info@poetarolando.com

info@poetarolando.com
cell. 33 43 53 93 63
info@poetarolando.com
cell. 33 43 53 93 63
info@poetarolando.com
cell. 33 43 53 93 63
info@poetarolando.com
cell. 33 43 53 93 63
Vai ai contenuti

38.
Vai anche al video con analisi scritta

LA CARIE DENTALE
CAUSATA DALLA SESSUALITÁ DELL’ANO


Riassunto

Questo articolo (39 pagine) illustra una scoperta che sconvolge le comuni conoscenze mondiali sull’origine della carie dentale.
Infatti, le comuni convinzioni che i denti siano soggetti a cariarsi per una scarsa igiene orale risultano completamente sbagliate.
La vera origine della carie è costituita da una riduzione della forza dello sfintere anale con cui viene serrato l’orifizio.
Tra le principali cause di tale scarsa resistenza alla penetrazione anale vi è proprio il fatto che vi siano state precedenti penetrazioni, anche a livello di intima masturbazione.
Tale rilassamento anale è ciò che nel passato, faceva diagnosticare alle apposite visite mediche fasciste le condizioni di "culo rotto".



La carie dentale è presente in quasi tutte le persone dei popoli civilizzati.
La distinzione creata dalla parola "quasi" fa capire che esistono differenze tra popoli civilizzati e popoli selvaggi.
Una differenza di base tra essi è quella che i popoli civilizzati vivono in un ambiente materiale, sociale, giuridico, più protetto, più rilassato. I popoli selvaggi, invece, vivono in condizione di maggiore tensione, derivante dal fatto che sono esposti a pericoli incontrollabili, derivanti da situazioni di precarietà alloggiativa, di impulsività animalesca, di preminenza della fisicità sulla intellettualità.
Oltre a tale differenza c’è anche la seguente.
I popoli civilizzati sono molto informati su quelle che, la scienza, ci propone come difese da una certa malattia.
I popoli selvaggi, invece, non avendo alcuna scienza medica che li guidi, si comportano in modo istintivo, spontaneo, naturale.
La prima differenza pone in risalto che, se c’è un rilassamento, c’è anche una volontà di non lottare; ovvero, una tendenza a ruoli femminili, a ruoli subalterni, di resa, di rinuncia, di sconfitta.
La seconda differenza pone invece in risalto che, se la carie colpisce chi è più scientificamente informato, è perché le informazioni ricevute su di essa sono sbagliate.
La sintesi di queste due differenze consente di capire, in primo luogo, che la Carie Dentaria è creata da ruoli femminili svolti dall’individuo.
In secondo luogo, consente di capire che tale origine è ciò che dimostra l’erroneità delle cause, che vengono generalmente indicate come responsabili della carie: appunto perché la causa è esclusivamente sessuale.
Attualmente tutto quello che la Scienza Ufficiale sa dire della sessualità è che più  un uomo penetra una donna più egli è regolare e positivo; inoltre che, parallelamente, più una donna fa all’amore più è femminile e positiva. Considerando la inconsistenza di tale sapere, non deve stupire il fatto che la società umana sia piena di contraddizioni.
Da queste contraddizioni derivano infatti i tabù sessuali, i segreti intimi che ciascuno possiede in merito alla propria sessualità.
In base alle citate contraddizioni, la sessualità viene giudicata secondo parametri sociali pseudo-scientifici che sono completamente sbagliati.
L’infelicità, che da ciò consegue, porta ad abusi di sesso, alcool, droghe: porta cioè al disfacimento dell’individuo e della società umana.
La conoscenza delle mie scoperte sulla sessualità consentirà di ridurre tanti mali sociali.
Va  considerato che la sessualità è la fonte di piacere più intenso e, come tale, capace di devastare la vita dell’individuo con impulsi irrazionali, irrefrenabili: come se l’individuo fosse succube della sua sessualità.
Non a caso, una persona soggetta a raptus sessuali viene definita assatanata, cioè che esegue le volontà di SATANA, del demonio, e che non fa pertanto ciò che dovrebbe essere nel suo interesse.
Sesso, sesso, solo sesso, tutto il resto non conta!
La mia scoperta delle leggi sessuali ha evidenziato un argomento chiaro, ma anche complesso.
Tali leggi sono esposte negli articoli presenti sui miei due siti www.poetarolando.com   e    www.psicostasia.it.
Ciò che di esse riguarda la carie è sintetizzato da quanto segue.
La carie è un processo di distruzione dei denti derivante dal fatto che l’ano dell’individuo è usato per la generazione di sensazioni sessuali femminili.
Tale uso dell’ano favorisce il rilassamento dello sfintere anale, in modo da consentire all’ano di ricevere penetrazioni sempre più rilevanti.
Questo fatto determina proporzionalmente l’inutilità dei denti, perché l’organismo è fondamentalmente strutturato come un "tubo digerente" che deve avere i suoi due fori di estremità in grado di poter essere mantenuti essenzialmente chiusi.
Il foro di ingresso in tale tubo deve essere protetto dai denti, i quali devono consentire l’ingresso solo di espressioni viventi (il cibo) adeguatamente inferiorizzate dalle lacerazioni e triturazioni effettuate da essi denti.
L’uscita da tale tubo deve essere protetta sia dalla forza di chiusura con cui il foro anale è serrato dallo sfintere, sia dalla rapidità con cui vengono espulsi i materiali di rifiuto (le feci).
Tali due fori di ingresso e di uscita, presenti nel citato "tubo digerente", hanno una ragione di esistere che è proporzionale alla completezza ed alla perfezione delle loro funzioni.
Ovvero, che la non funzionalità di uno dei due fori rende inutile la funzionalità dell’altro.
Per questo motivo, la riduzione della capacità di serraggio forte dell’ano, creata da penetrazioni sessuali in esso di oggetti solidi in un verso opposto a quello del flusso alimentare (dalla bocca all’ano, e non viceversa) e giustificata dal piacere premiante che essa genera, determina proporzionalmente la distruzione dei denti effettuata dalla CARIE.
La carie risulta pertanto un processo biologico approntato dall’organismo a seguito della sua gestione economica delle risorse secondo criteri di logica esistenziale.



Origine della carie sconosciuta alla scienza medica

Quando ero ragazzo andai da un dentista per farmi curare un dente cariato: egli mi disse che, per eliminare la carie, dovevo pulirmi i denti molto frequentemente.
Per tale ragione me li lavai dopo ogni pasto. Nel giro di pochi mesi constatai, però, che i denti erano diventati più sensibili e doloranti.
Allora il citato dentista disse che ciò era dovuto al fatto che li pulivo troppo, giacché i dentifrici hanno un’azione sbiancante derivante da un’abrasione dello smalto.
Leggendo varie enciclopedie mediche, tuttavia, mi resi conto che, in realtà, l’origine della carie era sconosciuta.
Tuttora oggi, dopo molti decenni di pubblicità martellante che invita all’igiene orale, a pulirsi i denti "così e cosà", con spazzolini sempre più tecnologici, con fili interdentali capaci di rimuovere ogni traccia di cibo residuo, si constata che, praticamente tutti, hanno qualche dente cariato.
Ovvero che, anche attualmente, la causa della  carie non è ufficialmente conosciuta dalla Scienza Medica.
Peraltro, nessun Dentista potrebbe sconfinare troppo da ciò che si ritiene ufficialmente vero, altrimenti si troverebbe disoccupato perché espulso dall’Ordine dei Medici Dentisti.
I dentisti, dovendo apparire come "quelli che hanno piena padronanza del problema e che devono porre rimedio agli errori alimentari o alla scarsa cura dei denti prestata dal paziente", devono necessariamente elencare quattro o cinque ipotetiche cause (incontrollabili) per fare bella figura.
Tuttavia, basta leggere qualsiasi enciclopedia medica moderna per capire (al di là delle pseudo cause, comprensibilmente elencate dai dentisti per far credere che esistano certezze scientifiche) che la vera causa della carie dentale è sconosciuta.
Tanto per citarne una, nella Enciclopedia della Medicina dell’Istituto Geografico De Agostini SPA (1995), pagina 315, si legge:

Carie dentale
Nonostante l’estrema diffusione della carie dentale, l’origine dell’alterazione è tuttora relativamente poco nota e le varie teorie avanzate non sembrano in grado di risolvere completamente i vari quesiti.
Il dente possiede una sua resistenza naturale, diversa da individuo ad individuo, e di conseguenza i singoli soggetti mostrano una suscettibilità alla carie dentale (cario recettività) assai variabile….


Nel Dizionario Medico SALUTE (17 volumi)
Fondazione Umberto Veronesi – Corriere della Sera del 2005  alla voce CARIE DENTARIA si legge:
"…..Si tratta della malattia più diffusa dell’uomo, particolarmente tra i popoli civilizzati, con una frequenza che oscilla tra il 70 ed il 95%.
Lesioni cariose sono reperibili fin dalla preistoria.
Notizie sulla presenza delle carie si trovano negli antichi testi babilonesi, cinesi ed egizi. La carie colpisce indistintamente maschi e femmine. Il problema della sua eziologia (ricerca delle cause, in filosofia, in medicina …n.d.r.)
non è ancora risolto."

Proseguendo al paragrafo Terapia, si dice solo:
"La terapia (delle carie, n.d.r.) si limita all’asportazione dei tessuti malati e all’otturazione e ricostruzione del dente".

In termini più chiari, quanto sopra citato dimostra che, della CARIE, la scienza non sa niente di ciò che la determina e non sa niente di come prevenirla.
Qualsiasi altro discorso è pura propaganda, sostenuta dagli immensi interessi economici che stanno intorno alla necessità di apparire con una dentatura perfetta  e bianchissima: ovvero, qualsiasi altro discorso dice falsità, bugie.


Necessità di effettuare ricerche lontane dai campi ufficiali prestabiliti

Io non sono un medico e, pertanto, non ho interessi economici o prestigio accademico da difendere. Io inoltre, ho i titoli per essere considerato esaltato o pazzo o quanto di peggio si possa dire su un essere umano. Tuttavia: i titoli poco onorifici che alcuni potrebbero attribuirmi per screditare le mie ricerche scientifiche, mi offrono il vantaggio di ragionare in un modo libero dagli stereotipi proposti dalla Scienza Ufficiale, e libero dal farisaico perbenismo comune.
Per queste ragioni ho studiato i denti a modo mio.
Per esempio, facendomi estrarre, prima, tutti i miei denti molari nonostante fossero sani e, poi, man mano altri tipi di denti; tali estrazioni erano effettuate in funzione dei loro significati che, secondo le mie scoperte, i vari denti possedevano.
Potevo così conoscere le conseguenze di tale trasformazione della mia bocca, ed avere quindi riferimenti per nuove ricerche.
Tale iniziativa non fu facile, perché tutti i dentisti ai quali mi rivolgevo si rifiutavano "deontologicamente " di estrarre denti sani.
Fino a quando incontrai un vecchio dentista (veterano in India e che aveva estratto oltre ottomila denti…) di nome Albertini mi pare (sono passati 40 anni), un omone dai modi bruschi, ma intimamente dotato di grande umanità; costui, dopo avermi giustamente detto che ero un pazzo, acconsentì ad estrarmi (uno alla settimana) i denti che gli indicavo, onde permettermi di fare le sperimentazioni che gli avevo illustrato.
Ricordo ancora il suo gabinetto dentistico "diroccato" ubicato proprio davanti alla facciata del duomo di Milano; un gabinetto dentistico con arredi da terzo mondo,  che era ancora in uso solo perché lui aveva ottant’anni e io ero uno dei suoi ultimi clienti…


La modalità alimentare dei serpenti

Quando io faccio una ricerca scientifica, nei limiti del possibile, cerco di cominciare da zero, secondo criteri "inumani".
Così mi sono chiesto: "A cosa servono i denti?" La prima risposta è stata ovviamente: "A masticare". Questa risposta mi ha suscitato però  un’altra domanda: "Perché si deve masticare?" La risposta comune a questa domanda è: "Per digerire il cibo". Ma anche questa risposta mi ha suscitato un’altra domanda: "Ma allora perché i serpenti si mangiano animali interi più grossi di loro e se li digeriscono senza alcun problema?" A questa domanda è logico rispondere  che i serpenti sono animali e non esseri umani. Ma tale risposta non la trovo soddisfacente,  perché mi suscita la seguente domanda: "Ma cosa differenzia un serpente senza denti masticatori da un essere umano con denti masticatori"? Questa domanda non trova risposte intelligenti  tra gli scienziati comuni. La risposta la fornisce però la mia Psicostasìa Fisiognomica, confrontando la forma delle bocche dei citati serpenti con la bocca umana: la bocca del serpente esprime una SUPERIORITÁ  molto maggiore di quella espressa dalla bocca dell’essere umano.
Tale superiorità del serpente è tuttavia derivante da una sua fiducia in una possibilità di prevalere sull’ambiente in cui vive. Ovvero, una superiorità effimera, perché relativa ad errate valutazioni ambientali. Errate in senso assoluto, ma non per questo irrealistiche in un senso relativo, nei confronti di "animali-ambiente" che si sentissero illusoriamente sicuri per loro valutazioni del pericolo ambientale anche più errate.
L’essere umano può prevalere sul serpente solo perché si avvale della sua intelligenza, delle sue armi tecnologiche, del suo minore bisogno di amore  (inclinazione del naso di profilo…), che gli conferisce una maggiore superiorità assoluta nei confronti del serpente. Tali considerazioni potrebbero apparire poco chiare, perché il riferimento alla Psicostasìa Fisiognomica è complesso e non adeguatamente esposto in questo articolo: si rimanda pertanto la comprensione delle citate affermazioni alla conoscenza delle scoperte della Psicostasìa Fisiognomica, illustrate nel sito Internet   www.psicostasia.it.
Qui, basti osservare che la forma della bocca del serpente esprime una superiorità maggiore di quella espressa dalla bocca dell’uomo.
Ciò significa che, se l’essere umano aumentasse la superiorità espressa dalla sua bocca, egli non avrebbe più bisogno di masticare, e quindi non avrebbe più bisogno dei suoi denti masticatori.


La superiorità dell’animale rivelata dalla forma della sua bocca

Quanto finora detto mediante concetti astrusi, può essere più facilmente capito da quanto illustrato dalle figure 1, 2, 3, nelle quali sono illustrate schematicamente le linee espressive di bocche riferite rispettivamente agli animali carnivori, agli esseri umani, ed agli animali erbivori.
La linea che viene determinata dalla chiusura della bocca, nei carnivori ha indicativamente le inclinazioni di una
A maiuscola (V rovesciata), negli esseri umani ha indicativamente una disposizione orizzontale, e negli erbivori ha indicativamente le inclinazioni di una V.
In altri termini: le inclinazioni di una freccia rivolta verso l’alto, una linea orizzontale, e le inclinazioni di una freccia rivolta verso il basso.














Tale linea della bocca è quella che risulta guardando l’animale dal davanti e riferendoci allo stesso livello del suolo. Ciò significa che tale linea è quella che si vede guardando la testa dell’animale nella sua postura normale. Certi animali inferiori (gli erbivori, oppure certi roditori) hanno infatti la loro bocca posta in posizione non visibile, esprimendo con ciò non tanto la forma della loro bocca, ma l’inclinazione a V del loro muso (cavalli, cammelli, elefanti, giraffe, mucche, pecore, eccetera). Altri animali superiori (serpenti, felini, cani, orsi) hanno la loro bocca espressiva di superiorità con la inclinazione ad A (freccia rivolta verso l’alto) sempre in vista: presente almeno nella zona centrale, inerente il rapporto dell’animale con le situazioni ambientali di massimo pericolo.


Relazioni tra superiorità e capacità di violenza

Ciò, perché tale superiorità è connessa ad una capacità di violenza sempre pronta a scaricarsi sull’ambiente, sugli animali inferiori che essi incontrano e che mangiano, a brandelli oppure interi.
Gli uccelli hanno una linea della bocca priva di labbra morbide; ciò la rende indeformabile, perché costituita dalla durezza del loro becco; un becco che esprime grande inferiorità quando è osservato da sopra, mentre esprime grande superiorità quando è osservato da sotto.
Tale grande superiorità è quella che consente a dei piccoli gufi di mangiare topi interi forniti dal loro genitore. Tale proprietà del becco deriva dal fatto che gli uccelli, potendo variare la loro distanza dal suolo (livello dell’altezza a cui volano) possono rapidamente cambiare la loro intrinseca sensazione di inferiorità, oppure di superiorità, nei confronti del loro ambiente di riferimento.
Va peraltro osservato che, i denti degli animali in genere, svolgono un’azione lacerante, sminuzzante, frantumante. Questa azione è giustificata proprio dal fatto che tali animali possiedono un apparato digerente di capacità esigue relativamente al tipo di alimento, se vegetale o animale: in ultima analisi, esigue relativamente alla "superiorità" del cibo stesso.
Per esempio, va considerato che l’uomo ha una bocca molto piccola e di potenza esigua; ciò è quanto risulta se confrontiamo il morso di essa rispetto al morso di un cane o di un leone.
Tale fatto deriva da una sua maggiore superiorità, la quale ha consentito all’essere umano di spezzettare la carne di un animale con altri mezzi, più funzionali rispetto a quelli espressi da una bocca grande dotata di denti forti e penetranti. Tali mezzi umani sono l’intelligenza di costruire ed usare le lame di coltelli o asce o lance; un moderno robot elettrico da cucina può addirittura tritare finemente qualsiasi alimento in un modo impossibile per la dentatura degli animali.
Ecco cioè che, in senso generale, i denti sono considerabili espressione di scarsa superiorità.
La bocca grande costituisce, pertanto, un fattore destinato ad una evoluzione umana maggiore.


La scarsa capacità di violenza fisica dell’organismo umano

Va tuttavia ben considerato che, più la bocca è grande, più l’individuo che la possiede ha capacità di successo sociale, cosicché tale teorica possibilità di evoluzione antropologica comporta evidentemente la rinuncia a tale successo sociale.
Tale minore superiorità naturale dell’uomo, proporzionale alla sua limitata capacità azzannante e masticatoria, è legata alla conformazione della bocca  umana, che trova nella presenza dei denti molari il suo ostacolo insormontabile.
Tale mia teoria  è confermata dall’evoluzione delle specie animali ma, come detto, ho doverosamente ritenuto di fare anche una sperimentazione diretta di essa su di me.
In merito a ciò, sconsiglio ufficialmente a chiunque di farsi estrarre i denti sani, perché ciò può creare ripercussioni negative nell’individuo.
Le mie sperimentazioni personali non devono pertanto costituire argomento di emulazione in nessun caso: con tale dichiarazione intendo declinare  ogni mia responsabilità in merito a comportamenti che dovessero essere intrapresi basandosi sulle mie affermazioni, tendenti esclusivamente a fornire indicazioni per una pubblica e corretta ricerca scientifica in nuove direzioni.
Ciò premesso, il testo rientra nella sua esposizione accademica con quanto segue.


L’ostacolo evolutivo determinato dai denti molari

L’evoluzione dell’uomo e di molti animali, che si è verificata in centinaia di migliaia di anni, mostra che le arcate dentarie di mandibola e mascella sovrastante si sono trasformate da una forma allungata a scafo (tipica dei cani di razza Pastore Scozzese, il famoso Lessie…) ad una forma più appiattita ad arco (tipica del cane di razza Mastino).
La superiorità dell’uomo aumenta con la sporgenza della mandibola rispetto alla sovrastante mascella fissa, ma tale movimento di sporgenza è impedito dall’interferenza geometrica delle linee laterali parallele (dove sono presenti i molari): cioè dal contatto tra i molari superiori ed i molari inferiori.
Ciò è illustrato in modo schematico dai seguenti disegni, interpretabili nei modi di seguito specificati.



























Bocca in condizioni normali con inclinazione orizzontale espressiva di una neutralità (né superiorità, né inferiorità)





























Bocca con mandibola spostata in avanti e verso l’alto, che acquisisce un’inclinazione obliqua espressiva di una superiorità, ovvero di una capacità di esercitare violenza



















Arcate dentarie superiore ed inferiore nella normale posizione sovrapposta.


















Arcata dentaria inferiore (mandibola) spostata solo in avanti rispetto alla fissità della arcata superiore, perchè i molari dell'arcata inferiore non possono sollevarsi verso l'alto essendo ostacolati dalla presenza dei molari presenti nell'arcata superiore




















Arcate dentarie con i molari presenti solo sulla mascella fissa (superiore) ed assenti sulla mandibola (mobile ed inferiore)
























Bocca con arcate dentarie normalmente appoggiate l'una sull'altra a causa dellla presenza























Bocca con mandibola che può essere parzialmente sollevata verso l'alto quando si ha l'assenza dei molari solo su una delle due arcate superiore ed inferiore























Bocca con mandibola spostabile in avanti e più in alto degli incisivi presenti nella mascella perché i molari sono assenti in entrambe le arcate dentarie superiore ed inferiore




Osservando la
Fig. 4  essa indica schematicamente una testa di profilo con la bocca chiusa in condizioni di normalità, ovvero con la mandibola correttamente sollevata fino a far appoggiare la propria arcata dentaria sull’arcata dentaria sovrastante della mascella.
In tale normale postura, la linea indicante la bocca è indicata nel disegno da una breve linea orizzontale.
Anche nella citata testa di profilo disegnata schematicamente nella
Fig. 5, la bocca è chiusa, ma il mento è reso prominente dallo spostamento in  avanti della mandibola.
Tale spostamento in avanti della mandibola ha determinato la variazione della citata linea indicante la bocca, la quale, dalla disposizione orizzontale (indicata nella figura precedente) ha assunto una diposizione inclinata (circa 45°).
In termini generali, riferiti alle scoperte della Psicostasìa Fisiognomica, si può dire che la linea orizzontale della bocca indicata in
Fig. 4 esprime uno stato psicologico di neutralità (né superiorità, né inferiorità), cioè una superiorità con valore zero.
Similmente si può dire che, la linea inclinata della bocca indicata in
Fig. 5, esprime uno stato psicologico di superiorità: ovvero, una capacità ed una volontà di poter essere violenti, nei confronti dell’ambiente in cui l’individuo raffigurato vive, per fargli fisicamente  del male.
La possibilità della bocca di acquisire la configurazione di cui alla
Fig. 5 deriva dal fatto che l’arcata dentaria della mandibola si è spostata in avanti (cioè verso sinistra guardando il disegno).
Tale spostamento consentito alla mandibola rispetto alla fissità della sovrastante mascella è illustrato dalle figure 7
, 8, 11.
Nella
figura 6 si hanno  due usuali arcate dentarie, superiore ed inferiore, correttamente appoggiate l’una contro l’altra (ad esprimere una postura facciale del tipo indicato in Fig. 4).
In
figura 7 notiamo invece che l’arcata dentaria inferiore della mandibola è spostata in avanti; nella vista laterale del disegno tale spostamento è indicato dalla apposita freccia, orientata ovviamente verso sinistra.
Detto spostamento in avanti della arcata dentaria inferiore è quello determinante la prominenza della mandibola, illustrata dalla
Fig. 5.
È uno spostamento minimo che, come detto, determina un generico piccolo aumento della superiorità dell’individuo, evidenziata dalla modfica della forma della linea della bocca che consegue a detto spostamento in avanti.
Se poi, a tale spostamento in avanti illustrato dalla
Fig. 5, fosse consentito un ulteriore spostamento della mandibola verso l’alto (come illustrato dalla ulteriore freccia verso l’alto disegnata in figura 8), allora tale inclinazione della bocca di cui alla figura 5 diventerebbe molto maggiore, creando conseguentemente anche una maggiore superiorità dell’individuo.
Per una migliore comprensione, tali posizioni relative, tra l’arcata dentaria superiore fissa e l’arcata dentaria inferiore mobile schematizzate dalle figure 6, 7, 8
, sono rispettivamente illustrate dagli esempi delle facce di profilo delle figure 9, 10, 11.
Da tali figure si può rilevare che, nelle due
figure simili 7 e 10, le arcate dentarie superiore ed  inferiore dispongono di alcuni denti laterali (molari).
Nelle
Figura 11, invece, possiamo rilevare che nelle due arcate superiore ed inferiore i denti molari sono assenti.
L’assenza dei denti molari è ciò che, geometricamente, consente il sollevamento della mandibola; ciò elimina infatti l’interferenza tra le due arcate dentarie superiore ed inferiore (creata appunto dalla presenza dei molari).
Da tale assenza di ostacolo, la mandibola può così acquisire la possibilità di sollevare verso l’alto (come indicato dalla freccia verticale in
Figura 8) la sua zona anteriore, dove  sono tipicamente presenti i denti incisivi. Questi infatti, non costituiscono ostacolo; essi possono rimanere collocati anteriormente nelle loro usuali posizioni, possedute nella mandibola e nella sovrastane mascella fissa;  i denti  incisivi della mandibola, sollevandosi, vanno infatti automaticamente a collocarsi davanti ai denti incisivi della mascella fissa.


Relazioni tra superiorità e sessualità

Da quanto finora detto, è emersa una correlazione tra differenti stati di superiorità psicologica (ma anche fisiologica) dell’individuo e la presenza oppure l’assenza dei suoi molari.
Va qui precisato che, per superiorità dell’individuo, si intende la sensazione dell’individuo di voler aggredire l’ambiente con mezzi che esprimano una violenza fisica: schiaffi, pugni, calci, bastoni, coltelli, eccetera. Un’aggressione che ha lo scopo di distruggere il corpo di tale ambiente, generalmente costituito da altri individui.
A prescindere dalla enormità dei complessi coinvolgimenti fisiologici determinati dalla superiorità dell’individuo e ritornando all’argomento DENTI, rimane una domanda: "Tale concetto di superiorità, come è legato alla carie dentaria"?
Per avere una risposta a tale domanda è necessario però rispondere prima ad un’altra domanda: "La superiorità dell’individuo è legata alla sessualità?"
Se così fosse infatti, risulterebbe che gli stessi denti sono legati alla sessualità dell’individuo; conseguirebbe cioè che la carie dentaria potrebbe avere origine proprio da ragioni sessuali.
Esaminiamo pertanto tale ipotesi.
Innanzi tutto è necessario considerare l’essenza della sessualità, ovvero la sua "ragione d’essere".


La sessualità quale surrogato di violenza

Come ampiamente riportato in miei precedenti scritti, la sessualità è un SURROGATO DI VIOLENZA FISICA: un qualcosa cioè che consenta di imporre all’ambiente una violenza che non sia fisica, per non incorrere nelle reazioni della società animale in senso ampio.
A qualsiasi livello di espressione della vita, vediamo che c’è sempre un istinto al dominio dell’individuo sull’ambiente ad esso esterno, ovvero sugli altri individui presenti in tale ambiente.
Tale istinto dell’individuo al domino è attuato dalla sua capacità di poter distruggere altri individui con azioni violente, espressive della superiorità indicata dalla forma della linea centrale della sua bocca.
Tale capacità del singolo di esercitare violenza fisica è, tuttavia, delimitata dalla proprietà aggregativa della pluralità di individui costitutivi dell’ambiente. Infatti, un insieme di individui può costituire un pericolo per il singolo.
Poiché tale problema riguarda ogni individuo quando è solo e quando è contrapposto ad una pluralità di individui, tale problema è un problema della collettività che è stato risolto con mezzi sociali.
Tali mezzi sociali consistono nelle regole morali leganti gli individui con il sentimento dell’amore.
Come conseguenza di tale fatto la violenza fisica, implicita nella superiorità che era necessaria per esercitare il dominio, è stata trasformata in una VIOLENZA SESSUALE, da esercitarsi in modo giustificato  o mascherato da motivazioni affettive.
Resta tuttavia il fatto che, l’adozione o rispetto di tali regole comportamentistiche morali, è subordinata all’impedimento dell’esercizio della violenza fisica.
Ovvero che esiste comunque un equilibrio: tra una capacità del singolo individuo di essere fisicamente pericoloso ed una capacità del suo ambiente antagonista di aggregarsi secondo modalità difensive. Cioè modalità idonee ad impedire al singolo individuo l’esercizio delle sue azioni fisicamente violente, che egli potrebbe scaricare sull’ambiente.
Ora, se consideriamo gli animali in un modo che evidenzi le loro caratteristiche comuni, rileviamo che la loro pericolosità è sempre costituita da mezzi attinenti la loro bocca.
Una bocca che, tipicamente, comprende i denti.
Seguendo la citata concatenazione ideologica, si può dunque concludere che i denti hanno una loro eziologia legata alla tipicità degli ostacoli impedenti l’estrinsecazione della violenza fisica; una eziologia legata pertanto alla necessità di ricorrere ai surrogati di violenza connessi alla sessualità.
Detto in altri termini meno precisi, una bocca con denti forti, efficienti, pericolosi, è maggiormente in grado di difendere la vita dell’animale a cui appartiene; parallelamente, è maggiormente in grado di dominare l’ambiente, di vincerlo, di imporgli le sue volontà.
Ciò deriva dalla potenza dei suoi MEZZI, ma non da una SUPERIORITÁ INTRINSECA.
Per contro, più una bocca ha denti deboli, inefficienti, innocui, più esporrà l’animale (a cui appartiene) alle violenze fisiche degli altri animali ostili presenti nell’ambiente: un animale che, privo di MEZZI, avrà pertanto una INFERIORITÁ ESTRINSECA (diversa da una inferiorità intrinseca).
Pertanto, tale singolo animale avrà maggiori  necessità di estrinsecare atteggiamenti sessuali femminili da offrire agli animali ostili dell’ambiente, per consentire ad essi di scaricare la loro violenza sessuale maschile; una violenza sessuale maschile espressiva di un conveniente surrogato al loro impulso di esercitare la loro istintiva violenza fisica, comportante il rischio delle reazioni violente della società in nome di una legge morale imperante.


L’influenza del pericolo sulle scelte sessuali

Come è ben noto, nel mondo animale si ha generalmente un maschio dominante che dispone di una molteplicità di femmine (harem) con le quali si accoppia a suo piacimento.
Generalmente la femmina è fisicamente più  debole e più piccola, cosicché l’alternativa a sua disposizione è: o essa si fa penetrare sessualmente dal maschio o viene uccisa da esso.
Anche nel caso della specie umana, la donna è fisicamente più gracile dell’uomo, cosicché deve sottostare alle volontà sessuali di esso.
Questi fatti dimostrano chiaramente di come, il farsi violentare sessualmente, è un modo di non farsi violentare fisicamente.
Siccome dalla violenza sessuale deriva un piacere, è nell’interesse di entrambe le parti preferire la violenza sessuale.
Al punto che, di fronte a rifiuti della donna, l’uomo prima la picchia fino ad annullargli le sue reazioni e poi la violenta sessualmente. "Premiando" in tal modo la donna che gli si è arresa "concedendole la grazia" di non ucciderla; "premiandola", cioè, con il farle subire una violenza fisica "generosamente" limitata alle entità strettamente necessarie all’ottenimento della remissività della donna.
Tali concetti ricalcano un famoso film di Lina  Wertmuller con un titolo scherzosamente lunghissimo; in tale film, una Mariangela Melato arrogante, finita su un’isola deserta con un Giancarlo Giannini suo umile marinaio, si offrì disperatamente per essere sodomizzata pur di salvarsi dalle percosse le venivano inflitte dal suo citato marinaio, che si era ribellato ai preesistenti ruoli gerarchici.
Questi discorsi possono apparire brutali o maschilisti, ma essi non intendono giustificare la violenza sessuale; essi vogliono invece mostrare in modo molto generico e superficiale ciò che, sostanzialmente, è un comportamento istintivo degli animali, uomo compreso.


Le leggi sociali quali conseguenza della bisessualità animale

Il citato comportamento istintivo che l’evoluzione sociale della specie ha ridimensionato e trasformato mediante un potere "terzo", è costituito da leggi (moralmente giustificate quanto intrinsecamente derivanti da esigenze di pacifica convivenza) definite generalmente civili.
Tali leggi sono definite "civili" non tanto per attribuire ad esse valori di modernità o di evoluzione a sé stanti, bensì sono state definite civili per indicare che, una pacata valutazione del problema della violenza sessuale, ha evidenziato ulteriori aspetti degni di considerazione e motivanti l’opportunità di tali leggi sociali.
Tra questi aspetti vi è quello che, tra tali donne violentate sessualmente, ce ne erano alcune che non erano affatto contente di ciò che avevano subito, le quali  avevano mezzi di violenza fisica per vendicarsi: alleanze con altre donne, adescamento di altri uomini terzi da asservire ai propri voleri, armi da usarsi per colpire di sorpresa.
Aspetti che, evidentemente, rendevano l’esercizio della violenza sessuale un esercizio pericoloso per il maschio.
Aspetti che, tuttavia, traevano la loro valenza statistica da fatti ben più reali, seppure nascosti.
Tali fatti consistono nella bisessualità di qualsiasi animale: una donna, per esempio, poteva infatti essere dotata di una maschilità che non gli avrebbe mai fatto accettare una violenza sessuale, né gli avrebbe mai consentito di provare piacere sessuale femminile.
Più precisamente, tali fatti consistono nella relatività dell’impulso sessuale a specifici valori di pericolosità ambientale. Ovvero che una stessa donna, in certe situazioni ambientali può sentirsi femminile, mentre in altre situazioni ambientali può sentirsi frigida, maschile.
Queste proprietà della sessualità sono state ampiamente illustrate dalla mia scienza Psicostasìa Fisiognomica, alla quale rimando chi volesse approfondire l’argomento prima di farsi opinioni sbagliate in ragione di quanto frainteso.


L’interno e l’esterno del corpo umano

Ciò che è invece importante considerare per capire l’influenza della sessualità sull’origine della carie dentaria è quanto segue, che deriva dai concetti finora esposti e costituisce una sintesi di essi.
L’individuo-animale è assoggettato a pericoli ambientali concretizzati dalla violenza fisica di altri animali ad esso simili.
La violenza fisica è eliminabile mediante la distruzione di tali animali pericolosi, mediante l’azione sbranante della bocca e mediante l’azione digestiva che segue la loro introduzione come alimenti: cioè come cose derivanti da una distruzione così completa del  nemico-ambiente tale da renderle parte del proprio corpo.
Gli animali sono cioè essenzialmente strutturati in un tubo digerente; un tubo dotato di un’apertura anteriore di ingresso del cibo costituita dalla bocca e dotato di un’apertura posteriore per l’uscita di residui non utilizzabili costituita dall’ano.
La bocca comprende mezzi attuativi di violenza atti a difendere l’individuo-animale da altri animali-ambiente avversari, posti all’esterno di esso. Mezzi di violenza  che, comunque, sono finalizzati ad impedire che "violenze" di tali animali-ambiente accedano all’interno del corpo dell’individuo-animale attraverso le sue due citate imprescindibili aperture strutturali, costituite dalla bocca e dall’ano. L’interno del proprio corpo è infatti "amico" giacché è l’individuo stesso; consegue da tale fatto che il generico animale-individuo non è strutturato per difendersi da nemici posti all’interno del suo corpo e deve, pertanto, impedire che "animali-ambiente" accedano al suo interno.
Da ciò l’esigenza di un ingresso nel corpo, attraverso l’apertura costituita dalla bocca, che sia protetto dalla grande capacità di frantumazione e maciullazione posseduta dai denti.
I denti sono un esempio di tali mezzi attuativi della citata violenza. I denti costituiscono dunque ciò che è abbinabile al desiderio di difendere la propria esistenza appropriandosi dei nemici, mangiandoli.
I denti devono impedire che nella bocca entrino animali capaci di costituire pericolo e, pertanto, essa si apre solo per "introdurre espressioni ambientali" non pericolose.
Un’espressione ambientale che esprima il minimo del pericolo è, per esempio, un animale morto: deriva da ciò che, in tale bocca, sono presenti denti idonei a trafiggere e ad uccidere qualsiasi animale-ambiente appena esso giunge all’interno di essa .
Poi la bocca si richiude: a consolidare così quella che è la superficie di confine o delimitazione tra "l’animale-individuo e ciò che non è lui", cioè tra il sé e l’ambiente esterno.
Una superficie che deve essere ovviamente completamente chiusa, inaccessibile dall’esterno.
Così, è implicito che, anche l’apertura anale, indispensabile per l’espulsione all’esterno dei rifiuti (le feci) deve essere esclusivamente finalizzata a tale compito.
Ogni altro tipo di apertura costituirebbe una porta attraverso cui "espressioni ambientali" (e come tali ostili) potrebbero penetrare all’interno dell’essenza dell’animale, ed esprimere conseguentemente violenze pericolose per la sua esistenza.


La particolare importanza della sessualità anale

Parlando di ano, si capisce che, pur con ragionamenti partenti da altri argomenti, si è giunti ad un organo dotato della sessualità necessaria all’animale per far scaricare all’ambiente un surrogato di violenza fisica al fine di preservare la propria vita.
Ecco pertanto come, indagando sull’origine della carie dentaria, si è giunti al campo della sessualità. Ovvero, al fatto che l’ano non è finalizzato esclusivamente alla sua funzione di espulsione delle feci, ma anche a svolgere funzioni sessuali, lasciando penetrare nel corpo elementi ambientali che, in quanto esterni, possono essere solo ostili e dannosi, espressivi di una violazione dell’entità corporea.
Tale dannosità non può che coinvolgere l’altra apertura del corpo costituita dalla bocca, giacché la funzione delle due parti è indissolubilmente legata.
Infatti è inutile una bocca, attraverso cui introdurre un cibo che deve essere selezionato tra parti utili integrabili e parti dannose (le feci), se tali parti dannose non disponessero di un’apertura del corpo attraverso cui "rifiutarle come proprie" ed espellerle all’esterno, al fine di renderle parte di quell’ambiente contrapposto esistenzialmente all’individuo-animale-soggetto.
Così pure, sarebbe inutile un ano per espellere rifiuti se nel corpo non esistesse un’altra apertura (la bocca) attraverso cui introdurre materia alimentare, da cui estrarci selettivamente le sostanze utili e da cui, implicitamente, produrci materiali di scarto (le feci).
Come detto, però, la funzione della bocca è quella di introdurre sostanze ambientali dopo averle private della loro pericolosità; una funzione che deriva dalla presenza in essa dei denti.
Ecco pertanto come un ano, che lasci introdurre nel corpo elementi ambientali (ostili in quanto esterni)  implicitamente rende inutile la presenza e la funzione dei denti.
Consegue da questa scoperta che la carie, processo patologico con cui l’organismo si priva dei denti, deriva da un uso dell’ano inappropriato.
Un uso cioè non finalizzato ad una rapida espulsione delle feci, bensì alla ricezione di una violenza ambientale espressa dalla penetrazione di un corpo esterno (un pene o simile), che supera le resistenze create dallo sfintere anale mediante il serraggio di chiusura del foro.
Va pertanto capito perché l’ano venga meno alle sue funzioni "istituzionali", ovvero perché il corpo lo ha trasformato in un organo di piacere sessuale.


L’enorme importanza della sessualità

La sessualità è un campo tremendo.
Tremendo, perché riguarda sensazioni di piacere così intense da far scavalcare all’individuo ogni logica, ogni prudenza, ogni valore: fino a distruggere la vita stessa.
Ciò vale per l’ambiente "potente e superiore", che baratta il suo istinto ad uccidere l’individuo con il piacere che può provare penetrando l’ano di costui con il proprio pene; così pure, vale per l’individuo "inerme ed inferiore" che accetta di alterare le sue funzioni fisiologiche teoriche attribuite alla sua bocca ed al suo ano, preferendo la violenza sessuale alla pericolosa violenza fisica dell’ambiente superiore antagonista.
La sessualità è un campo tremendo, anche  perché intriso di tabù, di assurdità, di dogmi sociali e morali, di ipocrisie, di falsità pseudo-scientifiche, di precetti religiosi. Un campo così caotico, perché estremamente importante per i parassiti spiritici dell’uomo, quali sono i Demoni. I Demoni sono esseri invisibili ultraumani che, dovendo assorbire l’energia psichica umana connessa con la tipologia delle sensazioni e dei piaceri sessuali, esercitano nella società umana ogni possibile sotterfugio, pur di raggiungere il loro scopo di far produrre agli esseri umani più sensazioni sessuali possibili.
Agiscono cioè come gli umani produttori di latte, che hanno definito le tecnologie più idonee a garantirne la produzione massima.
Infatti, basta guardarsi attorno per vedere che tutto parla di sessualità, tutto spinge verso la sessualità; sessualità di ogni tipo, sempre più libera, sempre più frequente, fino a farne uno scopo di vita….sì, ma dei Demoni, e non certo degli esseri umani!
Parlare di sessualità significa, pertanto, dover dire qualcosa che comunque troverà avversari irriducibili, acerrimi, feroci, fanatici.
Quando si parla di sessualità, qualsiasi cosa si dica, si dà sempre fastidio a qualcuno.
Figuriamoci se poi la sessualità viene mostrata in un aspetto assoluto, che coinvolga esseri "inesistenti" quali sono i demoni!
Purtroppo gli Angeli mi hanno affidato il ruolo di Messia, e devo conseguentemente subire gli inconvenienti di questo mestieraccio! Devo subire le conseguenze  che investono chi dice la verità a chi la verità non vuole conoscerla.


Aspetti concettuali della sessualità

Premesso quanto sopra detto, va innanzi tutto stabilito che nell’essere umano la sessualità è una proprietà preposta al mantenimento di un equilibrio vitale, assoggettato alle alterazioni create dai pericoli esistenziali dell’ambiente in cui vive l’individuo.
Nel senso che si ha, sempre, un individuo ed un ambiente in cui egli si trova; tale ambiente ha infatti aspetti e valori che sono costituiti da tutto ciò che non è l’individuo stesso.
Tale ambiente è il contrario dell’individuo, è la sua complementarietà, è la sua negazione: nel senso che la vita dell’individuo è derivante dalla possibilità dell’individuo di lottare per vincere le ostilità espresse dall’ambiente; un ambiente che è antagonista per definizione.
La vita dell’individuo è determinata dall’acquisizione di un’energia psichica che deve essere tratta da ciò che non è l’individuo, ovvero da ciò che è posto all’esterno di esso, ovvero dall’ambiente stesso.
Un’energia psichica che è preziosa, perché costitutiva della sapienza, dei programmi, dei modi, in cui la materia deve essere assiemata, utilizzata per costruire qualcosa di vitale, di bello, di evoluto. Senza competenze teoriche e tecnologiche che sappiano sfruttarla ed usarla costruttivamente, qualsiasi cosa materiale di qualsiasi campo sarebbe semplicemente insignificante, inutile.
L’individuo è dunque istintivamente portato ad appropriarsi dell’ambiente in cui vive, a dominarlo, a mangiarlo.
L’ambiente è tuttavia costituito da altri individui (intesi in un senso ampio di soggettività esistenziale), per cui il citato primo individuo costituisce egli stesso "l’ambiente" per tali altri individui-ambiente esterni ad esso; ognuno è contro tutti.
Per qualsiasi individuo si ha dunque sempre una condizione di lotta esistenziale con tutto ciò che è all’esterno di lui: il caldo, il freddo, gli animali, gli altri individui.
A seconda del suo grado evolutivo, tale individuo-animale ha sviluppato comportamenti, regole, fisicità (l’associazione, la fuga, la difesa, la forza…) idonei ad aumentare la sue possibilità di vivere.
In ultima analisi, ha creato una legge matematica comportamentale, programmatica, di gestione della sue risorse esistenziali che è espressa dalla linea geometrica di chiusura delle due parti della bocca. Tale linea di chiusura è riferita a due assi cartesiani, dei quali uno contiene la infinità dei valori ambientali, matematicamente identificabili ognuno con un solo punto collocato su tale asse.


La violenza fisica espressa dalla forma della bocca

Nel caso dell’essere umano, tale linea geometrica è quella che si forma dall’unione dei due labbri superiore e inferiore, quando appoggiano l’uno sull’altro  per mantenere chiusa la bocca.
Nella apposita trattazione di Psicostasìa Fisiognomica, presente nel mio sito www.psicostasia.it, ciò è spiegato in modo più esauriente.
Qui basti dire che tale linea stabilisce QUANTO L’INDIVIDUO È VIOLENTO RELATIVAMNTE ALLA MOLTEPLICITÁ DI SITUAZIONI AMBIENTALI IN CUI EGLI POTREBBE TROVARSI.
Quando tale violenza, fisica, materiale, distruttiva, è rivolta dall’individuo verso l’ambiente essa attua, definisce, estrinseca, la sua SUPERIORITÁ.
Quando tale violenza, fisica, distruttiva, è invece destinata ad essere subita dall’individuo per opera dell’ambiente, essa attua, definisce, estrinseca l’INFERIORITÁ dell’individuo rispetto allo specifico ambiente che la esercita.
Queste due proprietà di violenza, sono quelle che la struttura psicobiologia si è conferita gestendo, distribuendo, le sue risorse vitali nel campo costitutivo dell’insieme delle potenziali situazioni ambientali con cui entrare in rapporto esistenziale.


Coinvolgimenti concettuali del dominio

Queste due proprietà di violenza attiva (superiorità) e passiva (inferiorità) hanno la funzione di dare connotazione nuova e mutevole alla caratteristica fondamentale dell’esistenza.
Detta caratteristica fondamentale consiste nelle risorse energetiche di DOMINIO, attivo oppure passivo, distribuite nella pluralità delle possibili situazioni ambientali secondo criteri di gestione ottimale riferiti alla globalità dei programmi di vita.
Tali criteri di gestione ottimale sono quelli indicati dalla linea matematica espressa dal dorso nasale visto dal davanti.
I citati programmi di vita sono intesi comprensivi della vita che si intende perpetuare geneticamente nei figli.
Questa "constatazione nuova e mutevole" che risulta dalla combinazione tra il DOMINIO e la VIOLENZA è la sessualità.
A seguito di ciò, la sessualità risulta pertanto, come già detto, un surrogato di violenza; una violenza particolare, cioè, che consenta l’attuazione dei programmi di dominio senza creare reazioni ambientali di ostilità che possano compromettere il perseguimento dei programmi di vita dell’individuo.


Gli organi sessuali

Per esprimere tale "surrogato di violenza", è stato necessario creare organi che, in modo analogico, rispecchiassero la violenza fisica in un modo più attenuato.
La violenza maschile imposta era rispecchiata dal pene, una verga dura, capace di penetrare nel corpo dell’antagonista individuo-ambiente  (in un ruolo passivo).
La violenza femminile subita era, invece, rispecchiata da un foro già predisposto nel corpo, nel quale l’individuo-ambiente (ora in un ruolo attivo), poteva accedere in un verso di penetrazione che era opposto al verso fisiologico e vitale di espulsione delle feci, violentando il tal modo i suoi programmi esistenziali.
Tale foro era l’ano.
Era un foro di uscita  di quelle sostanze che l’organismo aveva scartato dall’insieme delle sostanze che costituivano un "individuo-ambiente" precedentemente ucciso, distrutto, ingoiato, mangiato, fatto proprio. Un individuo-ambiente fatto passare all’interno di un tubo (l’apparato digerente) dopo essere stato introdotto in un altro buco (la bocca) dove erano presenti i citati mezzi di violenza, di distruzione, di uccisione, costituiti dai denti.
Da tale impostazione concettuale risulta, evidentemente, che il nemico-ambiente può entrare nel corpo dell’individuo in due modi: o attraverso la sua bocca o attraverso il suo ano, a seconda che tale nemico ambientale sia più debole oppure più forte dell’individuo.
Il citato foro anale, dovendo far transitare sostanze semi-solide, incapaci di violentare dall’interno l’individuo durante il loro scorrimento, doveva essere grande.
Parallelamente, tale fatto consentiva di ricevere grande violenza, ovvero penetrazione dall’esterno di corpi grandi.
Per contro, fori che fossero stati preposti all’uscita di liquidi (urina) avrebbero potuto essere molto più piccoli.


I due fori delimitanti il tubo digerente dell’animale

Di fatto, l’individuo aveva dunque necessità di essere espresso da un tubo di transito di sostanze alimentari che avesse il suo foro di uscita costituito da un ano che, in caso di necessità, potesse allargarsi per consentire di ricevere la violenza del nemico, dell’ambiente ostile. Una violenza che trovava la sua espressione concettuale massima nella violazione della superficie che delimitava il corpo dell’individuo, penetrando all’interno di essa superficie. Per questo motivo, l’ano doveva essere privo di mezzi che potessero impedire all’ambiente di scaricare il suo surrogato di violenza costituito dall’azione del pene. Altrimenti, l’ambiente avrebbe scaricato la sua violenza letale e avrebbe ucciso l’individuo, l’avrebbe sbranato e mangiato.
Tutt’al più, tale ano poteva essere collocato in posizione nascosta. Per esempio, nascosto da una coda, da un qualcosa che potesse, così, esprimere una apprezzata volontà di negazione: utile per dare un significato di violenza alla penetrazione tentata dal nemico-ambiente ma che, nel contempo, fosse facilmente rimovibile ad esprimere la resa incondizionata dell’individuo-vinto.
Un individuo che subiva così la violenza sessuale maschile dell’ambiente, ma che evitava in tal modo una violenza fisica mortale.
L’individuo-animale così definito era dunque espresso da uno speciale tubo-digerente terminante con l’ano.
Questo "tubo" digerente, doveva consentire l’ingresso al suo interno delle sostanze alimentari da cui trarre l’energia psichica necessaria alla sua vita.
Doveva pertanto comprendere un foro attraverso cui incorporare il suo nemico-ambiente che egli aveva vinto, ucciso.
Questo foro doveva essere dotato di un congegno di apertura-chiusura mediante il quale il nemico-ambiente  doveva essere ucciso, snaturato: altrimenti avrebbe costituito un’invasione attiva e pericolosa.
In altri termini, ciò che doveva entrare nel corpo, doveva entrarci solo da morto, in modo da non poter svolgere alcuna sua attività-ostile, alcuna espressione di individualità ambientale.
Pertanto, questo foro di ingresso del cibo era difeso da mezzi capaci di arrecare grandi danni, grande violenza all’individuo-ambiente, fino ad ucciderlo.
Nel caso dell’essere umano, come nella generalità degli animali, tali mezzi erano costituiti dai suoi denti e/o da sostanze chimiche capaci di dissolvere i materiali biologici ingurgitati e di intervenire in predisposte zone interne del "tubo digerente".
I denti umani sono pertanto un mezzo finalizzato ad impedire l’ingresso nel corpo dell’individuo di qualsiasi cosa che "esprima" vita, individualità.
I denti sono cioè una barriera, una serratura con cui il corpo dell’individuo isola sé stesso dall’ambiente ostile che lo circonda.
La vita dell’individuo dipende dalla sua possibilità di avere tale potere di impedire l’ingresso all’interno del suo corpo di espressioni vitali  dell’ambiente che siano dotate di minima superiorità, ovvero minimo pericolo.
Il corpo dell’individuo deve conservare infatti una sua superficie che costituisca il confine tra esso e ciò che non è esso, cioè l’ambiente esterno.
Il corpo umano è paragonabile ad un "fortino militare" espresso da mura perimetrali invalicabili. Tale fortino militare, per essere funzionale, deve tuttavia comprendere una prima porta (la bocca), per avere la possibilità di consentire l’ingresso al suo interno di tutto ciò che è necessario: alimenti, armi, vestiario, acqua.
Deve inoltre comprendere una seconda porta (l’ano), per avere la possibilità di espellere da esso tutti i rifiuti derivanti dall’attività quotidiana, sia per motivi di vivibilità confortevole da cui deriva l’efficienza dei soldati, sia per motivi di igiene che evitino malattie. Inoltre, per motivi di spazio, giacché se nel fortino le cose potessero solo entrare senza uscire, in breve tempo lo riempirebbero e lo renderebbero inservibile, inutile.


La sessualità anale come risorsa esistenziale di emergenza

Da quanto finora detto, è emerso che l’ano ha una funzione sessuale femminile, finalizzata a poterlo offrire ad altri animali simili dotati di capacità di violenza superiore: in questo modo, essi possono trasformare la loro pericolosa violenza fisica in una più piacevole violenza sessuale maschile, penetrando l’ano dell’animale soccombente.
In base a ciò si può dedurre che, tutti gli animali, sono omosessuali nella misura in cui essi vogliano riservarsi una "chance" per non essere uccisi da animali ostili più forti; ovvero, per riuscire a sopravvivere nonostate la consapevolezza di una propria inferiorità materiale.
Ciò significa implicitamente che non tutti gli animali hanno la stessa propensione all’omosessualità.
Gli zoologi hanno avuto la possibilità di verificare "quanto" è rilevante e differente tale propensione tra le varie specie.
Una particolare citazione penso che meritino le scimmie Bonobo: tali scimmie regolano la loro socialità su un’assenza di violenza fisica. Appena un maschio forte tende ad aggredire un altro maschio più debole, oppure riluttante allo scontro fisico, quest’ultimo porge prontamente il suo ano, affinché l’aggressore lo penetri sessualmente, in modo concreto oppure semplicemente rituale.
Tale comportamento delle scimmie Bonobo è eclatante, ma il frequente comportamento omosessuale dei cani costituisce un esempio altrettanto illuminante della citata regola, di offrire il proprio ano per subire una violenza sessuale anziché una violenza fisica.
Peraltro, anche la notoria omosessualità di certi tori non è escluso che derivi proprio dalla citata regola, di usare il proprio ano per trasformare la violenza fisica del nemico in una meno pericolosa violenza sessuale.
Forse non tutti sanno che, altro esempio, anche i brutali ippopotami maschi, dopo aver ingaggiato tra essi combattimenti furiosi e generalmente mortali, a volte si salvano con una resa, espressa dal porgere all’avversario il loro ano.
Le possibili eccezioni a tale regola, peraltro, non derivano da una sua parziale validità, bensì da una integrazione ad essa attuata dalle scoperte  della mia Psicostasìa Fisiognomica. Tale scienza ha infatti appurato che la sessualità degli esseri umani, e quella degli animali in genere, è stabilita fondamentalmente dalla inclinazione (a destra o a sinistra) della linea del dorso del loro naso vista dal davanti.
Inoltre che tale linea, con la sua lunghezza, esprime la sua relatività ad un "campo" di situazioni ambientali.
In altre parole, in qualsiasi situazione ambientale classificabile in base al suo contenuto di pericolo, l’animale ha una sua congenita predisposizione ad appagare o una maschilità o una femminilità, secondo intensità misurabili dalle inclinazioni, positive oppure negative, presenti nella citata linea del dorso nasale.
Ciò significa che, se un animale avesse la sua linea del dorso nasale inclinata a destra nella sua zona alta (quella più vicina agli occhi, ovvero più lontana dalla bocca)  tale animale nelle situazioni di massima difficoltà avrebbe necessità di dominare e di non subire, cosicché tale animale non si arrenderà mai porgendo il suo ano e preferirà lottare fino alla morte.
Lo stesso animale, peraltro, potrebbe avere un comportamento opposto in situazioni meno pericolose se, in un altro punto della sua linea dorsale del naso vista dal davanti che esprima tali situazioni, esso avesse una inclinazione a sinistra.
Tali concetti di Psicostasìa Fisiognomica sono più chiaramente esposti nei libri da me scritti e scaricabili dal mio sito www.psicostasia.it.
Tutto ciò dimostra inequivocabilmente la intrinseca funzione di organo sessuale posseduta dall’ano.


Un simbolo universale della sessualità anale

Dicendo queste cose, mi sento paragonabile ad uno che dica di aver scoperto "l’acqua calda"; tuttavia, riscontrando spesso certe ipocrisie nelle situazioni più varie, ritengo opportuno insistere ancora nel tema.
Insisto evidenziando che in tutto il mondo, per dire a qualcuno: "Fottiti" gli si mostra la propria mano con il dito medio diritto e le altre dita ripiegate.
Addirittura (incredibile!) davanti allo storico palazzo della Borsa di Milano (il tempio della grande finanza) è stato eretto un monumento alto vari metri costituito da tale mano con l’indice teso, per significare solo un concetto: "Mettitelo nel culo"!
Se l’ano non fosse un organo sessuale femminile, confermato tale da sperimentazioni solitarie capillarmente diffuse in tutto il mondo, dubito che tale simbolo fallico espresso dal dito medio sporgente avrebbe avuto la notorietà e la esplicità posseduta.
Da quanto finora esposto, si può dunque stabilire come fatto assodato che l’ano è sempre un ORGANO SESSUALE FEMMINILE.
Si può stabilire come assodato anche il fatto che LA SESSUALITÀ È UN SURROGATO DI VIOLENZA.
Si può pure stabilire che, il ruolo di organo sessuale femminile dell’ano, deriva da una INSUFFICIENTE  SUPERIORITÁ dell’individuo rispetto ad una specifica situazione ambientale.


La sessualità anale come resa provvisoria obbligata ma non accettata

Stabiliti tali fatti, possiamo ora ricollegarci agli esempi iniziali, relativi al ruolo svolto dai denti molari nel limitare le possibilità di estrinsecazione della superiorità indicata "psicostasicamente" dalla linea della bocca.
Possiamo pertanto chiederci  che cosa potrebbe fare l’individuo per non trovarsi nella sua condizione di inferiorità che gli impone, teoricamente, di offrire il suo ano.
La risposta è già stata data: acquisire una superiorità maggiore, da cui trarre maggiori capacità di violenza con cui fronteggiare e vincere l’ambiente, anziché subirlo.
Come abbiamo dimostrato con le varie figure, l’acquisizione di tale superiorità è facilmente possibile solo eliminando i molari, o comunque i denti.
Se, di fatto, vediamo che la generalità degli individui è soggetta ad avere i denti distrutti dalla carie, come non pensare che tale distruzione sia creata dall’organismo proprio per aumentare la superiorità dell’individuo?
Ma, se l’organismo ha tale necessità di aumentare la superiorità dell’individuo, come non pensare che tale organismo sia stato già assoggettato ad una violenza sessuale del suo ano e che voglia ribellarsi a tale situazione?
È difficile non pensarlo! Anche perché la "diffusione" della carie ricorda molto da vicino la "diffusione" del concetto del dito medio della mano in configurazione sporgente!
In modo più esplicito si può dire quanto segue.
L’uso dell’ano come organo sessuale femminile attesta proporzionalmente la persistenza di una condizione di depressione psicologica, ovvero di una condizione potenzialmente da perdenti; cioè, una condizione in cui è presente una pericolosa capacità distruttiva dell’ambiente paragonabile ad una violenza fisica alla quale si tende ad arrendersi, se non altro in modo provvisorio o temporaneo.
Una violenza fisica che non è accettata e che si vuole contrastare con l’acquisizione di una propria maggiore superiorità; una superiorità che generi maggiori capacità di estrinsecazione di violenza fisica.
Per fare questo si usa l’ano come organo femminile allo scopo di far cariare i denti.
Più si usa l’ano, più si cariano i denti. Più tale femminilità è estrinsecata in SITUAZIONI AMBIENTALI DEBOLI più si cariano i denti MOLARI.
Più tale femminiltà è estrinsecata in situazioni di "resa incondizionata" tipiche delle SITUAZIONI AMBIENTALI FORTI, più si cariano i denti anteriori o incisivi. La posizione che i denti possiedono nella bocca è assoggettata agli stessi VALORI AMBIENTALI condizionanti la LINEA DELLA SUPERIORITA' della bocca: al centro di essa sono ubicati gli Ambienti Forti, alla estremità di essa sono ubicati gli Ambienti Deboli (vedasi Psicostasìa Fisiognomica).


Le due dentizioni dell’essere umano e la pedofilia

È emblematico il fatto che nell’essere umano vi siano due dentizioni, note come quella da latte e quella permanente.
I denti da latte sono soggetti a cadere per essere sostituiti da quelli permanenti di solito entro i 12 anni: cioè prima dell’adolescenza, prima che si espliciti la caratterizzazione sessuale; ovvero, prima che si sviluppi una statura, una forza fisica, una personalità capace di opporsi ai pericoli connessi alla forza fisica di altri maschi più adulti.
Brutalmente parlando, va osservato che, se dunque i caratteri maschili (la funzionalità del  pene) si sviluppano dopo i 12 anni, prima di tale età i maschi, che sessualità hanno?
Risposta brutale ma veritiera: solo femminilità!
Consegue allora la domanda: "Ma con quale organo esprimono la femminilità, se non con l’ano"? A prescindere da quanto ipoteticamente sia fonte di piacere per il bambino l’uso del suo ano, dai fatti disdicevoli riportati dalle cronache pedofile, esso risulta idoneo a ricevere violenza come l’ano di una persona adulta.
Trascurando le ipocrisie, basta riferirsi alla enormità di materiale pedo-pornografico presente in Internet, nonostante la intensiva caccia che viene fatta dalla Polizia ai pedofili!
Anzi, una violenza che è ancor "più violenza" di quella che potrebbe essere esercitata sull’ano di adulti consenzienti, che cioè ricerchino essi stessi la penetrazione del proprio ano!
A scanso di equivoci, vorrei ben evidenziare che le considerazioni sopra riportate non sono, né intendono essere,  una difesa della pedofilia.
Personalmente, poi, la forma del mio naso dimostra che io non potrei mai essere un pedofilo: ciò in base alle leggi scientifiche della Psicostasìa Fisiognomica, da me codificate secondo criteri di oggettività assoluta.
A prescindere da ciò, la pedofilia è condannabile sotto ogni aspetto.
È un delitto nella misura in cui, usando un organo femminile del bambino, potrebbe suscitare in questo un certo piacere che potrebbe  favorire futuri orientamenti sessuali femminili differenti da quelli intrinseci; tali orientamenti potrebbero cioè inibire le potenzialità maschili che generalmente  sono presenti come fatto congenito in chiunque.
In altre parole, potrebbe rendere femminile tale bambino quando egli sarà adulto, nonostante egli potrebbe disporre di indole maschile connaturata (naso inclinato a destra): condannandolo in tal modo ad una infelicità talmente disperata da giustificare il suicidio.
Questa evidenziazione del fatto che i bambini sono soltanto femminili, tende a far capire perché, generalmente, i bambini vittime di abusi sessuali non rivelino la loro situazione ai genitori.
Essi infatti, si vergognano del piacere provato, si sentono cioè femmine come fosse una loro caratteristica naturale immutabile: invece non è così.
I bambini sono femmine solo perché sono bambini; perché i bambini non hanno superiorità, perché non hanno capacità di violenza fisica, perché la violenza fisica possono soltanto subìrla.
Essi non possono opporsi fisicamente  alla pericolosità della violenza distruttiva dell’ambiente ostile: la loro unica difesa è offrire la propria femminilità, sperando che sia idonea a trasformare la violenza fisica dell’ambiente in violenza sessuale.
Tutto questo è importante che venga fatto sapere ai bambini: per non far seguire ad essi il loro istinto, per far capire ad essi che quando diventeranno adulti avranno anche una maschilità e che, pertanto, solo allora potranno scegliere la sessualità che ritengono migliore, quella da cui deriva una gioia maggiore e stabile.
I bambini devono sapere che esistono mezzi più efficaci a garantire la loro sicurezza e la loro felicità: questi mezzi sono i loro genitori; se poi tali genitori non fossero presenti o non fossero sufficienti, ci sono le leggi dello Stato.
L’argomento pedofilia ha la sua rilevanza, ma per quanto attiene la caduta dei denti da latte ritengo sia preponderante il "toccarsi" che essi esercitano  innocentemente da soli sul loro sederino, oppure il loro succhiare il biberon o mettersi le dita in bocca (creandosi così una femminilità da fellatio).
Ovvero, che il toccarsi l’ano a seguito di appositi pruriti, costituisce per il loro organismo un piccolo campanello d’allarme in merito ad una pericolosità o superiorità dell’ambiente; una pericolosità che è opportuno prepararsi a superare mediante la caduta dei denti da latte, in base alla positiva gradualità di stimoli naturali.
Stimolante e maschile è invece "grattarsi il perineo", ovvero i testicoli (oppure la vagina nel caso di bambine), anche se va suggerita l'opportunità di un controllo "discreto e didattico" da parte dei genitori.


L’alimentazione

Secondo le comuni convinzioni, la carie è favorita o creata da un’alimentazione ricca di zuccheri; cioè dal mangiare caramelle, cioccolate, miele, eccetera.
Tali convinzioni non sono sbagliate: sono semplicemente inesatte, superficiali.
Infatti, le cose che mangiamo sono cose provenienti "dall’ambiente" in cui viviamo, cosicché tali cose dolci sono identificabili con l’ambiente stesso: un ambiente dolce, buono.
Tale illusione impedisce di percepire come pericoloso l’ambiente (ciò che è esterno e antagonista del soggetto) e fa rilassare l’individuo, lo fa sentire al sicuro,  gli fa abbassare le sue difese fisiologiche.
Ciò equivale a considerare inopportunamente, l’ano come un foro non soggetto ad invasioni dall’esterno, giacché all’esterno ci sono solo "cose buone e nessun nemico".
Consegue da tale percezione inconscia che, se l’ano può ridurre il serraggio attuato dallo sfintere anale ed accettare proporzionalmente l’ingresso nel corpo di "entità esterne", anche la difesa esercitata dai denti sull’altro foro costituito dalla bocca può subire delle riduzioni, eliminando i denti presenti in essa mediante la carie.


© Copyright  Poeta Rolando.   Tutti i diritti sono riservati.                             



      

Torna ai contenuti