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77.
Dimostrazione dell’esistenza della Psiche nella Materia e dell’oggettività dei poteri nefasti della Croce e del Verde


 
Riassunto
Il potere degli Archetipi è oggettivo, perché viene esercitato sull’individuo mediante una percezione di essi che è istantanea e rivolta, pertanto, all’inconscio dell’individuo.
 
Il significato di un simbolo che derivi da una percezione prolungata e razionale è invece un significato soggettivo, il quale è supportato da capacità paranormali con finalità reattive che alterano gli eventi futuri in un modo che è sempre peggiorativo.


 
ARCHETIPI e SIMBOLI: oggettività e soggettività del loro potere
Come dimostrato dal precedente Scritto Inumano N° 33 “Archetiposofia, Scienza della superstizione”, questa Scienza da me fondata costituisce il Settimo Senso posseduto dall’essere umano. Ai cinque sensi, comunemente verificabili anche dall’intelligenza di un bambino, deve essere associato anche il Sesto Senso costituito dalla Telepatia. Consegue da ciò che, un ulteriore senso, è definibile Settimo Senso. Tale settimo senso (Archetiposofia), consiste nel mostrare all’inconscio dell’individuo archetipi ancestrali dai quali egli possa trarre conoscenza degli avvenimenti futuri.
In altri termini, i significati dei simboli deducibili inconsciamente sulla base di conoscenze ereditarie ancestrali note come Archetipi, semplicemente mostrano dei significati. Pertanto, essi dicono per esempio, ci sarà qualcosa in movimento verso la vita (freccia all’insù. Oppure, ci sarà qualcosa in movimento verso la morte (freccia all’ingiù). Oppure, ci sarà qualcosa che cresce (linee con inclinazione basso a sinistra – alto a destra). Oppure, ci sarà qualcosa che cala (linea con inclinazione alto a sinistra – basso a destra). Oppure, ci sarà qualcosa impostato bene e giusto (linea verticale o SÍ). Oppure, ci sarà qualcosa impostato male e sbagliato (linea orizzontale o NO). Oppure, ci sarà uno scontro che annullerà ciò che è in corso (croce).
Dal SAPERE queste cose future, l’individuo potrà trarre gioia o dolore a seconda di quanto, ciò che viene indicato, coincide con ciò che l’individuo vuole. Cosicché se un individuo ha un’indole aggressiva, che ricerca continuamente gente con cui lottare, con cui scontrarsi per farle del male, quando vedrà un “simbolo di male” come la croce sarà contento. Ciò significa che la croce conserva il suo significato oggettivo di morte che crea un risultato soggettivo di gioia.
Tale precisazione trae la sua opportunità quando ci si trova di fronte ad un evento associato ad un certo simbolo che, sembrerebbe, contraddica i significati basilari della Archetiposofia.
È dunque opportuno analizzare il valore di un orientamento fondamentale dell’archetipo.
Per capire tale apparente astrusità, si consideri un individuo che sta guidando la sua automobile percorrendo una certa strada.
Si ipotizzi che questa strada venga appurato che sia orientata (per esempio) verso il nord: tale convinzione avviene sulla base di quanto deducibile dal paesaggio, da una strada in salita e/o in discesa, dalle città incontrate secondo una  certa sequenza, oppure da quanto deducibile dal navigatore satellitare.
L’insieme di tali cose ci fa oggettivamente dedurre che tale strada conduce a NORD. Tale insieme di tali cose è considerabile un ARCHETIPO che, come tale, possiede dunque fattori generatori OGGETTIVI. Per esempio, se dovessimo andare in una località in riva al mare raggiungibile in cinque minuti e, nel contempo, ci trovassimo in una strada in salita che stiamo percorrendo da mezz’ora, è difficile pensare che tale strada porterà al mare (giacché il livello del mare è tipicamente sempre inferiore a quello della terraferma ed è quindi raggiungibile solo con strade in discesa….).
In tale situazione, siamo in rapporto con un Archetipo che, come tale, è interpretabile in un solo modo. Un modo che è oggettivo. Si ha infatti un archetipo che, mediante gli aspetti razionali  forniti dagli usuali 5 sensi, sostanzialmente ci sta dicendo: “Se vai in salita arriverai in cima ad una montagna e non certo al mare”!
Tornando dunque all’individuo che sta percorrendo una strada in cui sono presenti elementi di conferma, la quale porta oggettivamente in luoghi ubicati a NORD, gli si potrebbe dire: “L’archetipo composito di questa strada significa che stai andando verso nord”.
Tale individuo potrebbe tuttavia dire che l’archetipo di tale strada non ha un significato OGGETTIVO, perché egli è libero di interpretare SOGGETTIVAMENTE gli elementi che tacitamente dimostrano che la strada conduce a NORD.
Nel senso che egli non si ritiene obbligato a percorrere tale strada verso NORD: egli può liberamente scegliere un’altra strada, un altro percorso che si allontana dal tragitto logico implicito nella citata strada verso NORD. Tale individuo può dunque vagare in qualsiasi direzione secondo una interpretazione SOGGETTIVA della citata strada, che viene considerata come parte iniziale di un altro percorso ipotetico qualsiasi ubicato ad EST e, come tale, diventare un ARCHETIPO SOGGETTIVO che giunge anch’esso a NORD.
Un Archetipo soggettivo che, in tal modo, non è più un Archetipo (infatti, l’Archetipo può costituire soltanto la cosa giusta, perché stabilita dall’esperienza ancestrale), bensì un’interpretazione simbolica aberrata da esigenze soggettive. Nel senso che, tali esigenze soggettive, gli impongono di rifiutare l’oggettività dell’Archetipo.
Per fare un esempio più semplice: se un automobilista sta percorrendo in automobile una strada e gli si dice che è costretto a seguire la rettilineità della strada, egli potrebbe obbiettare che ciò non  è vero, perché lui è libero anche di sterzare a destra o a sinistra…..Con tale risposta, però, egli non considera che tale libertà non rientra più tra le cose positive giuste che consentono di vivere. Sterzando a destra o a sinistra mentre percorre una strada diritta, tale automobilista finisce fuori strada!
Così, per esempio, l’Archetipo di un segnale stradale che ci informi che la strada che percorreremo avrà una brusca curva non costituisce un “ARCHETIPO Soggettivo”: “l’archetipo soggettivo” sarà quello che l’individuo “sentirà come giusto” e che gli farà ritenere logico accelerare, anziché rallentare, la velocità della sua automobile.
Queste elucubrazioni astratte potrebbero sembrare un esercizio di retorica pleonastica. Invece esse sono, più realisticamente, un modo delicato che consente una interpretazione degli archetipi che sia la più oggettiva possibile; ciò allo scopo di trarre oggettivamente i massimi benefici, ai quali tende la presenza di tale facoltà umana di prevedere il futuro da me chiamata Archetiposofia. Va precisato che tale facoltà è stata definita “Settimo Senso”; paragonandola agli altri sensi notori finalizzati a CONOSCERE la realtà che circonda l’essere umano, perché essa non è un esercizio razionale.
La razionalità ed oggettività della sua esistenza appartiene infatti ad un’attività psico-biologica del corpo umano, la quale è attinente che appartiene ad un altro ordine di grandezza delle cose, il quale viene da noi definito mediante ragionamenti.
I ragionamenti richiedono infatti un certo tempo di vari minuti o di vari secondi. Nell’Archetiposofia tali ragionamenti avvengono invece istantaneamente, in tempi che non appartengono alla razionalità: siamo al livello del “MAGICO”.
Un livello che non si deve  credere probabile o improbabile: esiste indiscutibilmente come esistono indiscutibilmente i calcoli in tempi infinitesimali che effettua il cervello (si dice….) nel confrontare l’immagine fornita dall’occhio destro con la differente immagine dell’occhio sinistro per stabilire alla coscienza il significato di sintesi.
Ciò vale ovviamente per l’udito  e per infiniti tipi di calcolo con cui il cervello stabilisce, per esempio, il comportamento di violenza da adottare nei confronti dell’ambiente sulla base delle due differenti valutazioni fornite dalle differenti forme del volto destro rispetto al volto sinistro (il volto sembra simmetrico, ma notoriamente è asimmetrico): ciò è quanto emerge dalla conoscenza della PSICOSTASÍA FISIOGNOMICA  (vedasi www.psicostasia.it).
L’espressione sopra citata “modo delicato” potrebbe risultare incomprensibile, cosicché è opportuno fare esempi che siano più eloquenti. Consideriamo l’archetipo della CROCE. Esso è il massimo del pericolo; esso è in analogia con la morte, con la fine delle cose. Finché la discussione su tale archetipo avviene in un salotto tra signore sfaccendate che sorseggiano il “tè delle cinque” (tea time), rimarrà sempre una curiosità culturale. Se invece tale archetipo coinvolge i milioni di persone religiose cattoliche, che basano il loro Credo nell’emulazione di Gesù Cristo… l’interpretazione di tale archetipo è soggetta a forzature ideologiche (soggettività) sofferte. Nel senso che la croce, essendo simbolo di Dio, deve essere benefica per forza! Più croci ci sono meglio è!
È a questo punto del discorso che diventa faticoso trovare concetti con cui evidenziare eventuali positività concrete di tale archetipo funesto!
Per esempio, un cattolico riterrà positiva la croce in quanto espressiva della PRECISIONE, perché consente di creare luoghi geometricamente infinitesimali (il punto di incontro delle due rette che formano la croce) e pertanto leggerà nella figura della CROCE un positivo incoraggiamento, perché nel futuro ci saranno cose più precise, più concrete, più affidabili, più serie…..
Può darsi che sia così; ma io sono più propenso a considerare tali giudizi un qualcosa che conferisce proporzionalmente all’Archetipo un suo valore SOGGETTIVO, ovvero FALSO, perché come già detto l’ARCHETIPO può essere solo OGGETTIVO.
È importante considerare che la percezione dei simboli per utilizzarli al fine di prevedere gli avvenimenti futuri che ci riguardano, è una percezione istantanea, inconsapevole: come se tali simboli venissero visti soltanto dal nostro inconscio.

 
Le modifiche apportate dalla conoscenza razionale dei simboli
Una particolare situazione è pertanto quella che si crea quando si conosce razionalmente il significato dei simboli, ovvero ciò che essi profetizzano. Infatti, dal momento che rileviamo coscientemente un simbolo significante un evento futuro sfortunato, istintivamente attiviamo difese, reazioni che contrastino, annullino l’evento nefasto vaticinato suggerito dal simbolo. È tipico infatti che, di fronte ad un simbolo negativo, quale per esempio un “gatto nero che ci attraversi la strada”, gli uomini si tocchino i testicoli, attuando in tal modo uno “scongiuro”. Altra gente fa tali scongiuri in altri modi, per esempio toccando un corno rosso o un amuleto personale.
Ovviamente stiamo parlando di prassi popolari messe in atto da persone superstiziose.
Una persona NON SUPERSTIZIOSA non ha bisogno di toccarsi i testicoli, né di toccare talismani contro il potere che, si dice, sia esercitato da tali cose notoriamente portatrici di sventura.
Alla base della differenza di valutazione dell’Archetiposofia (ovvero dei significati simbolici di essa che siano ritenuti soggettivi oppure oggettivi) vi è una necessità dell’individuo di ritenersi dotato di poteri ultraumani, parapsicologici, oltre la normalità. Tale individuo, che è quello che ritiene soggettivi i poteri dell’Archetiposofia, è cioè un individuo che si sente “un po’ Dio”. Per tale ragione, appena giunge alla sua coscienza razionale un simbolo archetiposofico, egli fa scattare in sé tutte le possibili reazioni, atte ad attuare un evento che sia l’opposto di ciò che teoricamente è stabilito dall’archetiposofia. In tale sua reazione, tuttavia, l’individuo (che si sente quasi – divino) non considera che i significati dell’Archetiposofia possono estrinsecarsi solo se essi vengono percepiti inconsciamente. Infatti, dal momento che essi vengono percepiti razionalmente, essi perdono proporzionalmente la loro funzione, in quanto annullati da entità negazioniste. Nell’antichità l’essere umano era sicuramente dotato di maggiori poteri psichici. Il successivo sviluppo delle conoscenze scientifiche ha fatto abbandonare proporzionalmente le conoscenze “magiche” per sostituirle con le più affidate conoscenze razionali. Nonostante ciò, tuttavia, i simboli degli archetipi conservano il loro valore anche se percepiti razionalmente, quando essi vengono accettati, ovvero condivisi coscientemente.
Tali spiegazioni potrebbero apparire “di comodo”, ma per capire il loro senso sottile è sufficiente considerare aspetti delle conoscenze scientifiche comuni.
Per esempio, la scrittura è visibile perché l’inchiostro con cui viene effettuata ha un colore  (blu, nero…) che  è differente dal colore bianco della carta. Se si scrivesse con un penna avente inchiostro nero su di un foglio nero, difficilmente si riuscirebbe a leggere quello che essa scrive.
Altro esempio che si riferisce al recente  passato, quando le  pellicole fotografiche venivano impressionate dall’immagine NEGATIVA e traevano la possibilità di vedere tale immagine solo mediante le notorie modalità di SVILUPPO del POSITIVO; uno sviluppo che avveniva con appositi reagenti che dovevano operare nella “Camera oscura”, cioè al buio. Ciò che era stato impressionato dalla macchina fotografica sulla pellicola (rullino…) sarebbe stato cancellato, sarebbe sparito, sarebbe stato annullato, se fosse stato esposto alla luce prima degli usuali trattamenti chimici in camera oscura.
In altre parole , l’immagine catturata dalla macchina fotografica poteva esistere solo in quelle specifiche condizioni di ambiente buio (quello all’interno della macchina fotografica, dove la luce può entrare solo istantaneamente, quando avviene l’apertura dell’otturatore per una piccolissima frazione di secondo chiamata scatto, click…). Tale ambiente oscuro è paragonabile all’oscurità analogica dell’inconscio.
Da questi fatti si può pertanto distinguere tra una fenomenologia naturale (il significato oggettivo degli Archetipi  finalizzato a fornire utilità all’individuo conferendogli un settimo senso) ed una fenomenologia artificiale attuativa di parziali modifiche di quanto intrinsecamente presente nell’archetipo. Una fenomenologia artificiale che è possibile solo a seguito dell’annullamento dell’inconoscibile (inconscio): mediante la percezione cosciente o razionale dell’evento segnalato dall’Archetipo e la successiva applicazione di altre forze psichiche (poteri psichici….).
Ciò allo scopo di consentire ad individui, intimamente non soddisfatti  della propria personalità, di auto – convincersi di essere talmente potenti….da sovvertire le leggi del destino, e di essere quindi super – uomini!
Tuttavia, questo loro potere, non è sufficiente  a dimostrare che i significati attribuiti ai simboli dell’Archetiposofia siano soggettivi.
I simboli degli Archetipi continuano tranquillamente ad esercitare il loro potere sul destino degli individui. Infatti, costoro, non si rendono conto di ciò che (inconsapevolmente) percepiscono al fine di guidare  la loro esistenza nelle direzioni migliori possibili; le avversità che essi dovranno affrontare, vengono segnalate al loro inconscio in un tempo paragonabile al “click” di una macchina fotografica: pertanto, troppo breve per poter essere colto coscientemente.

 
L’esistenza di poteri magici umani
Da queste considerazioni appare dunque che, i significati oggettivi intrinseci del simbolo dell’Archetiposofia,  quando acquisiscono significati ad essi contrari è perché è intervenuta un’azione psichica. Un’azione psichica espressiva di quel potere della mente evidenziato dalle tante discipline extra scientifiche, generalmente originate da antiche conoscenze del pensiero orientale, tra le quali la più conosciuta è lo YOGA.  Tali discipline ormai universali, atte alla espressione di poteri psichici al di là delle sconoscenze razionali, hanno trovato illustri personaggi, maestri di esse anche in occidente, quali Aleyster Crowley e George Gurdjeff. Personaggi che, come tutti quelli che appaiono “scomodi” alla limitata scienza razionale contemporanea perché esercitanti azioni METAFISICHE , generalmente sono riportati nelle enciclopedie tradizionali in modi tali da non far capire concretamente chi erano. Altri personaggi vengono invece inquadrati come imbroglioni, ovvero maghi che fanno magie con dei “trucchi” e pertanto non degni di essere menzionati nelle enciclopedie….
Tanto per capirci, consideriamo le magie effettuate, al di là di ogni logica o legge fisica conosciuta, dal “mago” David Copperfield: per chi non sapesse chi è, informo che costui è un mago che, con i suoi spettacoli pubblici, in presenza di decine di migliaia di spettatori paganti e diffusi in tutto il mondo dalla televisione, è diventato un arcimiliardario. Il commento che può essere tratto da tale fatto è che, il pubblico, non pagherebbe i soldi necessari per vedere i suoi spettacoli se fossero “spiegabili o normali”…..
“Voci di popolo” raccontano che in ogni epoca storica sono esistiti maghi o simili, ai quali si rivolgevano i re per avere il loro intervento magico al fine di vincere delle guerre o al fine di conservare il loro regno. Dico “voci di popolo” perché, come requisito fondamentale, ogni “azione magica” richiede riservatezza sul suo svolgimento: è infatti come se, la conoscenza di esse da parte di una molteplicità di persone determinasse la presenza della realtà materialistica in una realtà della NON MATERIA.
È come se si pretendesse di dormire ad occhi aperti per vedere cosa succede attorno a noi! Il mondo del sonno è un mondo in cui la nostra cognizione esistenziale svanisce perché è un mondo irreale nel quale non possiamo agire con la nostra materialità o stato di veglia razionale. Quando svegliamo qualcuno che dorme, semplicemente lo strappiamo dal suo mondo onirico impedendogli, così, di fare tutto quello che egli inconsapevolmente stava facendo mentre dormiva. Similmente, se una persona sognasse di fare all’amore magnificamente con un’altra splendida persona, allorché venisse svegliata da terzi, non potrebbe più proseguire da sveglia cosa stava facendo (come se fosse vero…) mentre stava sognando! Un sogno così bruscamente interrotto dal risveglio, svanirebbe insieme a tutto il mondo onirico di cui faceva parte l’individuo sognante.
Per fare alcuni esempi di poteri della mente, esercitati da certi esseri umani ma dei quali non sarà mai ottenibile alcuna prova, possiamo citare ciò che risulta dalle comode “leggende metropolitane”, le quali giustificano coloro che non credono in tali leggende a causa della loro intelligenza: persone “troppo intelligenti…ubriacate dalla parola scienza…”!
Così di CROWLEY Aleister, quando un’enciclopedia lo definisce “occultista, cultore di tradizioni indiane, tibetane, cinesi, dedito a esperienze esoteriche e magiche” rende difficile capire quali  cose concrete egli abbia fatto. È dunque per queste situazioni che per qualcuno potrebbero risultare utili le citate leggende metropolitane.
Una di queste leggende narra per esempio che, durante la seconda guerra mondiale, il capo del Governo Inglese Winston Churchill abbia richiesto ed ottenuto dal citato CROWLEY il suo intervento con poteri magici, per vincere la guerra contro Hitler! Ora, rileggendo la storia della Seconda Guerra Mondiale e le varie “fatalità” che coinvolsero l’esercito tedesco, ecco come tali fatalità potrebbero avere sorprendenti spiegazioni a cui è difficile credere…
Sempre secondo le ipotizzate leggende metropolitane, l’altro personaggio precedentemente citato, GURDJEFF Georges Ivanovic (noto ufficialmente come filosofo ed asceta armeno che insegnava la “quarta via”…), contribuì anch’esso alla sconfitta di Hitler mediante il suo intervento magico, richiestogli da Stalin.
Si narra che………per verificare i suoi poteri magici, Stalin gli avesse fornito un “lasciapassare” costruito da parole sconosciute prive di senso, che Gurdjeff doveva mostrare alle guardie per superare tutti i livelli di sicurezza, atti ad impedire a qualsiasi estraneo di giungere al cospetto di Stalin. Ebbene, con quello che di fatto era un foglio di carta privo di qualsiasi significato, Gurdjeff si ripresentò a Stalin… e fu così che Hitler perse la guerra! Di Hitler, per contro ed a conferma della riservatezza richiesta dallo svolgimento delle azioni magiche, tutti sapevano del suo interesse per i poteri occulti e delle ricerche in ogni parte del mondo delle antiche sapienze esoteriche.
Ritornando pertanto all’argomento di base, risulta evidente che i poteri degli Archetipi sono costanti ed oggettivi, perché derivanti dalle esperienze ataviche dell’uomo come “semplificazioni della semplificazione della semplificazione”, oltre la quale non si può proseguire.
È un po’ come quando l’uomo cercava l’essenza della materia, spaccando le molecole fino a renderle, talmente piccole, da evidenziare un tipo di materia che non fosse ulteriormente scomponibile.
Egli giunse infatti all’ATOMO che, come significa etimologicamente la parola, significa NON DIVISIBILE.
Gli atomi infatti (gli elementi chimici) esprimono varie tipologie di materia, ma nessuno di essi è divisibile.
La fisica ci ha sì insegnato che gli atomi sono “spaccabili” separando i protoni del nucleo dagli elettroni orbitanti, ma così facendo non si ha più la materia originaria: si hanno appunto solo protoni ed elettroni, che potrebbero liberamente costituire altri tipi di materia dipendentemente dal loro numero e disposizione spaziale.
Che i maghi possano fare tante cose portentose è un fatto, che l’Archetiposofia abbia dei significati oggettivi è un fatto completamente diverso.
Ciò non esclude che essa possa subìre modificazioni, ma tali modificazioni non sono quelle creabili come “eccezioni alla regola” da parte della magia, bensì sono quelle creabili dalla razionalità oggettiva idonea alle modifiche della regola.
 
 
La CROCE
Il fatto che il simbolo della croce esprima per l’Archetiposofia un valore assoluto e non soggettivo è dimostrato da un’infinità di esempi. Come già rilevato nell’altro mio scritto N°33 ”Archetiposofia : scienza della superstizione”, non appare casuale né soggettivo il fatto che l’esercito nazista di Hitler avesse come suo simbolo rappresentativo la croce: tutti i carri armati, tutti  gli aeroplani e qualsiasi cosa militare,  avevano riportata su di sé una croce classica a raggi uguali.
 
Come è noto, tale esercito fu sconfitto su tutti i fronti. Tra i simboli che, come amuleti, dovevano accompagnare tutti i soldati vi era una fibbia della loro cintura; tale fibbia era comprendente una corona circolare in cui era scritto GOTT MIT UNS (Dio è con noi) ed al centro era presente un’aquila in posizione di riposo che, tra i suoi artigli, teneva una SVASTICA.
Già il fatto che tale svastica sia tenuta in una posizione inferiore (pronta per essere lasciata cadere….) e con la punta in basso (freccia all’ingiù.) costituisce un simbolo nefasto.
Se poi consideriamo che la tipica svastica nazista è una croce che riporta, sulle estremità dei suoi quattro raggi, tratti perpendicolari come se fossero ripiegati all’indietro da un movimento rotatorio, rileviamo un ulteriore fattore nefasto. Il senso di tale rotazione immaginaria è anti – orario. Tale caratteristica va confrontata infatti con il seguente elemento: le lancette degli orologi si spostano in un certo verso (verso orario) che attesta universalmente lo scorrimento del tempo e, quindi, la sussistenza positiva della vita che lo percepisce; una rotazione delle lancette in un verso contrario, cioè all’indietro, è necessariamente in analogia con la negazione della vita, cioè con la sconfitta e con la morte.
Ora è difficile pensare che milioni di tedeschi interpretassero soggettivamente tali simboli, anziché percepirli inconsciamente nel loro significato oggettivo nefasto. Essi credevano infatti di vincere sempre e tutto perché “Dio era un loro amico”, come conseguenza del fatto che loro mostravano a Dio la loro fede in lui ostentando, appunto, il simbolo cristiano della croce.
Essi hanno di fatto ripetuto lo stesso errore fatto nei secoli precedenti dai Crociati che avevano la spada a forma di croce e una croce enorme pure sui loro scudi, vestiti e addobbi: come è noto infatti, le crociate subirono sempre sconfitte ed il Santo Sepolcro rimase in mano agli arabi (che avevano scudi rotondi, scimitarre, ed altri simboli più positivi della croce).
A completamento del discorso va rilevato che, secondo l’Archetiposofia, il simbolo negativo della croce è espresso da qualsiasi INCROCIAMENTO tra linee. Pertanto, quando si vedono gli incrociamenti presenti nei marchi (brand) dell’ARCELOR MITTAL (acciaieria di Taranto) oppure dell’ASTRAZENECA (produttrice di vaccini ANTICOVID) e si considerano i problemi che nel recente passato hanno coinvolto la loro attività produttiva, è difficile non pensare che tali “croci” siano nefaste.
Ovviamente tutti i cristiani sono d’accordo con tale loro interpretazione soggettiva!
D’altronde non hanno tutti i torti se dalla adorazione della croce essi traggono fiducia nella vita quanto semplice passaggio necessario per giungere ad un paradiso concesso ad essi da un Dio apprezzante la loro fede!


Il VERDE
Un altro simbolo dell’Archetiposofia che si tende a considerare soggettivamente come positivo, nonostante la sua intrinseca negatività è il colore verde.
Il verde è infatti visto come simbolo della natura, dell’erba, delle piante che nutrono gli animali erbivori e quindi simbolo della vita dell’uomo che, essendo carnivoro, ha bisogno di animali erbivori da mangiare.
In realtà il verde è simbolo dell’ESPANSIONE.
Vediamo infatti che sulla Terra, le piante tendono a ricoprirla; le piante, quando sono lasciate libere di crescere invadono e coprono qualsiasi terreno e qualsiasi costruzione umana: si pensi alle città sepolte dalle foreste in certe zone del mondo!
Io stesso ho visto come un palazzo, costitutivo di un grande albergo che aveva cessato la sua attività, nel giro di una decina di anni era stato sommerso da ogni tipo di vegetazione spontanea.
Peraltro, non si può non considerare il fatto che isole, create nei mari dalla eruzione di vulcani e pertanto prive di vita, piano piano vengano ricoperte da una vegetazione nata da semi portati dal vento. Una vegetazione che fa diventare un’isola, fatta di sola lava solidificata, in un luogo dove sviluppare rigogliosa  vita vegetale ed animale.
L’Islam che, adotta tale colore,esprime perfettamente il potere dell’ESPANSIONE. Esso è dimostrabilmente una religione vincente, giacché aderiscono ad essa un numero di persone sempre maggiore, in qualsiasi nazione del mondo.
Nonostante tale positività il verde racchiude in sé anche il concetto di sofferenza che, peraltro è tipico di tutte le religioni. Le religioni nascono  infatti dalla serietà che viene generata quando l’essere umano ricerca un senso da dare alla propria vita.
Esempi delle citate sofferenze sono i seguenti.
Si dice infatti “Verde Speranza”, ovvero una condizione in cui il Verde induce a sperare in un future migliore.
Si dice anche “Verde di rabbia” per indicare uno stato d’animo non gioioso.
Si dice inoltre “essere al verde” per indicare la condizione di chi non  ha denaro.
È tuttavia importante considerare che il simbolo costituito dal colore verde ha un significato doppio. Questa proprietà è posseduta anche dal colore NERO. Il nero ha infatti analogie con il buio, con l’assenza di vita ma, nel contempo, ha anche il significato di serietà: quella serietà indispensabile a chi vuole acquisire e mantenere la ricchezza. Infatti, quando una persona muore crea nell’ambiente dei vivi che lascia, due effetti: 1) il dolore per la  perdita di una persona amata; 2) la gioia di ricevere in eredità le ricchezze che erano possedute dalla persona morta.
Così il verde, come il nero, non ha mai un significato singolo, ma sempre doppio.
Da un lato il potere vincente dell’espansione , ma dall’altro lato la sofferenza creata dalla presenza di entità ostative.
Come nel rapporto dell’uomo con la vegetazione: dalla vegetazione egli può trarre la sua alimentazione, ma anche la fatica intrinseca dell’agricoltura e l’aleatorietà delle condizioni climatiche.
Forse tali concetti contradditori del verde trovano un loro esempio utile alla loro comprensione da un fatto di cronaca che avvenne una decina di anni fa.
In sintesi, tale episodio riguarda una giovane artista donna che voleva vivere in tutto il mondo (espansione), ma che per farlo doveva esporsi a dei pericoli utilizzando l’auto – stop per i suoi spostamenti.
Tale vicenda è da me ricordata per il fatto che tale artista amava il verde in un modo quasi esclusivo.  Per lei tutto doveva essere verde, per esprimere la natura, la fratellanza, l’amore. Sta di fatto che, durante uno dei suoi viaggi in auto-stop fu violentata ed uccisa.
Qui di seguito è riportato un articolo tratto dal Corriere della Sera del 14 aprile 2008 costitutivo di un esempio di ipotetici poteri esercitati dal colore verde ma soprattutto dal fatto che non basta soggettivamente ritenere positivo un Archetipo (il verde) per togliere ad esso i suoi valori oggettivi.
 
 
 
ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA
 
IL RIENTRO DELLA SALMA
«Milano si colori di verde per l'addio a Pippa»
 
La famiglia voleva anche una bara verde («Si vestiva sempre con quel colore») ma la legge non lo permette
 
Appello della madre.
 
Erdogan: faremo giustizia
 
MILANO — «E poi parlano tanto di libertà...». La signora Elena non lo dice con intento polemico. È solo che avrebbe voluto la libertà di scegliere il colore della bara di sua figlia. La voleva verde perché la sua Giuseppina, in arte «Pippa Bacca» e di cognome Pasqualino di Marineo, amava il verde più di ogni altro colore. Ma in Comune hanno detto di no, nessuna deroga: «le leggi e i regolamenti non lo consentono» è costretta ad accettare Elena. E allora che sia verde tutto il resto, chiede lei. Che i commercianti espongano lumini e candele verdi al passaggio del corteo funebre. Che chiunque vorrà venire al funerale di Pippa (sabato alle 11, nella chiesa di San Simpliciano, a Milano) abbia con sé qualcosa di verdeggiante, un vestito, una borsa, un fazzoletto. Qualcosa in ricordo dello spirito e del messaggio di questa ragazza partita da Milano l'8 marzo per raggiungere Israele in autostop, vestita da sposa perché nessuno meglio delle spose, era certa, sanno trasmettere pace e amore. Era la performance artistica di una ragazza cresciuta alla corte di Piero Manzoni, lo zio famoso in Italia e in Europa per la sua «merda d'artista». Giuseppina aveva 33 anni. Il 31 marzo ha accettato il passaggio sbagliato, in Turchia, l'ultimo della sua vita. Murat Karatash, un balordo di 38 anni, l'ha caricata sulla sua Jeep, a Istanbul, l'ha violentata, uccisa e seppellita sotto pochi centimetri di terra e foglie. L'hanno ritrovata nella notte fra venerdì e sabato scorso, nuda. Il suo vestito da sposa e tutto il resto era a casa di lui, arrestato e reo confesso quella stessa notte. Il primo ministro turco Tayyip Erdogan si dice «profondamente rattristato» e spiega che non trova «le parole per descrivere questo brutale omicidio. La giustizia turca farà il suo corso» assicura alla famiglia di Pippa. Ma a casa Pasqualino di Marineo nessuno ha mai temuto nemmeno un istante che la Turchia non facesse giustizia. «La Turchia ci è stata molto vicina, molto di più di qualche italiano — dice Elena —. Pippa avrebbe rischiato se fosse andata scosciata irritando il sentimento musulmano ma lei era una brava ragazza e in Turchia c'è rispetto per le donne...». I grandi giornali turchi ieri hanno pubblicato titoli in italiano, con sfondo tricolore, «perdonaci Pippa», «siamo molto addolorati ». Stasera alle nove la bara atterrerà a Malpensa. Dentro una sposta perduta per sempre, vestita di verde.
 
Giusi Fasano
14 aprile 2008
 
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