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58.

POTERE DEI SIMBOLI: esempio RESTYLING ALITALIA



RIASSUNTO

Quando si affida la rimozione di un cancro ad un infermiere, anziché al più grande chirurgo del settore, la guarigione è poco probabile.
L’ ALITALIA è da molti anni sofferente, perché ammalata di cancro.
Tale cancro è il suo colore verde.
Io stimo Luca Cordero di Montezemolo (ex presidente dell’Alitalia). Il fatto che tale mia stima sia ben riposta, è confermato dal credito che io ritengo egli abbia dato alle mie scoperte, attinenti gli ARCHETIPI ed il potere espresso dai loro Simboli. Tali mie scoperte sono quelle illustrate dai miei Scritti Inumani  N° 33, 53, 56, 57 presenti su questo mio sito www.poetarolando.com
Tale credito verso le mie scoperte l’ho dedotto casualmente, in tempi recentissimi successivi alle notizie televisive dell’immanente fallimento dell’Alitalia. Da tali notizie televisive ebbi modo di vedere aerei Alitalia senza la tipica nefasta striscia orizzontale verde. Il fatto era per me sorprendente; esso richiedeva un approfondimento chiarificatore, mediante i potenti mezzi di Internet.
Così, emerse un sito www.stylecult.it , nel quale erano illustrate recenti modifiche fatte sull’aspetto degli aerei Alitalia.
Tali modifiche esprimevano TANTA BUONA VOLONTÁ, ma anche TANTA INCOMPETENZA. Una incompetenza che è tale, solo perché esaminata dal massimo conoscitore della materia (che modestamente sono io…); una incompetenza che merita, dunque, una benevola giustificazione. Tuttavia, poco giustificato è il fatto che, di fronte alla soluzione di un problema così delicato e difficile, non si sia CONSULTATO il sottoscritto POETA ROLANDO (in arte ….Petrus!), nonostante il suo telefono sia chiaramente indicato nella Home Page.
Peraltro, ho sempre dimostrato di risolvere problemi che gli altri non erano capaci di risolvere.
Per comodità del lettore, il citato contenuto del sito www.stylecult.it è trascritto nel prosieguo di codesta mia analisi.
A prescindere dal fatto che io possa essere bravo oppure pazzo, trovo importante qui aggiungere mie ulteriori specificazioni sull’argomento ARCHETIPOSOFIA (scienza della superstizione) allo scopo di offrire pubblicamente una CONCRETA SOLUZIONE DEL PROBLEMA ALITALIA. Tale soluzione la ritengo possibile agendo sui meccanismi magici della percezione inconscia, onde CREARE eventi spontanei atti a determinare la RESURREZIONE dell’ALITALIA. In questo modo, spero di fare il bene, non solo delle decine di migliaia dei suoi lavoratori, ma anche di tutti i cittadini italiani. Infatti, se le mie citate specificazioni verranno correttamente attuate, gli italiani potranno smettere di pagare i debiti creati da essa.



L’archetipo del colore VERDE

Il colore verde esprime un dolore creato da lotte senza vittoria: un dolore che si genera in tempi successivi ad una iniziale accettazione gioiosa di esso. Il colore verde ha dunque attinenza con la delusione di una speranza perduta.
Il verde è l’archetipo di un dolore derivante da lotte che non finiscono mai. Lotte dai risultati effimeri, lotte che non portano mai alla gioia della vittoria.
Tale archetipo del verde fa capire che, il colore verde, è apprezzato da persone sofferenti per una loro intima struttura psicologicamente rifiutata, la quale è generatrice di invidie e di esigenze malevoli verso il prossimo.
Tali persone che si sentono a loro agio nel colore verde sono fisicamente forti; forti e robuste, proprio per scontrarsi con tutti, per lottare sempre: anche senza una ragione oggettivamente plausibile.
Tali persone si sentono "psicologicamente deboli"; esse hanno bisogno di minacciare ed aggredire fisicamente gli altri, proprio per crearsi una barriera protettiva, mediante la paura che tendono a creare negli altri. L’asprezza suscitata psicologicamente dal colore verde serve a tali persone per non rilassarsi mai, per essere tese e sempre pronte a scontrarsi con il mondo. Ciò allo scopo di avere attorno a sé persone succubi, impaurite, inermi e ritrovare, così, una possibilità di scherzare derivante dalla gioia di esercitare vittoriosamente un dominio su qualche sventurato che vuole conservare la propria serenità.
Va considerato, infatti, che più si soffre, meno la vita è piacevole e quindi si è maggiormente propensi a correre il rischio di perderla scontrandosi con chi ci sta attorno.
Resta il fatto che tali persone amanti del verde sono persone psicologicamente dipendenti dagli altri. Tali persone hanno bisogno di lotte creanti in sé stesse apparenti sofferenze per giustificare la loro esigenza di lottare, di scontrarsi fino a morire, allo scopo di fuggire una propria vita piena di invidie, di rancori, di disperazione violenta.
La presenza del verde è pertanto da evitare, nella misura in cui costituisce una DROGA dietro cui si celano le citate persone che, imponendo socialmente il verde, creano reversibilmente le sofferenze e le lotte ad esse necessarie per colmare le proprie lacune esistenziali.
La descrizione degli Archetipi è difficile, perché richiede paragoni con cose della vita che aiutano a capire ma che, purtroppo, sono inevitabilmente non precise a causa del fatto che sono "simili" ma non "uguali".
È un po' come sperimentare sugli animali i farmaci contro le malattie umane: si hanno inevitabilmente risultati approssimati.
La descrizione degli Archetipi richiede cioè similitudini di confronto con cose conosciute per concretizzare, proporzionalmente, significati essenziali, concisi.
A volte è dunque più comodo considerare tanti esempi, per rilevare così l’elemento che sia comune ad essi. Per capire tale impostazione concettuale, si potrebbe esaminare l’ipotesi che il verde è un colore rilassante. Cerchiamo dunque di esaminare le cose verdi per capire se tale ipotesi è giusta oppure se è sbagliata.
Cos’è il verde? Un prato! Io abito in un condominio che ha un vastissimo e bellissimo prato, tuttavia non ci vado mai, perché è pieno di zanzare, di ragni, di altri insetti misteriosi.
Sarà pure bello, ma per me è da evitare: sto molto meglio nella mia stanza con finestre dotate di zanzariere.
È della cronaca recente che un giovane italiano di Bolzano è stato trovato accoltellato in un parco di Berlino. Dal cronista che illustrava il parco, ho colto le seguenti parole: "Di giorno è frequentatissimo da famiglie con bambini, ma di notte è pieno di delinquenti".
Ma se, per caso, io dovessi capitare in tale parco all’alba o al tramonto, cosa devo pensare? L’alba ed il tramonto sono da considerare un aspetto del giorno, oppure un aspetto della notte? Eppure in tale parco c’è tanto verde: che faccio? Mi fido ed entro, oppure vado a passeggiare dove c’è meno verde?
Anche nei boschi c’è tanto verde, ci sono tanti alberi, ma le cronache riportano pure che in tali boschi la gente si perde, viene trovata morta per varie cause.
L’isolamento acustico, l’assenza di testimoni, la facilità di nascondersi, rendono i boschi il luogo ideale per delinquenti dediti all’agguato.
D’altronde, anche nelle favole per bambini, per spaventarli si ambientano gli eventi in boschi, nelle paurose "selve oscure" di dantesca memoria.
Non parliamo poi di salute! I parchi cittadini sono continuamenti irrorati con insetticidi, con fitofarmaci, con veleni di ogni genere che ricoprono qualsiasi cosa verde!

In termini più sintetici, il pianeta Terra può essere diviso in due parti: una parte, è quella fatta da territori ospitali, idonei allo sviluppo di quelle Civiltà dove predomina la molteplicità dei colori propri delle pietre delle case, del cemento, dell’asfalto, delle costruzioni artificiali. L’altra parte, è quella fatta dalle foreste, dai boschi, dalle praterie e dalle tante superfici coperte da erba e da alberi. Quest’ultima parte verde, casualmente, è quella meno ospitale per l’uomo; è quella in cui l’uomo deve lottare ogni momento per la sua sopravvivenza. Non solo perché trovare il cibo è difficile, ma anche perché in tali distese di verde c’è tutta "un‘enciclopedia" di animali che è preferibile non incontrare.
Checché se ne dica, la geografia del mondo dimostra che le popolazioni fuggono dalle campagne piene di verde, per concentrarsi nelle ricercatissime città inquinate dove c’è cibo disponibile, e nelle quali il verde è solo un malinteso culturale, creato dagli eccessi urbanistici modaioli.
Tornando alla verifica della validità dell’ipotesi che il verde sia un colore rilassante, direi dunque che tale ipotesi è sicuramente sbagliata.
Peraltro, non è certo un caso che si dica "sono al verde", per indicare la condizione penosa di chi è senza soldi. Nemmeno è un caso se si dice comunemente "Verde di rabbia". Non è casuale nemmeno l’espressione "verde speranza", giacché la speranza è riferita sempre ad un qualcosa che non si possiede ma che si vorrebbe avere e che, come tale, è un qualcosa che genera dolore.
Questi esempi, identificativi del verde, esprimono chiaramente situazioni di una sconfitta sociale espressa dell’epilogo di una lotta esistenziale.



Una illuminante esperienza personale

Come già detto in un altro mio Scritto Inumano, il potere evanescente dei simboli agisce dove finisce il potere delle cose concrete e razionali. Il potere dei simboli nasce cioè da un’esigenza umana di sviluppare la previsione degli eventi futuri con un’ulteriore senso (oltre ai cinque sensi della vista, dell’udito, del tatto, dell’odorato e del gusto). Tale ulteriore senso è basato sulla percezione di significati espressi da simboli che, con la loro complessità, esprimono più diffusamente e più facilmente il basilare significato criptico degli ARCHETIPI.
Vi racconto un episodio della mia vita, illustrativo del predominio di ciò che praticamente non esiste (perché agisce mediante la percezione inconscia) su ciò che invece offre l’affidabilità delle cose concrete, affidabili, razionali, logiche.
Negli anni 70 io lavoravo come impiegato all’Alfa Romeo di Milano (Portello), nel prestigioso settore delle Esperienze Speciali, dove per motivi di segretezza teoricamente potevano accedere solo gli addetti. Essendo tale settore finalizzato alla Ricerca, i suoi addetti potevano, invece, avere accesso a qualsiasi reparto mostrando il loro cartellino identificativo di appartenenza.
Per molteplici ragioni logiche (che gli eventi successivi dimostrarono illogiche…) decisi di lasciare l’Alfa Romeo, per trasferirmi nell’Appennino Marchigiano.
Avevo infatti inventato nuovi tipi di generatori eolici che, essendo sopraggiunta la famosa crisi energetica, tutti dicevano di volerli (vedasi il mio Scritto Inumano n° 49 Un generatore eolico anticonformista).
Così intrapresi la costruzione di vari prototipi da mostrare all’agenzia statale ENEA, che prometteva di elargire gli investimenti necessari allo sviluppo delle cosiddette Fonti Energetiche Rinnovabili.
In tale mia attività investii tutti i miei soldi, ricevuti come T.F.R (Trattamento di Fine Rapporto lavorativo)
Le mie invenzioni erano valide, io ero un progettista qualificato, avevo un’eccellente manualità operativa (i tre prototipi funzionanti illustrati sul mio canale YouTube furono costruiti da me nella mia "camera da bricolage"). Ritenevo pertanto, giustificatamente, di poter costruire generatori eolici migliori di ciò che allora era offerto dalla Tecnica Mondiale. Purtroppo, non sapevo che i soldi vengono dati solo a chi già ne ha molti di più; ovvero, che l’ENEA dava i suoi soldi solo ai soliti noti (di cui per ovvie ragioni non faccio nomi) con il risultato che, ora, i grandi generatori eolici esistenti in Italia sono stati comperati all’estero (e non da quelle industrie italiane che avevano ricevuto i soldi statali per sviluppare una Tecnologia Italiana!).
Per farla breve, mi comportai da idiota, perché ero convinto che avere (pronti per qualsiasi dimostrazione di efficienza) generatori eolici che fossero migliori di quelli esistenti al mondo, significasse ricevere l’interessamento dello Stato a sviluppare una specifica industria nazionale.
Non sapevo che esisteva un certo fenomeno chiamato corruzione.
Io ero un inventore tecnico, uno scienziato, mica un faccendiere!
Così mi ritrovai senza una lira. Infatti, i miei genitori mi avevano ripudiato per il fatto che avevo dato le dimissioni dall’Alfa Romeo; anche mia moglie fu ripudiata dalla sua famiglia perché aveva scelto un pazzo come me.
Così tornai a Milano (nella casa in affitto che avevo prudentemente continuato a pagare) e cercai qualsiasi tipo di lavoro.
Quando ormai ero giunto all’estremo rimedio, trovai un incredibile impiego come progettista-inventore-responsabile della Ricerca e Sviluppo di una importante Azienda.
Mi avevano preparato addirittura un ufficio totalmente nuovo presso la Direzione Generale.
Tale azienda era lontana da Milano, cosicché dovetti trovare un nuovo alloggio vicino al luogo di lavoro.
Purtroppo, tale azienda aveva il difetto di essere costituita da tre soci. Il primo era il manager che mi aveva assunto. Il secondo era un operaio-super tecnico, inventore, che aveva praticamente costruito l’azienda, ma che era stato "messo da parte" degli altri due soci che avevano deciso di affidare a me lo sviluppo tecnologico dell’Azienda. Il terzo era quello che metteva i soldi ed era sostanzialmente una persona con atteggiamento neutrale.
Di fatto, mi misi a lavorare alacremente, generando una molteplicità di invenzioni e progetti che ….stranamente nessuno voleva neanche vedere! Le lotte intestine tra i soci avevano cioè creato una situazione di stallo! La mia presenza era rifiutata a priori, a causa della rivalità creata dal citato numero due.
Ero ritornato in una situazione drammatica: potevo essere licenziato senza preavviso (il periodo di prova era di 6 mesi) e senza la necessità aziendale di fornire motivi giustificanti.
La mia situazione economica era tornata disperata.
Ricordo che, un sabato, stavo sul balcone di casa con i miei cupi pensieri, alla ricerca di prospettive in un futuro inesistente.
Lo sguardo assente cadeva sul mio "capitale" sottostante, parcheggiato nel cortile: un capitale costituito dalla mia meravigliosa automobile di seconda mano, che avevo comperato l’anno precedente per trasferirmi nell’Appennino Marchigiano.
Era una Ford Taunus 1600 coupé, carrozzeria perfetta, motore potente e perfetto, solida, con un‘affidabilità dimostrata dalle decine di migliaia di chilometri percorsi in strade di ogni tipo, quasi sempre sovraccarica per il trasporto di materiali tecnologici (che dovevo comperare a Milano perché nelle Marche non c’erano).
Era un’automobile di color Verde Smeraldo splendente che, se esposto al sole, diventava radioso! Essa era il mio orgoglio. "Comprandola, anch’io sono stato capace di fare una cosa giusta (dicevo a me stesso)"!
Mentre la guardavo con compiacimento, la ricordavo come fedele compagna di fatiche incredibili, di tanti sacrifici, di tante… SCONFITTE!
Di colpo, la guardai in un altro modo! Ma non sarà, per caso, che tale automobile mi abbia portato sfortuna? Cos’è che la identifica a colpo d’occhio? Il suo colore verde! Per caso, non sarà che il colore verde porta sfortuna? Il sospetto stava diventando troppo forte, cattivo. Gli indizi erano tanti.
Fu allora che (come solo un pazzo come me può fare) mi recai nel negozio di ferramenta del paese: comperai un barattolo di vernice ed un pennello.
La vernice era di un color beige tendente all’arancione. Come un forsennato, dipinsi tutta l’automobile, fino a far sparire da essa ogni traccia di verde.
Siccome poi, il mio folle attacco era ormai diventato implacabile, andai nuovamente al negozio di ferramenta a comperare un piccolo ulteriore barattolo di vernice, di colore simile al rame, con cui infierii anche sul cruscotto e su tutte le superfici interne nere.
Infatti, anche il nero mi diventò sospetto, e non potevo permettermi di essere indulgente.
Così aspettai incuriosito l’evolversi degli eventi fino al lunedì, quando dovevo riprendere il lavoro.
So che sto per dire una cosa incredibile, ma la dico perché è vera. Mentre stavo progettando al tecnigrafo, giunse il Numero Uno dell’azienda (quello che mi aveva assunto) e molto cordialmente mi chiese: "Cosa sta facendo di bello, signor Poeta?".
Questa domanda retorica fu l’inizio di un periodo lavorativo stabile, di soddisfazione.
Era stato sufficiente imbrattare la mia automobile con pennellate di vernice che cancellassero il verde, per cambiare le mie condizioni di vita.
Tutto scorreva bene.



Ulteriori divagazioni aneddotiche

Essendo io un "pensatore", non vivevo tale situazione passivamente, bensì cercavo di capire gli eventi, i loro collegamenti con archetipi da cogliere, da rilevare, da sviluppare.
Venivano fuori ragionamenti nuovi, quanto strani: "Ma se io, invece di continuare ad usare la mia automobile da pezzente, comprassi una nuova prestigiosa automobile lucida e dotata di simboli potenti, cosa succederebbe"?
Quale macchina aziendale, avevo a disposizione la mitica Citroen CX 2000, di cui ebbi modo di conoscerne gli effetti positivi durante i miei viaggi di lavoro, anche all’estero.
Le poche irrilevanti contrarietà che incontrai in essi, le potevo ragionevolmente attribuire alla negatività della X ed al suo colore grigio.
Giunsi pertanto alla conclusione che dovevo comprarmi una Citroen CX che fosse di color nocciola chiaro (uno dei migliori tra i pochi disponibili), con interni marroni.
Così, per vari mesi fui occupato a trovare, tra i vari giornali specializzati in annunci di vendita relativi a macchine usate, la tipologia sopra descritta (ovviamente, vecchia abbastanza da avere un costo compatibile con le mie esigue risorse economiche).
Non mi restava che fare quello che facevo normalmente; a cambiare le cose ci avrebbe pensato la mia, nuova (si fa per dire) Citroen CX 2000 color nocciola chiaro.
Fu così che, un giorno, dovendo recarmi in treno a Milano, comperai il Corriere della Sera. In tale giornale, casualmente, c’era un annuncio con cui un importante Ufficio Brevetti Internazionale cercava un ingegnere con esperienza nel settore.
Benché la mia competenza la ritengo ad un livello superiore a quella di un "ingegnere medio" valutato sulla base dei tanti ingegneri conosciuti in ambito professionale, io non sono laureato ingegnere.
Nonostante ciò, ebbi l’impulso a presentarmi subito personalmente e (per farla breve…) fui scelto fra altri candidati.
Mi fu affidata la gestione di una importante filiale "storica" (Storica, per dire che all’inizio andava bene, ma poi cominciò ad andare male a seguito di gestioni successive). Mi fu concesso uno stipendio superiore a quello di altri ingegneri della stessa Società.
Appena misi piede in questo mio nuovo luogo di lavoro, colsi una molteplicità di SIMBOLI negativi; le mie valutazioni furono confermate da quanto appresi poi dalle mie segretarie.
L’ufficio era in perdita da vari anni; in esso si erano succeduti vari Gerenti, con esiti sempre negativi; il mio predecessore era morto suicida.
Per la società proprietaria, io ero l’ultimo tentativo di mantenere la filiale: se avesse continuato ad avere bilanci in perdita, sarebbe stata chiusa.
Mi misi subito al lavoro….ma non occupandomi di Brevetti, Marchi e Diritto d’Autore, bensì restaurando con il mio usuale stile spartano (dove "spartano" è un eufemismo) pareti, mobili, sedie, scrivanie, cartelle d’archivio, eccetera. Il risultato fu quello che avevo previsto: la filiale ebbe una crescita immediata che si protrasse fino a quando lasciai il lavoro ed andai in pensione.
La causa di tutto ciò non era un segreto: avevo detto chiaramente che le mie scelte erano basate sull’utilizzazione dei poterei dei simboli che avevo scoperto. Quello che dicevo suscitava incredulità, ironia, ma i risultati confermavano le mie opinioni.
Il "miracolo" non l’avevo fatto io: l’aveva fatto, il restyling effettuato nell’ufficio e la mia Citroen CX 2000, color nocciola chiaro e con gli interni marrone!
La Citroen era da me stata individuata come positiva soprattutto per il suo simbolo, costituito dalle due tipiche V rovesciate e sovrapposte: esse erano concettualmente indicative di due "frecce" rivolte verso l’alto.
Apro una parentesi. La freccia rivolta verso l’alto è uno dei simboli di vittoria e di crescita più potenti.
A dimostrazione di tale mia opinione valga il marchio della più antica industria del mondo: la BERETTA.
Questa prestigiosa fabbrica di armi (la cui eccellenza è dimostrata dal fatto che negli anni passati le sue pistole furono adottate dagli USA, risultando le migliori del mondo…), "casualmente" ha come marchio o simbolo CINQUE FRECCE RIVOLTE VERSO L’ALTO! Chiusa la parentesi.
Tornando a parlare della Citroen, ciò che ha determinato la fine della sua identità (ora è della Peugeot) è stata la scelta di associare ai nomi delle sue auto la nefasta X: BX, CX, ZX…).
La X è una croce, il simbolo della morte, una sfortuna obliqua che investe indirettamente.
Una sfortuna che il Vaticano ha "schivato" scegliendo per sé i colori BIANCO e GIALLO.
Guardate le scenografie dei viaggi papali nel mondo: vedrete stendardi gialli e bianchi ovunque; vedrete migliaia di persone obbligate ad indossare tuniche gialle, cappellini gialli, magliette gialle! Il colpo d’occhio del successo vuole il GIALLO! Casualmente, nel recente viaggio del Papa in Turchia, dove la religione è mussulmana, c’erano solo i cappelli bianchi…qualcuno ha "consigliato" il Papa di non mostrare quelli gialli? Come mai? Sta di fatto che il potere Vaticano non è reso possibile dalla croce, bensì dai colori bianco e giallo della sua bandiera.



Un fatto storico inerente il potere della freccia verso l’alto

Come dicevo …..(scusate la digressione vaticana) torniamo a parlare della Citroen, con un altro esempio dell’incredibile potere dei simboli in senso generale (per coinvolgere indirettamente anche Simboli specifici, quale appunto il verde).
Qualche anno fa, forse per qualche ricorrenza storica attinente la persecuzione degli ebrei da parte di Hitler, si fece molta propaganda su un certo Giorgio Perlasca, un tizio di cui non avevo mai sentito parlare prima. Addirittura, la televisione mandò in onda un cosiddetto sceneggiato televisivo (film), imperniato su tale personaggio.
Venni così a sapere che si trattava di un commerciante veneto di carni, il quale era stato incaricato dalla sua azienda di andare a comperare carne in Ungheria: era il 1944.
Costui era un "fascista pentito" che, trovandosi per la citata ragione a Budapest, fu sconvolto dalle persecuzioni che i soldati tedeschi rivolgevano agli ebrei. Egli venne a sapere, infatti, che tali ebrei venivano rinchiusi in vagoni ferroviari per essere deportati in Polonia ed in Germania, dove venivano torturati ed uccisi in campi di sterminio appositamente costruiti.
Costui, con incredibile umanità e rischiando la propria vita, mise in atto un pericolosissimo sotterfugio con la complicità di altre persone. Con tale sua temeraria iniziativa, egli riuscì a salvare migliaia di ebrei, evitando ad essi di salire su quei treni di "solo andata".
Egli, quando era un fascista convinto, aveva combattuto nella guerra civile spagnola a fianco dell’esercito del "generalissimo" Franco. Della Spagna egli conosceva, pertanto, "quanto basta" per fingersi Console Spagnolo nel consolato di Budapest.
Come è noto, il citato generale spagnolo Francisco Franco era fascista come Mussolini; per tale motivo, i tedeschi consentivano agli spagnoli dei privilegi, ritenendoli amici e "potenziali" alleati (il fascismo era simile al nazismo).
Sta di fatto che tale Perlasca, un po' perché sapeva come erano fatti i fascisti ed un po' perché sapeva come erano fatti gli spagnoli, si finse Console Spagnolo.
Ciò allo scopo di mettere in atto un imbroglio a danno dei tedeschi che, per lui, era pericolosissimo.
Tale imbroglio (mi si perdoni il linguaggio semplificativo) consisteva sostanzialmente nel fornire ai tedeschi documenti (falsi, ma eseguiti con timbri e carte autentiche fornite dai complici, presenti nel consolato spagnolo di Budapest) stabilenti che, gli ebrei ungheresi indicati dai documenti da lui esibiti, erano "di competenza" della Spagna.
In questo modo migliaia di ebrei riuscirono a salvarsi.
Perlasca diventò così un eroe: tranne che per i tedeschi allorché, dopo decenni, si scoprì casualmente quello che egli aveva segretamente fatto.
Tale incredibile riservatezza, su un così grande atto di eroismo che a guerra finita avrebbe potuto ricevere grandi riconoscimenti anche economici, potrebbe sembrare la tipica umiltà dei grandi uomini.
Tuttavia, io credo che, più realisticamente, tale segretezza degli avvenimenti sia stato invece un gesto prudenziale.
Infatti, se il dittatore fascista Francisco Franco (che rimase al potere anche molti anni dopo la guerra) fosse venuto a conoscenza di certi reati a danno della reputazione fascista della Spagna, e comunque commessi in base alle leggi spagnole, il buon Perlasca sarebbe stato "garrottato" sulla pubblica piazza come traditore!
A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi: "Ma cosa c’entrano questi fatti con la Citroen?". Eccomi dunque a spiegare la ragione della loro esposizione.
Mentre io guardavo lo sceneggiato televisivo con le sue ricostruzioni ambientali dell’epoca (1944), che illustravano le azioni di Perlasca, ero un po' perplesso.
Ero perplesso, perché tutto il citato raggiro di Perlasca, nel telefilm appariva con una certa automobile del consolato spagnolo, la quale non mi convinceva.
Nelle vicende in questione, infatti, tale automobile svolgeva un ruolo fondamentale.
L’automobile mostrata dallo sceneggiato io non la vedevo un’automobile che avrebbe potuto essere capace di fornire a Perlasca la fortuna che egli ha avuto, per passare nelle strettoie pericolosissime dell’imbroglio che egli stava effettuando.
Va infatti ben considerato che i tedeschi non erano mica stupidi, né propensi a fidarsi di chi non era tedesco; ma soprattutto erano persone che stavano perdendo la guerra e che, in un minuto, ti fucilavano e ti facevano il processo!
Senonché, a fugare la mia perplessità sopraggiunse il seguente episodio. Alla fine dello sceneggiato televisivo, ci fu il solito backstage con cineforum di commentatori nel quale si disse: "Questa che ora vedete è la foto della vera automobile usata dal Perlasca; infatti, per il film, un’automobile storica come quella autentica non era stata trovata". Ebbene, sapete che macchina era? Una Citroen, mica una macchina qualsiasi! Tutte le Citroen del tempo, ma in particolare il citato modello delle azoni storiche reali, aveva la sua parte anteriore comprendente l’usuale radiatore di raffreddamento che di fatto, appariva come una "grande parete verticale" sulla quale erano presenti le due tipiche frecce sovrapposte della Citroen. Due frecce che, ad occhio, erano alte circa un metro! Gigantesche!
Predominanti sulla scena e da mostrare all’inconscio "ictus oculi" per dirgli (all’inconscio….): "IO SONO LA FORTUNA E LA VITTORIA PER CIÓ CHE STAI FACENDO"!
E fu a tal punto che io, compiaciuto, dissi a me stesso: "Adesso sì che lo sceneggiato è credibile"!



Il concetto del DOPO intrinseco del colore VERDE

Per capire il significato ambiguo del colore verde connesso alla sua capacità di creare il dolore "dopo" può essere utile riferirsi ai seguenti esempi nefasti, offerti dalle cronache attuali.
Quando si guarda il nero, si percepisce subito una situazione di serietà: la serietà imposta dal fatto di trattare e determinare cose importanti, cose attinenti il denaro, cose attinenti la morte (il buio, l’assenza della luce).
Similmente, quando si guarda il rosso, si percepisce subito uno stato di eccitazione, di forza generato dalla evocazione del fuoco, del sangue, del pericolo: tutte cose che non implicano necessariamente una sconfitta, bensì semplicemente una lotta che, come tale, può essere perdente oppure vittoriosa, ma che in ogni caso è attinente con l’energia (il sangue derivante da devastazioni violente dei corpi vitali idonee ad ucciderli).
Non è un caso che più le bandiere delle nazioni sono rosse, più nella loro storia "è stato versato tanto sangue"!
Il verde evoca invece la natura, l’erba, gli alberi. Evoca cioè quelle cose che, da sempre, l’uomo ha guardato con speranza, vedendo in esse una potenziale fonte di alimentazione: gli erbivori vivono mangiando l’erba presente in abbondanza su qualsiasi terreno. Negli alberi, poi, l’uomo ha sempre visto qualcosa di utile: per accendere il fuoco, per costruire capanne, per costruirsi bastoni, lance, frecce.
Il verde è inoltre indicatore della presenza di acqua, giacché senza acqua le piante non crescono.
Il verde riveste una sua positività specialmente perché esprime l’aumento di temperatura determinante lo scioglimento dei ghiacci e della neve, al quale segue lo spuntare delle gemme dei germogli. È la prima fase della nascita rispetto al passato di morte espresso dal freddo del ghiaccio, del bianco. Una positività che cioè è tale solo se riferita al male assoluto del freddo mortale. Una prima fase dalla quale si deve tuttavia passare a fasi ulteriori espresse da altri colori della natura. È noto infatti che, nella "materia verde" dell’erba, dei boschi, si nascondono pericoli di cui ci si accorge in tempi successivi a seguito di esperienze negative: presenza di insetti e di predatori insidiosi.
Tali concetti trovano espressioni più concrete negli avvenimenti presenti nella nostra società moderna.
Consideriamo per esempio, il recente scandalo riguardante "Il sole - 24 ore", ovvero il giornale della Confindustria.
Considerando che la Confindustria raggruppa le grandi industrie italiane, essa è il capitale dell’Italia; essa è l’imprescindibile motore dell’economia italiana.
Ciò che è della Confindustria appare dunque come un qualcosa di estremamente solido, affidabile.
Invece, in tale giornale la Magistratura sta indagando per mandare in carcere varie persone potenti, a causa di bilanci disastrosi, reati insospettabili (per esempio, vantando 300.000 lettori mentre in realtà potevano essere solo 150.000, illudendo così gli inserzionisti pubblicitari di spendere bene i loro soldi, mentre in realtà la loro pubblicità era leggibile solo da metà del numero di lettori vantati dal citato giornale).
Ma come è stato possibile tutto ciò? Semplice: è stato sufficiente dare al citato giornale la sede illustrata dalla
Figura 1: un palazzo di architettura raffinata (di quelle che fanno costare i palazzi il triplo di un palazzo normale) comprendente archetipi e simboli dotati di negatività "abbondante".
Per esempio, in tale struttura edile di
Figura 1, il tetto è appiattito orizzontalmente e con bordi affilati espressivi della pericolosità delle lame, le superfici delle facciate sono realizzate mediante tante croci; tali croci sono ordinatamente disposte in settori molteplici da tre linee solide e sporgenti orizzontali.
Come se tale contesto non fosse già di per sé nefasto abbastanza, si è "pensato bene" di associarlo ad una distesa di vetrate verdi!
Quando tale palazzo fu costruito era ovviamente architettonicamente attraente…..: i pericoli che esso nascondeva sono emersi DOPO!
Come altro esempio del potere nefasto del verde che "si vede DOPO" è citabile il famoso marchio della banca Etruria (coinvolta nei famosi scandali evidenziati dalla Magistratura), illustrato dalla
Figura 2  allegata.
Chi ha disegnato tale marchio è sicuramente un artista, e chi l’aveva scelto (e pagato) era sicuramente una persona con sensibilità artistica.
Peccato che i tanti "esperti" di immagine, di comunicazione grafica, di psicologia della percezione, fossero degli ignoranti totali in merito al potere dei simboli.
Tale marchio della Banca Etruria (la banca che dava soldi a chi ne aveva già tanti e che, per questo motivo, aveva i mezzi per non restituirli) consiste in una B (l’iniziale di Banca) stilizzata a confondersi con una E (l’iniziale di Etruria).
Tale stilizzazione, osservata con l’assenza razionale tipica degli artisti, potrebbe essere anche apprezzabile.
Purtroppo, a volte diventa necessario riferirsi alla concretezza della razionalità; come minacciava satiricamente il duo comico Guzzanti-Massironi con i buffi personaggi religiosi, Snack e Gnola: "Trova il Signore prima che il Signore trovi te"!
Ovvero, trova l’errore da solo, prima che sia l’errore ad emergere ed a crearti danni maggiori!
Gli errori di tale marchio della Banca Etruria consistono in tre profondi intagli trasversali che "rendono precaria la integrità della B (banca…) ed implicano la pericolosità della lama (gli amministratori) creatrice degli intagli. Inoltre, che tale B è VERDE! Che tale verde della B celasse dei pericoli, i risparmiatori ingannati e gli amministratori lo hanno capito DOPO.



L’articolo informativo del restyling

Il concetto del DOPO, nascosto nell’archetipo del verde, emerge anche nel marchio dell’Alitalia. Inizialmente il verde piaceva, perché consentiva di esplicitare l’italianità con i tre colori, bianco, rosso e verde, della bandiera italiana.
Ma solo perché si era innamorati dell’Italia, giacché gli occhi degli innamorati vedono nella persona amata solo le cose belle (come Lucio Battisti che non voleva credere di essere cornuto quando cantava: non è Francesca….non può essere lei!).
Ma gli innamorati sono, tipicamente, persone soggette ad una malattia (l’innamoramento…) che viene guarita da traumi successivi.
Anch’io sono italiano e continuo ad essere fiero di esserlo, ma non posso non rendermi conto che la originaria bellezza italiana sta sfiorendo, deturpata da moderne ideologie bacate.
Ciò che sta accadendo "DOPO" è, semplicemente, il tributo di dolore preteso dal colore verde presente nella bandiera italiana.
Quel verde che sta rendendo un cospicuo numero di italiani sempre più verdi di rabbia, a causa di situazioni che devono subire senza avere possibilità di cambiarle.
Ecco dunque come, anche l’Alitalia (fiera della sua italianità al punto da riempire di verde gli aerei, le divise delle hostess, gli aeroporti), si sia resa conto del pericolo insito in tale colore.
Se ne è resa conto, dopo decenni di bilanci economici in perdita, nonostante l’impegno di quelle che erano ritenute le migliori menti in strategia aziendale.
La logica non bastava più; alla base dei fallimenti gestionali dell’Alitalia c’era qualcosa di più subdolo, invisibile, inconcepibile.
Va in ogni caso ben considerato che il potere nefasto del verde si estrinseca anche nella scelta di Amministratori incapaci, oppure ostacolati dalla Politica.
In ogni caso, avvenne che i miei scritti sugli Archetipi diventarono "pulci nelle orecchie", al punto che l’Alitalia ritenne opportuno cominciare a togliere il verde da tutto il simbolismo aziendale (divisa delle hostess compresa).
Si è così giunti all’articolo giornalistico citato, presente sul sito  www.stylecult.it  ed illustrato dal seguente paragrafo.
Dopo gli esempi precedentemente esposti, come illustrazioni del potere magico dei simboli, gli argomenti seguenti ritengo che possano essere valutati in modo più corretto.

Trascrizione dell’articolo "Il rilancio di Alitalia: nuovo brand ma non solo…."
Scaricato dal sito  www.stylecult.it




Il rilancio di Alitalia: nuovo brand ma non solo…

Sembrano davvero lontani i tempi difficili di Alitalia. Fortunatamente la compagnia non solo li ha superati, ma ora il rilancio di Alitalia sembra cosa fatta!
Le nubi nere all’orizzonte si sono trasformate in un cielo azzurro e limpido, il futuro di Alitalia è ora denso di ottimismo grazie al nuovo brand, presentato solo pochi giorni fa dal top management del gruppo, ma non solo…
Il nuovo brand è caratterizzato da una rinnovata e modernissima nuova livrea degli aerei, che ben si coniuga con la nuova visual identity del marchio italiano.
Tutte queste novità sono state presentate durante un evento organizzato all’interno di un hangar dell’aeroporto di  Roma Fiumicino : presenti ben 1.500 dipendenti Alitalia, orgogliosi ed anche un po’ increduli di fronte alle novità illustrate dal loro presidente Luca Cordero di Montezemolo. Particolarmente significativa la presenza, tra gli altri, anche del Presidente del Consiglio  Matteo Renzi : Alitalia, si sa, è un orgoglio per l’Italia intera, per tutti gli italiani.
In sintesi, durante l’evento la Compagnia ha illustrato una serie di novità, introdotte in tutte le proprie classi di viaggio. L’ambizioso obiettivo è di riposizionarsi come leader nei servizi di alta qualità, e contemporaneamente ergersi ad ambasciatrice delle eccellenze italiane nel mondo.
Le novità: una nuova livrea degli aerei, dominata dalla "A" tricolore sul timone; interni delle cabine molto più confortevoli; una forte innovazione nel servizio. Eliminata la tradizionale banda verde, la fusoliera ora è colore avorio perlato e una serie di bande inclinate verso la coda dell’aereo evocano un senso di modernità e dinamicità.
Torniamo agli interni degli aerei… vi lasceranno sbalorditi! Entrando in un rinnovato aereo Alitalia, infatti, non crederete ai vostri occhi, e avrete l’impressione di essere a bordo di una prestigiosa automobile sportiva. Perché? Perché i nuovi interni sono freschi, eleganti e ben interpretano l’inconfondibile gusto italiano.
A bordo sono presenti importanti marchi italiani, che hanno contribuito attivamente al restyling della flotta ed al rilancio di Alitalia: i pellami Poltrona Frau, che ha disegnato i rivestimenti delle poltrone della nuova Business Class; le lenzuola Frette; le porcellane Richard Ginori; i kit di prodotti di benessere Ferragamo. Insomma, Alitalia porta in volo il meglio dell’Italia.
Una grande novità, per coloro che non possono proprio rinunciare ad una connessione ad internet (come me) è che, a partire da oggi, la connettività Wi-fi verrà progressivamente messa a disposizione su tutti gli aerei a lungo raggio. Le gallerie di film saranno rinnovate, e verranno anche aggiunte nuove fonti di intrattenimento. A bordo, non ci annoieremo di sicuro…




Da tale articolo, non si può non riconoscere che la Dirigenza dell’Alitalia aveva preso cognizione del pericolo costituito dal verde! Purtroppo, a certi livelli sociali molto alti non ci si può permettere di pensare in modi che non siano "politicamente e culturalmente corretti"!
Mostrarsi come persone "superstiziose" significa esporsi al ridicolo; significa offrire ai propri uomini, ai propri "detrattori professionisti", vantaggi non opportuni.
Ecco pertanto che, tutto ciò che potrebbe apparire un’espressione superstiziosa, deve essere camuffata come restyling!
Un restyling ovviamente affidato ai "migliori della classe"! A Studi di immagine e di Comunicazione Visiva che, tutto quello che fanno, è sempre "pura intelligenza e pura genialità artistica".
Così facendo, però, si è costretti a ignorare "persone impresentabili" (come me, per esempio) e, conseguentemente fare cose sbagliate, dilettantesche.
Non dico queste cose né con rancore, né con invidia, perché sono sinceramente consapevole che andare contro-corrente è pericoloso…..



L’ALITALIA simile alla Torre di Pisa

Le dico dunque solo con rammarico perché, non consultandomi preventivamente, si è perso quel tempo prezioso con cui l’Alitalia avrebbe potuto essere sicuramente salvata definitivamente. Essa sarebbe stata definitivamente salvata come ho salvato la Torre di Pisa.
Nel 2000, essa stava inesorabilmente crollando sotto lo sguardo impotente dei massimi "Crani fumanti" accorsi alla sua agonia da tutto il mondo. Fino a quando qualcuno riferì che, al Costanzo Show, cinque anni prima, un "esaltato" di nome Poeta Rolando, aveva detto che l’unico modo di raddrizzare la Torre di Pisa era quello di togliere la terra sotto le fondazioni posteriori mediante graduali trivellazioni. Un "esaltato" che, addirittura, tale modo di salvare la Torre di Pisa, lo presentò anche alla Mostra delle Invenzioni di Vorno, un paese a soli 10 chilometri da Pisa! In tale mostra si "parlò e si premiò di tutto", tranne che della mia invenzione! L’invenzione con cui, un paio di anni dopo, fu raddrizzata la Torre di Pisa dei pochi gradi necessari per metterla in sicurezza, ripristinando la sua famosa inclinazione. Ormai avevo insegnato ai Crani Fumanti cosa fare se tale inclinazione fosse nuovamente aumentata nel futuro!
Ovviamente, questi fatti non dovevano essere pubblicamente conosciuti!
Né si deve sapere che la Torre di Pisa è di competenza della Chiesa, che l’ingegnere al quale furono affidati i lavori arrivò in Italia dalla Polonia, e dalla quale era già arrivato il Papa…("Parla dei fanti, ma lascia stare i Santi", recitava un saggio proverbio popolare)!
D’altronde, il brevetto mi fu rifiutato dal "competente Ministero dell’Industria" perché tale mia tecnica (secondo loro) era la stessa con cui Vitruvio Pollione mise in piano una fontana ai tempi dell’Impero Romano!
Questo aneddoto della Torre di Pisa non lo ho citato certo per auto-commiserarmi, né, tantomeno, per pretendere impossibili riconoscimenti economici.
Lo cito, infatti, proprio perché l’Alitalia "sta per cadere" come allora (nel 2000) stava per cadere la Torre di Pisa.
È solo un paragone scaramantico che non faccio per me, ma per tutti i dipendenti Alitalia che subirebbero conseguenze spiacevoli se l’Alitalia venisse dichiarata fallita.
Questi aneddoti vengono citati al fine di favorire una mia (improbabile) credibilità quando faccio il seguente invito.
Lo so che sono superstiziose soltanto le persone ignoranti (come me….), tuttavia, c’è un proverbio che dice "NON SI SA MAI"!, Io credo che tale proverbio sia applicabile all’attuale situazione di un’ALITALIA (o chi per essa) che voglia SUBITO fare le indispensabili modifiche ai suoi SIMBOLI  rappresentativi.



Analisi archetiposofica dei simboli Alitalia

Ciò premesso penso sia utile, per conoscere "lo stato dell’arte", esaminare le insufficienti modifiche del restyling effettuato.
Nella
Figura 3 si vede l’aspetto estetico che, gli aerei dell’Alitalia, avevano nel passato e che hanno tuttora (escludendo i pochi aerei che hanno subìto le modifiche).
In tale
Figura 3 si vede chiaramente l’elemento più visibile "a colpo d’occhio". Questo modo di vedere è quello, rapidissimo, con cui l’inconscio deve esaminare le immagini della realtà per decodificare da esse i loro simboli e, così, determinare il comportamento più cònsono.
Tale elemento è la lunga striscia orizzontale, verde, presente per tutta la lunghezza dell’aereo in una posizione centrale, che gli fa contenere tutti i finestrini dei passeggeri.
Tale striscia realizza una continuità con un’analoga striscia verde, che contorna la tipica forma a "V" rovesciata della coda con i suoi impennaggi verticali.
Tale continuità ha tuttavia un aspetto duplice che, quando è simmetrico, acquisisce un valore di neutralità.
Il citato aspetto duplice è quello determinato dalla destra oppure dalla sinistra dell’aeroplano. Nell’inconscio umano delle nazioni "occidentali" (quelle attinenti con l’Alitalia), il senso della progressione temporale degli eventi avviene da sinistra a destra, come dimostrato dalla scrittura.
Qualsiasi immagine ha pertanto un "prima" che è posto a sinistra ed un "dopo" che è posto a destra.
Ciò significa che, se guardiamo un aeroplano da destra, appare l’aereo illustrato dalla
Figura 3. Da tale figura rileviamo pertanto che, "inizialmente", le vicende dell’Alitalia hanno rapidamente raggiunto "livelli elevati", nel modo analogicamente raffigurato dalla disposizione quasi verticale del primo tratto della citata grossa striscia verde.
Poco dopo, è tuttavia cominciata una discesa meno ripida e raccordata al livello posto più in basso in cui si trova il lungo tratto orizzontale della striscia.
Se consideriamo l’estensione geometrica della linea così risultante, vediamo che la zona triangolare della coda ha un’estensione che è circa 1/4 della totale estensione della linea: ciò rivela che l’Alitalia, dopo un breve periodo di successo ha avuto bilanci aziendali "sotto" (ovvero in perdita) per molti anni.
Nel volto umano esistono una parte destra ed una parte sinistra; tali parti sono tra esse differenti ed espressive di caratteristiche psichiche e fisiche dell’individuo, anch’esse differenti ma sintetizzate dall’individuo intero.
Questa proprietà è applicabile anche nell’analisi Archetiposofica degli aerei Alitalia.
Se osservassimo l’aereo di
Figura 3 dal lato sinistro anziché dal lato destro, vedremmo che la citata striscia verde acquisisce significati differenti.
Tale vista da sinistra non è qui raffigurata, ma la si può facilmente immaginare osservando la
Figura 4 (riferita alla nuova versione estetica adottata dall’Alitalia solo su alcuni dei suoi aerei). Si può pertanto immaginare che il muso dell’aereo di cui alla Figura 3 sia rivolto verso sinistra e la sua coda sia ubicata a destra dell’immagine (come nella non pertinente Figura 4).
La citata striscia orizzontale verde (che in tale
Figura 4 è assente) la possiamo facilmente identificare con la linea formata dai tanti finestrini allineati.
Di fatto, e per la proprietà precedentemente esposta, tale figura della vista da sinistra immaginata (di un aereo simile a quello della
Figura 4) ha un suo inizio posto a sinistra che non riguarda la coda (come nel caso della Figura 3), bensì il muso dell’aereo: ovvero, l’orizzontalità della "immaginata" striscia verde coinvolgente i finestrini. Una linea verde immaginata che,  vista da sinistra, è più in basso degli impennaggi verticali della coda collocata sulla destra dell’immagine (per comodità vedasi la Figura 4). In questo modo, tale linea verde orizzontale diritta consente di "creare" il seguente evento: "Dopo un lungo e costante periodo di perdita (linea orizzontale verde), l’Alitalia ha una notevole risalita (lato obliquo anteriore dell’impennaggio verticale) da cui procede in una brusca caduta (la quasi verticalità della zona posteriore del timone verticale).
Tale discesa, tuttavia, non raggiunge il livello della striscia orizzontale verde: si ferma bruscamente prima (fallimento o licenziamenti?).
Questa storia è quella che si può "leggere" con l’interpretazione analogica dei simboli presenti nella vecchia immagine dell’Alitalia (
Figura 3).
Nella scelta della passata e negativa simbologia con cui contraddistinguere gli aerei Alitalia, si è voluto orgogliosamente, far riferimento alla bandiera italiana.
Allo scopo, i tre colori di essa sono stati dosati in un modo da cui sostanzialmente primeggiava una base di onestà, di candore, di buone intenzioni, leggibili dall’abbondanza del colore bianco.
In tale base di sfondo si erano vaticinati gli aspetti immanenti sul suo destino. Un destino rispecchiante anche quello dell’Italia: conteneva il suo nome, era l’esibizione della sua cultura, della sua tecnologia, del suo stile ammirato nel mondo, degli italiani che avevano costruito insieme ad altri europei la storia del mondo!
Non è un caso che la condizione critica dell’Alitalia coincida con una situazione sociale ed economica dell’Italia altrettanto critica.
Tale situazione italiana, da cui emerge il VERDE RABBIA di tanta popolazione  AL VERDE, è doverosamente da prendere in esame. Ma non certo per fomentare inutili battaglie, bensì per intraprendere un tentativo di salvare l’Alitalia che sia foriero anche di un miglioramento dell’attuale situazione sociale italiana.
Nel senso che, ristrutturando simbolicamente l’Alitalia, è pensabile l’intervento magico di eventi (nazionali ed internazionali) conseguente all’adozione di simboli positivi di sana rivitalizzazione definitiva.
Un intervento magico che non dipende da scelte razionali o decisioni prevedibili: il potere dei simboli agisce infatti con mezzi che non sono immaginabili.
L’azione dei simboli è infatti paragonabile all’azione svolta nell’individuo dal suo inconscio, quando egli dorme.
In pratica è come se l’inconscio dicesse alla razionalità ed alla coscienza dell’individuo: "Meno cose fai, meno danni crei"! Questa è la magia dei simboli.
Per eliminare le tensioni sociali, la sofferenza, è sufficiente abbondare con la simbologia positiva.
Poi tutto si mette correttamente a posto automaticamente.
Torniamo dunque ad esaminare il simbolismo dell’Alitalia, perché rivitalizzare l’Alitalia significa rivitalizzare anche l’Italia (di cui la compagnia aerea è un’espressione reversibile).
Dopo aver visto come sono fatti gli aeroplani che hanno distrutto l’Alitalia, vediamo ora gli encomiabili interventi di restyling, ispirati alle scoperte illustrate nei miei scritti, ma in modo inadeguato o insufficiente.
Esaminiamo dunque la
Figura 4.
La grande striscia verde non si eleva per seguire la forma degli impennaggi verticali dal livello della fila dei finestrini (come nella vecchia versione di
Figura 3), bensì "nasce" sotto l’aereo (Figura 5).
In questo modo, la timoneria dell’aereo è "staccata" dall’aereo….!
Questa novità di avvolgere la coda dell’aereo da parte della striscia verde, è stata adottata anche dall’usuale triangolo rosso, posizionato centralmente nel piano dell’impennaggio verticale.
La particolare forma inclinata all’indietro di tale piano dell’impennaggio verticale visto di lato, coinvolge la striscia verde ed il triangolo rosso nel suo significato duplice delle due possibili viste da destra e da sinistra.
Una duplicità che, pur esprimendo i valori delle due singolarità, di fatto realizza una neutralità analogica. Nel senso che, se tale coda vista dalla sinistra dell’aereo (per esempio,
Figura 4) mostra similitudini positive con una freccia rivolta da sinistra a destra e dal basso verso l’alto, la stessa coda vista da destra (per esempio, Figura 3) mostra similitudini negative con una freccia rivolta da destra a sinistra e dal basso verso l’alto (cioè una freccia obliqua verso dietro e verso l’alto).
In altri termini, tale freccia esprime significati opposti a seconda che si osservi l’aereo da destra oppure da sinistra.
Tale concetto delle inclinazioni, positive sul lato sinistro dell’aereo che diventano negative quando sono presenti sul lato destro dell’areo, riguarda anche le 5 originali strisce grigie, parallele ed equidistanti, che si stagliano in uno sfondo bianco con un significato di "apprezzabile delicatezza" (
Figure 4 e 5).
Purtroppo, lo stilista che ha ideato tale avvolgimento completo della coda dell’aereo con tali strisce grigie, con le strisce verdi, e con il triangolo rosso, non ha considerato un fatto. Egli non ha considerato che esse, con la loro presenza sul "fondo" dell’aereo, creano una sequenza di linee policrome tutte orizzontali e TRASVERSALI al verso di avanzamento dell’aereo.
Ciò che nelle intenzioni doveva dunque essere un positivo fattore di crescita costituisce invece un grave fattore di negatività.
Le modifiche apportate sono pertanto LEGGIBILI in termini di Archetiposofia come "Un avanzamento, che avveniva in modo stabile derivante dalla gravità delle perdite connesse al suo colore verde scuro ma con la rilevante lunghezza della linea orizzontale, ora non c’è più; ora, come epilogo, ci sono solo linee trasversali in analogia con ciò che frena, con ciò che è FERMO; con un morto il cui nome ALITALIA è quello scritto sul fondo con grandi caratteri verdi che lo rendono visibile anche da lontano".



Conclusioni

In modo chiaro ed esplicito, si può dire quanto segue. Le modifiche estetiche apportate non sono tali da cambiare la strada verso il fallimento che l’Alitalia sta percorrendo da vari anni.
Se si vuole far rinascere l’Alitalia, deve sparire ogni traccia di verde da tutto ciò che la identifica: non solo sugli aerei, ma anche sulle divise di tutte le hostess, sugli uffici ed insegne aeroportuali.
Il verde deve essere sostituito dal GIALLO: il giallo di ETIHAD, il giallo di LUFTHANSA, il giallo del Vaticano, il giallo delle magliette fatte indossare da Matteo Renzi ai volontari dediti a pulire Roma, il giallo delle magliette fatte indossare da Beppe Grillo ai partecipanti della marcia su Assisi per reclamizzare la sua proposta di non far morire di fame gli italiani dando ad essi almeno un cosiddetto Reddito di Cittadinanza. A proposito di magliette, mi riferisco solo al loro bellissimo colore giallo e non certo agli "sgorbi neri" che lo deturpavano inquinando il suo potere.
L’Archetiposofia non è una quisquilia: essa è una nuova scienza fondata da Poeta Rolando Petrus per far star meglio tutta la gente.
Ogni persona infelice è infatti un fattore destabilizzante per tutta la società.
Per far stare meglio il nostro prossimo, però, prima è necessario far stare bene noi stessi.
Solo così potremo disporre di quella gioia capace di contagiare gli altri.
Diventa pertanto utile conoscere l’Archetiposofia per allontanare da noi tutti i simboli negativi e per circondarci di simboli positivi: cominciamo a dipingere il mondo di giallo (tralasciando ovviamente i ghiacci dei poli, la sabbia dei deserti, l’acqua del mare e l’aria del cielo….ad essi ci penseremo dopo)!



FIGURA 1






FIGURA 2



FIGURA 3





FIGURA 4





FIGURA 5



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