripetibile a volontà con le sonorità dei moderni riproduttori elettronici musicali.
Con la stessa facilità si potrà un giorno riprodurre quelle che sono le percezioni della vita, le cognizioni esistenziali, con appositi apparati elettronici che , invece di far girare un disco per leggere i suoi contenuti, muoveranno il tempo per trovarci esistenze altrimenti perdute.
Tale virtualità della realtà percepita con i sogni non è differente dalla virtualità intrinseca della nostra stessa esistenza, concretizzata dai nostri stati di veglia e di coscienza.
Sono due aspetti di una stessa realtà riconducibile alle citate leggi generali dell’esistenza da me scoperte: il dualismo inscindibile tra l’energia psichica e l’energia elettromagnetica.
Un dualismo che l’essere umano, la scienza contemporanea, potrebbe già ora essere in grado di gestire, trasformare, plasmare fino al divino.

Il sorriso del povero quale necessità del ricco per andare insieme verso ulteriori dimensioni dell’esistenza
Questi discorsi potrebbero apparire estranei alla citata finalità di creare maggiore giustizia o benessere sociale, ma in realtà essi coinvolgono il destino dei poveri per due ragioni.
La prima ragione è che un povero, attualmente, è confortato da un fatto: anche i ricchi muoiono.
Il povero non accetterebbe che qualcuno, ricco, possa vivere in eterno mentre lui, povero, debba morire per sempre.
Il povero cioè ostacolerebbe gli eventuali tentativi salvifici egoistici del ricco.
La seconda ragione è che esiste una fondamentale legge di vita che giustifica la fatica esistenziale, solo se tale vita potrà essere piacevole nel futuro in un modo che sia noto: ovvero in un modo verificabile nel presente.
Bisogna cioè essere felici ora, per giustificare una volontà di vivere, anche nel futuro, tale felicità.
Siccome la felicità è materialmente associata al sorriso, è necessario trovare argomenti che creino il sorriso.
Anche perché: “Un sorriso che non dài è un sorriso che non hai”!
Ecco dunque perché è necessario che il ricco si rivolga al povero con un sorriso, con una benevolenza, perché più tale ricco saprà sorridere affettuosamente al povero, più tale ricco riempirà di gioia sè stesso.
Consegue evidentemente che, un ricco che sorrida affettuosamente, sarà un ricco che darà volentieri al povero cose che rendano tale povero meno triste, più desideroso di vivere, meno ostile verso tale ricco.

                                                                                                                             
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