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66.
CANNIBALISMO:
UNA SPLENDIDA SOLUZIONE PER TANTI PROBLEMI


Riassunto


Nuovi studi sull’esistenza umana, da me esperiti, hanno definito con più chiarezza le relazioni tra la psiche e la materialità dei corpi. In particolare, hanno consentito inedite concezioni della realtà, le quali consentono di attribuire alla morte nuovi significati.
Tali studi hanno scoperto le vere funzioni dei processi alimentari, confermate dalla loro universalità.
Ciò ha portato alla necessità di un’analisi anche di comportamenti tipicamente tabù, quali sono considerabili sia un cannibalismo verso esseri a cui si è legati da vincoli affettivi, sia un’antropofagia rivolta in senso ampio ad un alimento-uomo (inteso come una preziosa espressione materiale di massima evoluzione).
Tali studi hanno portato inoltre a considerare le moderne pratiche chirurgiche dei Trapianti di Organi, quale strada elettiva per prolungare la vita umana non solo nel Ricevente, ma soprattutto del Donatore.
Da tali studi è inoltre emerso che la realtà esistenziale non è quella percepita dall’animale-uomo, bensì è una differente realtà dai contorni diffusi in cui si insinua il senso dell’eternità divina.


Ciò che si sa sul Cannibalismo

La parola Cannibalismo suscita repulsione, paura, perché generalmente evocativa di una arcaica condizione animale di brutale sopraffazione alimentare; una condizione dal cui retaggio è derivato il significato di uomini mangiati da altri uomini. Tuttavia, esaminando tradizioni e storia, si può capire che la ripugnanza evocata da tale parola non deriva tanto da aspetti alimentari, quanto soprattutto dalla sua vicinanza al concetto di morte. Il pensiero della morte è tipicamente devastante e viene perciò istintivamente allontanato dalla nostra mente.
Il cannibalismo è inoltre osteggiato da grandi religioni per motivi prosaici, emersi dalle mie scoperte sull’alimentazione universale e da esse ignorati.
Spogliando dunque la parola cannibalismo dei suoi collegamenti con la morte, possiamo cogliere in essa significati positivi.
Vediamo così che, nel mondo animale, il Cannibalismo è un comportamento molto diffuso per svariate ragioni.
Certi Protozoi Ciliati (Oxytricha bifaria) tendono a sviluppare le proprie dimensioni proprio per mangiare con più facilità i loro simili, nell’ambito delle loro competizioni esistenziali.
Certi insetti femmina sono soliti mangiare il loro compagno dopo l’accoppiamento sessuale (il ragno Vedova Nera, la Mantide Religiosa) al punto tale che, alcuni tipi di insetti, si salvano da tale epilogo presentandosi alla femmina con l’offerta di piccole prede da far mangiare ad essa per poter, nel frattempo, accoppiarsi e poi fuggire.
Quando è necessario, le api ripristinano l’equilibrio del loro alveare mangiando le larve più giovani di tre giorni.
Le galline da cortile a volte si sventrano tra di esse al fine di divorare i visceri che così fuoriescono dalla gallina uccisa.
I criceti mangiano i loro cuccioli quando nascono imperfetti.
I leoni mangiano i cuccioli che una leonessa ha ottenuto in precedenza da un altro leone.
Nonostante rari casi patologici (riscontrati in certi girini ed in certi cannibali della Nuova Guinea), non si ha alcuna dimostrazione che mangiare proteine della propria specie possa produrre effetti nocivi per l’organismo cannibale.
Di fatto, nella cultura occidentale, il cannibalismo costituisce uno dei maggiori tabù, al punto che lo si considera sostanzialmente una forma di inciviltà, in quando riscontrata spesso nelle popolazioni selvagge.
Uno dei primi a scoprire tale comportamento fu Cristoforo Colombo nei suoi viaggi nelle Piccole Antille, note anche come Caraibi proprio per la derivazione di questo nome dagli antichi abitanti di tali isole, cioè i Cannibali o Caribi.
La più antica prova di cannibalismo risale a 800.000 anni fa, ed è attribuita all’Homo Antecessor (che abitava nella Gran Dolina, in Spagna) sulla base di ossa riportanti indizi di macellazione, scorticazione, rimozione della carne, apertura della scatola cranica, rimozione del midollo.
Altri ritrovamenti successivi in numerose località europee indicano che, il cannibalismo, era una pratica usuale in tempi precedenti il Paleolitico superiore.
In tempi più recenti vi sono prove di cannibalismo nell’undicesimo secolo, in America, da parte degli indiani Anasazi.
Studi di una cinquantina di anni fa con il microscopio elettronico rivelarono un processo di ossa bollite in recipienti di cottura conservanti tracce di una emoproteina umana (mioglobina), tipicamente presente nei muscoli.
Molte usanze cannibali in numerose popolazioni furono conosciute a seguito della scoperta dell’America, specialmente in Brasile.
Le cronache di allora riportano infatti uccisioni di conquistadores spagnoli e di missionari cristiani da parte di cannibali.
In Nuova Zelanda, le popolazioni Maori usavano nutrirsi dei prigionieri uccisi.
In Australia, invece, tra gli aborigeni vi era l’usanza di riti funebri in cui, i parenti, mangiano parti del corpo della persona morta quale segno di RISPETTO ED ONORE NEI RIGUARDI DI ESSA.
Il cannibalismo praticato dagli indigeni dell’arcipelago della Melanesia ha posto in evidenza un altro aspetto di tale pratica; infatti, costoro si mangiavano i cadaveri sia per oltraggiare la tribù nemica, sia per appropriarsi delle qualità spirituali del morto.
In Africa il cannibalismo è ampiamente documentato già dal Medioevo; testi arabi avevano identificato popoli nelle zone del Sudan e del Congo (Niam Niam, Madi, Brambu, Zanda) noti per l’ostentazione di loro riti cannibaleschi. Tra i più famosi c’è quello della Setta Segreta degli Uomini Leopardo che, tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo, nell’Africa occidentale uccisero numerose persone; essi imponevano agli uomini della loro Setta il cannibalismo, per rafforzare la loro fedeltà ad essa.
Peraltro, atti di cannibalismo rituale africano su prigionieri di guerra sono stati documentati sia in epoca pre-coloniale, sia in epoca post-coloniale: nelle guerre civili del Congo, della Liberia, dell’Uganda e del Ruanda.
Si hanno inoltre testimonianze di rituali cannibaleschi in molte regioni dell’Africa sub-sahariana, posti in essere da stregoni per la cura di certe malattie.
Proprietà curative di un’alimentazione comprendente organi umani (particolarmente fegato e cervello) sono riconosciute anche dalla Medicina Tradizionale di nazioni del SudEst asiatico della Cina.
Cronache del secolo scorso (di cui alcuni non riconoscono l’attendibilità) riferite ai feroci Khmer Rossi della Cambogia, narrano della severa avversione di costoro al cannibalismo che avveniva in periodi di carestia. Tali cronache narrano tuttavia, anche di un loro cannibalismo rituale riferito alla cistifellea; essa doveva essere estratta a persone vive e mangiata dopo essere stata essiccata e grattugiata; oppure, essere estratta per berne la bile dopo aver sventrato il "donatore".
In India, il cannibalismo è praticato tutt’ora dalla setta indù Agori, i cui seguaci consumano le carni dei cadaveri abbandonati nel fiume Gange, ritenendo così di vivere più a lungo.
È confermato da archivi sovietici che il cannibalismo fu in uso nelle carestie che vi furono in Russia (anni 1921-1923) ed in Ucraina (1932-1933). Anche durante l’assedio di Leningrado del 1941 (dove un milione di persone morirono di freddo e di fame), il cannibalismo era una pratica così disperata e diffusa che venivano arrestate per tale reato circa mille persone al mese.
Peraltro, durante la seconda guerra mondiale, sopravvissuti italiani del campo di concentramento russo di Tambov hanno raccontato casi di cannibalismo verificati in esso.


Aspetti filosofici del Cannibalismo

Gli esempi riportati sono sufficienti per capire che il cannibalismo è una pratica che, a seconda della formazione culturale dei popoli, riguarda qualsiasi luogo della Terra e qualsiasi epoca storica: sia come risultato di una necessità alimentare estrema, sia come risultato di convinzioni ideologiche. Dai fatti notori, pertanto, il cannibalismo appare in una luce equivoca, tra il bene ed il male, ovvero NEUTRA. È dunque opportuna una sua rivisitazione filosofica atta ad evidenziare ulteriori aspetti eventuali.
Come è noto dai miei scritti, io studio l’Alimentazione da molti anni per finalità esclusivamente filantropiche.
A differenza degli studi che vengono illustrati dai grandi mezzi di informazione e che sono pilotati dagli interessi di specifici gruppi economici, dai miei studi risultano sviluppi filosofici e scientifici.
Se tale affermazione vi sembra presuntuosa, per cambiare idea è sufficiente considerare le mie scoperte sulle Calorie Alimentari.
Tali scoperte dimostrano chiaramente che le comuni nozioni sulle Calorie Alimentari sono una mistificazione totale. Una mistificazione totale che è resa possibile solo perché viviamo in un mondo di esseri non pensanti, esseri che si fidano ciecamente di quello che fanno tutti gli altri.
Dicendo "esseri non pensanti" non intendo dire persone stupide; intendo dire, invece, persone semplicemente convinte che non esiste alcuna necessità di pensare. Persone che, vivendo in una società umana basata su una infinità di cognizioni filosofiche e scientifiche, sono costrette a ritenere vere le cose che vengono ritenute tali da chi ha interesse a manipolare masse ignoranti.
Quelle cose, cioè, pensate da specialisti del settore che, in quanto tali, devono essere ritenuti quelli che sono maggiormente qualificati per dire cose vere: anche quando la loro qualifica viene fornita ad essi per motivi che esulano dalla logica.
In altri termini, le cose da sapere sono tante e ognuna è il risultato di profonde analisi, effettuate da specialisti che hanno dedicato la propria intelligenza solo ad esse. Ma proprio da tale fatto risulta che le nostre opinioni sulla realtà derivano da una molteplicità di giudizi. Una molteplicità derivante dalla molteplicità degli specialisti coinvolti nell’analisi della "cosa", ciascuno per il proprio ramo di competenza. Anche nell’ipotesi di considerarsi il massimo conoscitore di un argomento, tuttavia, non significa conoscere tale argomento per quello che è; significa infatti conoscere solo tale argomento fino ad un certo livello massimo, raggiunto dall’insieme delle nozioni che erano disponibili su di esso al momento dell’indagine.
Nozioni che, tuttavia, sono notoriamente sempre l’espressione dei desideri o degli interessi di chi ha il potere sociale di divulgarle.
Ciò significa che, anche grandi specialisti in un solo settore, elaborando perfettamente argomenti in contrasto ideologico tra essi, non possano che giungere a conclusioni incerte o vaghe o sbagliate. Conclusioni che, ovviamente, essendo formulate da tali scienziati o filosofi eccellenti, vengono conseguentemente prese dal popolo come "il massimo della verità", anche quando sono conclusioni demenziali o assurde.

Da queste considerazioni si può capire come, la cultura contemporanea, abbia in sé potenziali lacune o incoerenze.
La possibilità di fare una verifica sulla coerenza reciproca tra tutte tali "massime verità" è infatti difficile: come è stato difficile per gli specialisti raggiungere la "sintesi di verità" perfino nel proprio campo.
A seguito di ciò, tale verifica di coerenza globale non viene fatta praticamente mai da nessuno.
Coloro che ci provano affrontano una battaglia persa in partenza. Non tanto perché hanno torto, quanto per il fatto che difficilmente troveranno qualcuno che sia in grado di capire la vastità delle prove, che essi forniscono a dimostrazione della correttezza dei propri giudizi critici. Anche perché "il pensare" costa fatica, serietà, assenza di gioia: il cervello funziona infatti solo quando c’è un problema di risolvere, ovvero quando c’è una "difficoltà di vita".
Ciò premesso, si possono dunque capire due cose. La prima consiste nel quanto sia difficile per il "Critico" convincere il prossimo della giustezza delle proprie valutazioni. La seconda consiste nel come sia più facile, per la generalità delle persone, accettare come vero tutto ciò che dicono TUTTI. Infatti, è più logico ipotizzare che sia scemo solo il singolo Critico, invece che siano scemi tutti gli altri!
Premesso quanto sopra, risulta ovvio il fatto che le mie scoperte non vogliono convincere nessuno della loro veridicità: sarebbe una fatica inutile.
Esse vogliono solo costituire un seme di grano buttato per terra. Se tale seme germoglierà e creerà una spiga vitale, non è un fatto che si può capire o vedere guardando il seme mentre viene fatto cadere a terra. È un fatto che si potrà capire solo in tempi lontani e futuri, quando cioè si potrà vedere se è cresciuta una spiga su quel terreno in cui era caduto un qualcosa (il seme) di cui è sparita ogni traccia.


L’intelligenza umana premiata per operare solo nel proprio strato gerarchico

Il mondo in cui viviamo è strano, ma bisogna prenderlo per quello che è, giacché non ce n’è un altro. Esso è infatti assoggettato alla legge del dualismo concettuale o bi-polarità universale.
Tornando dunque alla nostra società umana, è inevitabile constatare che essa ha la necessità di essere costituita anche da esseri "non pensanti": individui superficiali, spensierati, dediti alle cose più frivole della moda, dello sport, dell’arte, della musica.
Tali esseri saranno pure "non pensanti", ma di sicuro sono furbi, perché hanno capito al volo che nella moderna società umana le attività che rendono ricchi e che rendono allegri sono quelle dello sport e dello spettacolo.
Tale tipo di società, pertanto, va rispettata proprio per questa sua superficialità. Infatti, la vita è possibile solo se si ignora la realtà in cui si vive. Tale affermazione trova riscontro in un qualsiasi aspetto della funzionalità sociale.
Qualsiasi settore delle società umana funziona solo se esiste una GERARCHIA di qualifiche o di ruoli.
Una gerarchia che non è una definizione sterile, bensì una differenziazione delle conoscenze.
Ogni grado della scala gerarchica DEVE conoscere SOLO certe cose e DEVE ignorarne altre.
L’esempio più elementare è offerto dalla struttura degli Eserciti: i soldati devono obbedire tacendo, senza criticare ciò che viene imposto ad essi da chi è ad un grado gerarchico superiore.
I soldati non devono sapere quello che sanno gli ufficiali: segreto militare.
Per questo i Generali dànno un ordine e gli altri devono semplicemente eseguirlo: chi non obbedisce commette un reato di insubordinazione e viene punito severamente, perfino con la fucilazione.
È dunque evidente che è CONVENIENTE PER TUTTI accettare quello che viene DETTO dall’ALTO!
Senza pensare, perché il soldato ideale non è quello intelligente che capisce di essere un burattino o vittima, bensì quello che si butta nella mischia, che lotta, che rischia eroicamente la propria vita… per avere una medaglia d’oro al valor militare!
Nonostante ciò, non possiamo esimerci dal considerare la citata proprietà delle persone comuni costitutive della Massa Sociale, o Pluralità di individui normalizzati. Infatti, resta comunque il problema che, tale massa umana, deve essere lentamente cambiata per il suo stesso benessere evolutivo.
Dice un saggio proverbio: "Guarda il male negli occhi per sconfiggerlo", esprimendo con ciò il fatto che un problema non può essere risolto ignorandolo, bensì conoscendolo a fondo. Parliamo dunque, in un modo che sia utile o costruttivo per gli "esseri non pensanti" di cui è fatta la società umana.
Esseri non pensanti che si comportano pedissequamente come indicato dall’Informazione pilotata, fornita da giornali e televisione. Esseri non pensanti il cui scopo è quello di essere normali, nel senso di essere come tutti gli altri e perciò pensare ciò che è di moda pensare.
È ovvio che nessuno si considera un "essere non pensante". Infatti, tutti quanti ritengono di essere intelligenti, furbi, e vivono per diventare sempre più ricchi. Ogni essere umano vuole ostentare tutto ciò che può essere interpretato dagli altri come il possesso di una certa ricchezza: bei vestiti, belle automobili, cose lussuose.


Una collettività umana capace di esprimere critiche solo su cose insignificanti

Non mi riferisco solo alle citate Calorie Alimentari, che sono una stupidaggine senza capo né coda di cui tutti sono fieri di conoscere i loro valori; mi riferisco soprattutto alle tante situazioni penose per l’umanità, le quali sono incredibilmente risolvibili in modi rapidi ed economici: modi rapidi e poco costosi che vengono scrupolosamente ignorati dai mezzi di informazione per consentire il protrarsi delle tragedie umane. Mi riferisco ai problemi della siccità, delle alluvioni, delle città inquinate da automobili. Le automobili, per esempio, sono obbligate a fermarsi in lunghe colonne create da semafori "indispensabili", oppure a girovagare inutilmente alla ricerca di un parcheggio in strade appositamente ristrette per eliminare quegli spazi in cui si potrebbe parcheggiare senza arrecare danni a nessuno.
Tale critica alla gestione dei problemi sociali costituisce un campo immenso, ma sempre intriso di una costante: quella di creare disagi e sofferenze nella popolazione ma, nel contempo, attribuire la colpa di ciò sempre alla fatalità degli eventi. In questo modo la popolazione è indotta a soffrire in modo rassegnato: mugugnando, imprecando, ma impotente. Tale popolazione pensa infatti erroneamente che: "Il problema è comune a tutti ed in tutti i luoghi e se nessuno l’ha risolto è perché non si può risolvere".
È vero, non si può risolvere…..ma solo perché le soluzioni di tali problemi vengono nascoste, non divulgate. Compito elettivo dei giornalisti è infatti quello di denunciare i problemi per far credere alla gente che è vittima dei soprusi e delle ingiustizie….Il compito dei giornalisti non è mica quello di risolvere i problemi, e nemmeno quello di favorire la loro soluzione!
Infatti, più la gente è in ansia per la insicurezza delle città, per il terrorismo, per le malattie, per la politica, per l’inquinamento, più ha bisogno di SAPERE come stanno andando le cose per poter organizzare la propria difesa. Conseguentemente, la gente diventa ansiosa e succube dei telegiornali, della cronaca minuto per minuto, e così può ritenere giusto retribuire al massimo la preziosità dei mezzi di informazione. D’altronde tale situazione è facilmente determinabile: è sufficiente creare un potere in grado di eliminare immediatamente qualsiasi giornalista che "tocchi certi interessi di ….".
Questo mio sfogo, rassegnato al peggio, ha una funzione apologetica.
Ma non tanto per le soluzioni tecniche ad ogni problema da me già approntate nel passato (ignorate da tuti i giornalisti) delle quali i Poteri Economici e Religiosi hanno preso (tanto per gradire….) la mia invenzione delle dighe mobili del Mose di Venezia e la mia invenzione di impedire il crollo della Torre di Pisa mediante le trivellazioni effettuate nell’anno 2000.
La funzione apologetica del mio sopra citato "sfogo" è un mio modo istintivo di mettere le mani avanti, sperando di farmi meno male quando vorranno punirmi per aver osato pubblicare le mie dissertazioni sul Cannibalismo mediante questo mio "Scritto Inumano".
Nonostante tale mio Scritto abbia semplicemente una funzione di stimolo rivolta a persone di buon senso e realistiche, sono ben cosciente che esso potrebbe non essere gradito a Qualcuno.
È un po' come quando, nella Storia, qualcuno osava parlare male di un Re: tale qualcuno aveva torto comunque!
Infatti, egli violava una apposita legge (Lesa Maestà) che puniva coloro che offendevano la dignità del RE….una legge che ovviamente era stata fatta dallo stesso RE, ma che doveva apparire come una legge espressiva di una giustizia voluta dal popolo (anziché dal re…)!
L’aspetto brutto di tali leggi del passato è che esse sono tutt’ora in vigore in qualsiasi Nazione. Che sia Democratica oppure dittatoriale non ha alcuna importanza, giacché lo spirito di tale legge è da sempre quello che: il potere costituito non si tocca!
Chiunque prova a dire che tale Potere non è giusto va punito! Ma perché? Perché si!
La popolazione umana viene fatta vivere in uno stato di torpore, di sonnolenza, di caos rumoroso, in cui ogni tanto si sente parlare di quelle cose brutte ed ansiogene che …..per fortuna succedono sempre agli altri!
Ogni persona è protetta da un proprio muro di gomma in cui tutto rimbalza, affinché tutto sia bello, tutto si possa discutere: l’importante è che tutto rimanga come è sempre stato! Questa situazione permane fino a quando qualcosa di brutto avviene all’interno del citato guscio protettivo di gomma. Allora tutte le citate persone serene chiederanno aiuto, ma nessuno le sentirà e la tragedia le inghiottirà: ma per gli altri tutto tornerà come prima, come se nulla fosse avvenuto. Come la superficie del mare che ha inghiottito un annegato.
Di questo panorama fanno parte le leggi dello Stato, le quali livellano tutto e, con le loro parole di interpretazione sibillina, dicono tutto ed il contrario di tutto. La legge è infatti costituita da parole scritte su un foglio di carta (la Gazzetta Ufficiale), con le quali certi Tribunali possono mandare una persona all’ergastolo come assassino ed altri Tribunali possono assolvere la stessa persona come santa ed innocente.
Se non sapete cosa significa la parola Giurisprudenza, andate a consultare un dizionario che vi dirà sostanzialmente quello ora detto.
Cioè, che le leggi sono soggette ad interpretazioni differenti. Per tale motivo, ogni Tribunale, per ogni sentenza che emette, teoricamente può essere informato dall’Accusa o dalla Difesa su come si sono pronunciati altri Tribunali sull’argomento. In pratica viene applicata la prima Legge del Buco Nero, da me esposta in un apposito omonimo Scritto Inumano.
Questo preambolo per dire che in Italia esiste un Codice Penale che, al Capo II, elenca i "Delitti contro la pietà dei defunti", con gli articoli dal 407 al 413.
Per esempio, l’articolo 410 recita: "Chiunque commette atti di vilipendio sopra un cadavere o sulle sue ceneri è punito con la reclusione da uno a tre anni".
"Se il colpevole deturpa o mutila il cadavere, o commette comunque su di questo atti di brutalità o di oscenità è punito con la reclusione da tre a sei anni".
Apparentemente questo articolo è un capolavoro di moralità e di civiltà. Esso, riveste tuttavia una certa pericolosità quando si deve definire le parole "vilipendio", le parole "deturpa o mutila il cadavere, commette atti di brutalità, di oscenità". Queste parole sono molto chiare se usate in un articolo giornalistico, ma sono pericolosamente equivoche in un’aula di tribunale dove "Qualcuno di Potente" vorrebbe mandare in galera un "povero cristo indifeso", quanto basta per il tempo strettamente necessario a farcelo morire suicidandolo". Esse costituiscono un modo di ingessare un argomento per renderlo "intoccabile".
A prescindere da tali miei "timori paranoidei", i citati articoli di legge mostrano chiaramente come l’argomento del rispetto dei cadaveri sia espresso in modo molto pesante: come un grande cartello che dica: "Pericolo, girare al largo".
Tale cartello diventa anche più grande se si considerano i delitti del Codice Penale indicati dal CAPO I, ovvero, DEI DELITTI CONTRO LA RELIGIONE DELLO STATO E I CULTI AMMESSI, con gli articoli 402, 403, 404, 405, 406.
Io ho letto tale cartello e cercherò quindi di parlare in modo da stare lontano il più possibile da tali argomenti.
Nonostante ciò, questo "stare lontano" non mi offre alcuna garanzia di sicurezza. Mi trovo infatti davanti ad un cartello simile a quello che c’è sui tralicci dei fili elettrici delle ferrovie o degli elettrodotti. Il fatto che ci sia scritto "chi tocca i fili muore" è molto equivoco. Non dice infatti che si può rimanere folgorati dalla corrente elettrica anche se tali fili non li si tocca.
Basta avvicinarsi a mezzo metro, e potremmo creare un Arco Elettrico che ci incenerisce: dipende dal voltaggio posseduto dai quei fili elettrici: se è di tremila Volt oppure se è di trecentomila Volt (300 kV). Ciò significa che non è necessario che una persona tocchi il filo elettrico; è infatti la corrente elettrica che "Va a toccare" tale persona, creando appunto l’arco elettrico.
Per aumentare la prudenza c’è poi il famoso proverbio che dice: "Scherza con i fanti, ma lascia stare i Santi".
Un proverbio che, indirettamente, avverte dell’esistenza di una pericolosità connessa all’argomento Religione.
La Religione è infatti l’ispiratrice dei citati articoli del Codice Penale; la religione esiste solo perché la morte è considerata NON ESISTENTE, giacché la morte deve essere un semplice passaggio in Paradiso.
Poiché io credo invece che la morte esista, mi preoccupo un po’ all’idea di esporre le ragioni alla base di tali mie considerazioni, per far fronte ai miei doveri di Messia…..


L’anima esaminata con criteri scientifici

Nel mio libro "Carnivoro, Vegetariano, Vegano, o….Solluker?" (scaricabile dal mio sito www.poetaroalndo.com) sono esposte esaurientemente ragioni per cui, qualsiasi tipo di materia dell’Universo, ha sempre un’anima. Un’anima che è intesa come una spiritualità atta a conferire a qualsiasi tipo di materia una sua cognizione esistenziale.
Una cognizione esistenziale che obbliga la materia alla percezione di un tempo che scorre, di un tempo che dà la sensazione del presente, ma che dà anche la cognizione del passato e fa ipotizzare il raggiungimento del futuro. Tale cognizione esistenziale pone la materia a confronto con  un ambiente esterno ad essa; un ambiente che ne costituisce la limitazione volumetrica, giacché dove finisce la materialità del corpo inizia qualcos’altro di diverso da tale corpo.





Diverso, come il "niente" dell’aria (che circonda il corpo) è diverso dalla concretezza della materia dell’individuo percipiente la propria singolarità.
In questa condizione di relatività individuo-ambiente emergono fattori esterni che sono ostativi all’esistenza dell’individuo.
Nel senso che esiste una forza gravitazionale premente la materia dell’individuo contro la materialità del suolo. Esistono poi delle forze di attrito con ciò che è all’esterno della materialità dell’individuo, le quali ostacolano le sue volontà di muoversi liberamente. In ultima analisi, l’individuo primordiale deduce che, ciò che non è lui stesso, è un qualcosa di ostile ad esso; un qualcosa di antagonista che va ridotto, eliminato.
Per fare questo occorre l’Azione. Per rendere proficua l’Azione occorre, poi, un programma che la renda vincente, facendogli raggiungere gli scopi che essa persegue.
Tutti questi aspetti, derivanti all’individuo-primordiale dotato di una propria materialità, definiscono una situazione soggetta a cambiare con il trascorrere del tempo. Ciò avviene secondo modalità che diventano logiche nella misura in cui, esse, consentono l’eliminazione degli impedimenti esterni. Impedimenti che potremmo definire pericoli esistenziali. Tutti questi aspetti configurano dunque una cognizione esistenziale che può espandersi proporzionalmente all’aumento delle situazioni pericolose da affrontare, al fine di SUPERARLE. Ecco dunque che tale cognizione esistenziale ha in sé il concetto di superiorità; una superiorità da rendere sempre più grande quanto più si voglia stabilizzare la propria vita, al fine di perpetuarla nel futuro.
Di fatto vediamo pertanto che, qualsiasi cosa esistente, ovvero dotata di massa inerziale (la massa

universale matematicamente definita dalla formula  
, che è leggibile come il rapporto tra una

forza applicata a tale massa e l’accelerazione che tale forza induce su tale corpo. Una formula stabilente che, a parità del valore dell’accelerazione che deve subire, una massa è tanto più grande quanto più la forza che si deve applicare ad essa è grande.
Tali concetti sono illustrati anche da quanto segue.
Se per accelerare un corpo in un certo modo dobbiamo spingere con una forza che è maggiore rispetto a quella impiegata in precedenza su altro corpo, è perché tale nuovo corpo ha una massa maggiore. Immaginate un’automobile finta costruita in polistirolo espanso e spingetela in avanti; ciò vi risulterà facile, nel senso che per fare ciò vi è sufficiente esercitare una piccola forza. Se invece spingete in avanti un’automobile vera della stessa forma, vi renderete conto che fate uno sforzo molto maggiore. Questo sforzo maggiore è dovuto al fatto che l’automobile vera ha, rispetto all’automobile finta in polistirolo espanso, una MASSA MAGGIORE.
Tale massa degli oggetti viene generalmente confusa erroneamente con il peso di essi. L’errore è deducibile

dalla   "formuletta"  già citata      F = m x a    (oppure   
, oppure   )     sulla    quale   si   

basa  l’esistenza stessa  dell’Universo, ovvero la possibilità di muoversi nello spazio posseduta da qualsiasi cosa materiale.
Considerando una sedia che pesa 10 chilogrammi, si ha che la massa di tale sedia non è di 10 chilogrammi, bensì di circa 1 chilogrammo-massa. Il peso di tale sedia è ciò che nella citata formula è indicato con F; cioè con una forza, e tale forza F ha un valore che è dato da F = m x a: cioè dal prodotto di una massa m per una accelerazione a.
Se il peso di tale sedia è dunque di 10 chilogrammi, va considerato che tale peso noi lo avvertiamo come tendenza della sedia a cadere verso il pavimento, ovvero che tale sedia è assoggettata alla universale accelerazione di gravità.
Nel pianeta Terra, tale accelerazione di gravità ha un valore che è di 9,8 m/sec 2, che si legge: aumento di una velocità di 9,8 metri al secondo, per ogni secondo che passa.
Tornando alla formuletta, si ha che 10 chilogrammiforza = valore della massa misurato in chilogrammimassa moltiplicato per 9,8; cioè, F = massa per accelerazione di gravità.

Oppure, reversibilmente che          massa = Forza diviso accelerazione di gravità        cioè,



Poiché approssimativamente 9,8 è paragonabile a 10, abbiamo matematicamente che la massa della citata sedia è data dal valore del suo peso di 10 Kg diviso un’accelerazione di



Mi rendo conto di essere stato abbastanza noioso; tuttavia, dovete considerare che, mettendo insieme cose vaghe e confuse o sbagliate, difficilmente si otterrà un qualcosa di preciso e di vero.
Il concetto di massa, proprio perché arzigogolato nel modo esposto, è un concetto difficile su cui si fa spesso confusione, ma che deve invece essere ben chiaro.
Deve essere chiaro perché l’Universo è fatto di un solo tipo di MASSA. Una massa che poi si estrinseca, si esprime in innumerevoli tipi di materia.
La materia è dunque un qualcosa che ha necessariamente una massa, ma una massa strutturata in modi diversi.
Sapete in che cosa consiste tale strutturazione? Ve lo dico io, perché se pensate di trovarlo scritto sui libri vi illudete. Infatti c’è scritto sì, ma in modi indiretti, cosicché la gente non ci capisce niente e continua ad avere POCHE IDEE….MA BEN CONFUSE!
Pertanto, la massa si struttura in innumerevoli tipi di materia (qualsiasi cosa materiale solida, liquida, gassosa, perfino sub-atomica) semplicemente disponendo le sue particelle elementari fondamentali (protoni, neutroni, elettroni) distanziate in modi differenti nello spazio.
Ogni tipo di materia ha cioè una disposizione spaziale delle sue particelle di massa che è differente da qualsiasi altro tipo di disposizione delle particelle di massa di qualsiasi altro tipo di materia.
Queste due o tre righe potrebbero non essere capite ma, essendo scritte, offrono il vantaggio di essere lette e rilette, fino a quando non verranno capite.
Esse sono di un’importanza fondamentale, ASSOLUTA.
Per esempio, vi va di fare una carezza a vostra madre?
Vi va di bere un sorso d’acqua?
Vi va di andare a fare una passeggiata?
Vi va di sentire una certa musica?
Bene queste quattro cose elencate sono "esempi qualsiasi" della infinità di cose o fatti, o avvenimenti, o sensazioni spirituali che dipendono da COME SONO DISTIBUITE NELLO SPAZIO TRIDIMENSIONALE LE PARTICELLE DI MASSA ATTINENTI LA MATERIALITÁ DEL VOSTRO CORPO!
Esse hanno un’importanza assoluta, perché fanno capire che le particelle di massa sono distribuite in modi che non sono casuali, bensì che sono sempre il risultato di una INTELLIGENZA posseduta dalle singole PARTICELLE DI MASSA. Una intelligenza che si trasforma e si accresce in un modo dipendente indissolubilmente da come, da quante, e da quali PARTICELLE DI MASSA compongono una STRUTURA INDIVIDUALE MATERIALE.
Una struttura tale da rendere distinto UN INDIVIDUO DA CIÓ CHE È DIFFERENTE DA LUI e che, perciò, è il suo ambiente antagonista contro cui combattere per creare le vittorie evolutive. Quelle vittorie derivanti da una superiorità che sia sempre maggiore, fino a non avere più bisogno di vincere ulteriori ambienti: perché si è raggiunta la condizione divina eliminando qualsiasi particella di massa dal nostro corpo; un corpo che pertanto non sarà più un corpo, ma un’entità divina indefinibile.


Perché la vita è creata dall’alimentazione

Questa situazione pone pertanto in evidenza il seguente fatto. QUALSIASI TIPO DI MATERIA HA UN’INTELLIGENZA, HA UN’ANIMA, HA UNA COGNIZIONE ESISTENZIALE.
Ogni elemento materiale è un INDIVIDUO; tale individuo è aggregabile con altri individui per costituire una MOLECOLA SOCIALE, costituita da una pluralità infinita di individui. Si pensi agli atomi formanti il mitico DNA: ognuno di essi è un individuo che si aggrega per formare una molecola che si aggreghi ad altre molecole per formare strutture molecolari aventi una complessità praticamente infinita, per esempio, l’animale UOMO.
Questa situazione consente di capire il senso dell’alimentazione.
Un senso che non consiste in un’aggregazione semplicemente materiale, ma nella costruzione di una PSICHE (anima) specifica delle materialità di tale aggregazione; ognuna delle materialità ha infatti una propria psiche con cui costruire altre psiche più complesse.
Consente inoltre di capire come la materia sia sempre associata ad una COGNIZIONE ESISTENZIALE complessa, derivante dalla tipologia delle cognizioni elementari costitutive.
È un po' come la cognizione esistenziale di una NAZIONE  che deriva da una sintesi (di positività e di negatività) delle cognizioni esistenziali dei singoli individui e delle cognizioni esistenziali di tutte le aggregazioni significative (per esempio partiti politici) formate da tali singoli individui.
Quando si mangia, si acquisiscono dunque le cognizioni esistenziali intrinseche degli alimenti.
Alimenti: avete capito che qualsiasi alimento dell’uomo è una parte materiale di un’entità biologica, quali sono i vegetali e gli animali?
Il discorso comincia a scottare. Infatti, stiamo dicendo che mangiando una mela, una foglia di insalata, stiamo mangiando INDIVIDUI VEGETALI viventi, con la loro voglia di esistere, con i loro programmi di vita: individui brutalmente stroncati dalla nostra fame!
Stiamo avvicinandoci alla sensibilità dei vegetariani e dei vegani. Persone che non hanno la "cattiveria" di uccidere, né di far uccidere gli animali. Persone che non riescono a mangiarli per non esercitare violenza su di essi; per commettere atti di crudeltà verso innocenti ed inermi animali dotati di affettuosità. Inermi animali che hanno il diritto di continuare a vivere inseguendo liberamente i loro sogni (anche gli animali sognano!).

A questo punto è necessario esaminare l’alimentazione con la dovuta freddezza intellettuale richiesta per capire i limiti dell’affettuosità. Per capire che cos’è l’amore. Per capire che cos’è la vita. Per capire cosa è pensabile che sia la morte.
Nella mia vita ho sempre cercato di non pensare alla morte. Era un argomento verso cui avevo repulsione violenta, indescrivibile; era un problema di cui volevo rimandare la soluzione sempre a ….domani!
Dopo aver visto passare tanti domani, è cominciato a sorgermi il sospetto che la quantità di tali "domani" stesse per esaurirsi….cosicché, obtorto collo (come dicevano gli antichi saggi latini) ho dovuto cominciare ad inquadrare il problema. A questo punto, qualcuno potrebbe dirmi giustamente: "Se hai un problema tienitelo per te e non mostrarlo a noi"!
Parole sante, ma non appropriate, perché io non voglio coinvolgere nessuno nei miei problemi.
A me risulta che i miei problemi ho dovuto sempre risolvermeli da solo e non vedo ragioni per cambiare il mio stile di vita. Se parlo della morte, dunque, non è per far soffrire il mio prossimo dicendogli "ricordati che devi morire", bensì per fornire ad esso argomenti che possano aiutarlo a risolvere il problema della morte. Non lo faccio perché sono "buono e bravo", bensì perché sono costretto a farlo per quella strana, assurda, disperata esigenza dell’essere umano di lasciare un ricordo di sé ai posteri: quella stessa proprietà che ha sempre spinto gli esseri umani a lavorare per le generazioni future, ad essere protagonisti di eventi che potessero essere ricordati per dimostrare la loro avvenuta esistenza. Come se il singolo individuo appartenesse ad un invisibile ORGANISMO più grande, dotato del potere di stabilire cosa DEVE FARE ogni singolo individuo, per finalità che non lo riguardano direttamente: quelle finalità che le religioni definiscono IMPERSCRUTABILI VOLONTÁ DIVINE.
In termini più umani, questo lavorare per "i posteri" potrebbe essere giustificato come un qualcosa che dovesse dimostrare una nostra passata esistenza; un’esistenza da poter registrare come un film da poter far girare all’indietro, per rivivere l’evento.
Le parole "rivivere l’evento" evidenziano la sostanza del fatto. Pensate ai tanti attori famosi, apprezzati, simpatici che, pur essendo morti da molti anni, vediamo ancora nei loro film in cui erano i protagonisti.
Ovviamente i film sono "fiction"; eppure, essi vengono percepiti come espressioni reali: i protagonisti sono lì, nella loro surrealità, come se fossero proprio essi "in carne ed ossa"! Che gli attori (mentre noi vediamo un loro film) siano attualmente vivi oppure morti, è un qualcosa di irrilevante. Il film crea "una loro esistenza virtuale" che non dipende dalla loro esistenza reale.
La realtà appare sostanzialmente uguale alla irrealtà.
Ma allora, un attore morto che rivediamo in un suo film, è reale? Ovviamente no…oppure sì?
Ma che cosa è la realtà? Esiste la realtà? Oppure è tutto un sogno, un film che c’è ma se non c’è è la stessa cosa? A tal punto non si può ignorare il fatto che la realtà è una percezione soggettiva; ovvero un qualcosa che esiste solo per chi ha i sensi per stabilire un’esistenza spazio-temporale.
Una persona che sta per essere fucilata vede i soldati che gli puntano i loro fucili, che sono reali, ma essi sono reali solo prima che essi premano il grilletto dei loro fucili.
Dopo aver sparato, tali soldati non esistono più, svaniscono in un nulla indefinito….
È vero che svaniscono solo per chi è stato ucciso dalla fucilazione, ma resta il fatto che per costui tali soldati erano virtuali: c’erano e poi non c’erano più! E la realtà? La realtà è quella che è percepita da ciascuno di noi; per il fucilato la realtà non esiste più. Ma dire "non esiste più" è un’espressione fantasiosa, giacché per dire che un qualcosa non esiste più bisogna essere vivi, e la persona morta fucilata non è più in grado di capire se la realtà esiste oppure non esiste….


Una realtà difficile da definire

Queste argomentazioni, saranno pure indiscutibilmente deliranti, ma sono utili per far muovere la nostra logica in quel mondo virtuale che generalmente consideriamo reale.
E siccome lo consideriamo reale diventa un mondo irreale se lo guardassimo "da morti".
Quindi è un mondo reale solo per modo di dire, per una convenzione che implica la nostra esistenza come persone vive.
Per continuare in questo mondo onirico di follia autorizzata, siamo incoraggiati da un altro tipico fatto assurdo che riguarda non solo la nostra esistenza, ma l’esistenza di ogni forma di vita della Terra.
Tale fatto assurdo è quello della cosiddetta conservazione della specie. Vediamo infatti che animali di ogni genere fanno uova, figli, sacrifici immani per essi, nonostante tali figli siano destinati alla morte eterna.
Lo stesso vale per le piante; vediamo infatti tutti i loro sforzi volti a consentire ai loro semi di potersi accoppiare, di crescere con una nuova ipotetica vita futura: ma di tale vita, le piante che li hanno generati, cosa conoscono? Quali aspetti reali esse percepiscono?
Se fanno quello che fanno è ipotizzabile che qualcosa percepiscano, ma per noi umani tale qualcosa è incomprensibile. Per noi è incomprensibile capire anche fatti più vicini al nostro mondo. Per esempio, consideriamo i nostri figli: cosa sappiamo se essi, lontani dal nostro sguardo, sono vivi oppure no, se sono felici oppure no. Nulla, non sappiamo assolutamente nulla, come se non esistessero. La loro vita la percepiscono solo loro. Supponiamo, immaginiamo, ci commuoviamo intimamente ….ma solo in base al nostro equilibrio psico-biologico, e non certo in base ad una presenza reale di tali figli che possa essere attestata dai nostri cinque sensi con cui stabiliamo ciò che è reale! Ma allora, se tutto è così inesistente, insensato, perché miliardi di animali di ogni genere vivono per procreare, per far vivere ai loro figli una vita che, per i genitori, è soltanto una ipotesi?
Ma se il mondo è fatto così, vuol dire che tale "così" ha una sua logica. Una logica che è difficile capire, come è difficile capire Dio. Ma se i fatti che riteniamo illogici costituiscono la realtà dell’Universo allora essi sono logici! Ma allora ciò che è logico costituisce ciò che è illogico! Di sicuro c’è solo il fatto che attorno alla realtà dell’esistenza umana, c’è TANTA NEBBIA!
Talmente tanta, che ci si può muovere sì, ma con molta cautela, perché di cose certe ce ne sono poche, ma veramente poche, e quelle poche sono incerte….


La bellezza dei documentari orribili

Torniamo dunque a considerare le cose belle della vita, quelle che vogliamo sempre vedere. Come nei film, in cui vogliamo che ci sia sempre un lieto fine, per non rimanere con "l’amaro in bocca". Come nei moderni documentari.
La parola "moderno" è sottolineata per distinguerli dai documentari dei decenni passati, quando era di moda che i documentari fossero sconvolgenti, orribili (tipo Mondo Cane….).
Infatti, nei moderni documentari c’è sempre il lieto fine, c’è sempre un "mondo buono". C’è sempre un mondo incredibilmente bello. Le modernissime telecamere hanno infatti teleobbiettivi miracolosi, con cui si riesce a riprendere scene di vita spontanea da lontanissimo, mostrando le espressioni degli animali, il loro compiacimento, la loro gioia di vivere. Perfino i loro drammi……., ma in modo fugace, indiretto, raccontato delicatamente, con eufemismi, mai crudo o brutale!
Nel confronto tra predatori e prede, nei moderni documentari le prede "hanno sempre una fortuna sfacciata" e riescono sempre a sottrarsi ai loro carnefici (ovviamente tutti gli altri filmati attinenti scene cruente sono archiviati o distrutti perché….non hanno mercato!).
Nessuno vuole vedere sbranare un buon animaletto (inerme e che non fa del male a nessuno brucando erba) da un cattivo mostro feroce!
Questa moderna tendenza dei documentari naturalistici è chiaramente indicativa della comune volontà di NON VEDERE LA MORTE DI NESSUN ANIMALE. La morte, cioè, non deve esistere, in modo da tranquillizzarci con immagini vere dimostranti che essa "effettivamente" non esiste.
Io invece, siccome sono scettico e diffidente (in quanto figlio odiato da una natura "matrigna"), dopo aver guardato tali documentari mielosi e commoventi, esco dall’ipnosi documentaristica. Comincio pertanto a riflettere criticamente sulla dozzina di fazzoletti di carta bagnati che ho dovuto buttare, per colpa di quei perfidi documentaristi che hanno infierito sulla mia sensibilità patologica!
Così, riesco a vedere le cose in un modo diverso da quello raccontato e, conseguentemente, sono spronato all’attivismo (incredibile!).
Infatti, vedo nelle prede sbranate, inghiottite in un sol boccone, la soddisfazione di chi finalmente può dire: "Evviva, ce l’ho fatta"!
E così posso rallegrarmi anch’io del lieto fine, espresso dalla morte del più debole.
Se a questo punto pensaste che io sia pazzo, avreste come sempre perfettamente ragione; tuttavia, avreste torto se mi consideraste anche scemo.
Infatti, nella scena cruenta di un predatore che azzanna la sua vittima per mangiarla (intera o a brandelli, a seconda del tipo di animali che sono in essa coinvolti) c’è una verità sublime.
Il predatore mangia una carne viva!
Per qualcuno che non riuscisse a vedere il SUBLIME in questa scena di morte, specifico quanto segue.
Il fatto che la carne sia VIVA, costituisce la dimostrazione indiscutibile che, qualsiasi processo alimentare, avviene sempre introducendo nel proprio corpo un elemento INFERIORE VIVO.
Anche nell’alimentazione umana, vediamo infatti che tutti i cibi (animali e vegetali) devono essere freschi, e mai avvizziti o in decomposizione putrida.
Non per niente, per verificare un pesce o un pezzo di carne, lo annusiamo, lo guardiamo per verificare che sia una carne fresca, ovvero commestibile, sana.
Nei moderni supermercati, tutti i cibi hanno infatti riportata nelle loro confezioni una data di scadenza, dopo la quale il cibo non deve essere ingerito, per non provocare intossicazioni e malattie.
La cosa può sembrare ovvia, ma forse non tutti hanno capito perché è ovvia.
Allora specifico chiaramente che i cibi devono essere freschi perché la loro freschezza attesta l’esistenza di UNA VITA RESIDUA di quella che era una pianta VIVA, di quello che era un animale VIVO.
C’è da chiedersi allora: "Ma in che cosa consiste tale vitalità del cibo che lo rende mangiabile?"
La risposta è: "Tale vitalità consiste nella idonea qualità di ENERGIA PSICHICA che esso possiede".


Anime intere ed anime spezzate

Tale risposta potrebbe apparire oscura o poco significativa. Per capire i significati di essa, bisogna infatti risalire alla legge fondamentale dell’Universo; ovvero, al fatto che la materia è sempre associata ad un’energia psichica che conferisce a tale materia la sua cognizione esistenziale.
Una cognizione esistenziale indispensabile per programmare la propria evoluzione verso una indispensabile condizione divina di eternità esistenziale.
In altre parole, qualsiasi molecola chimica possiede un’anima, una spiritualità, un sentimento che gli conferisce la sensazione di esistere e, quindi, l’esigenza di continuare a vivere. Un’esigenza che comporta una capacità di tale molecola di rendersi conto di dove si trova, per rendersi conto dei pericoli che la circondano.
Di tali pericoli che riguardano la sua esistenza, tuttavia, tale molecola percepisce solo quelli che sono superabili. I pericoli insuperabili non vengono percepiti, rilevati, conosciuti: per la seguente semplice ragione. Nell’Universo si combattono, proporzionalmente, solo battaglie che consentano una vittoria.
Più esistono possibilità di vincere, più l’individuo si impegna nella lotta. Meno possibilità di vincere esistono, più l’individuo si rassegna, più è inattivo: appunto perché non c’è niente da fare per continuare a vivere (Ciò è quanto dimostrato dall’arrendevolezza di chi sta per essere fucilato o impiccato (la parola giustiziato ha un che di strano….).
Tale senso della difesa della propria vita riguarda sia gli atomi e le molecole più semplici, sia le molecole e gli organismi più complessi (tra i quali come esempio possiamo considerare l’essere umano).
Un essere umano che ha dunque una sua anima relativa alla sua interezza, ma ha anche le infinite anime elementari che compongono tale "ANIMA TOTALE". Tali anime più semplici sono sia quelle possedute dai vari organi del corpo umano (cuore, polmoni, reni, braccia, cervello, muscoli, ossa, eccetera), sia quelle possedute dalle singole cellule dei tanti tipi conosciuti.
Ognuna di queste parti biologiche del corpo è dunque una specie di individuo, con una sua identità: un suo modo di vivere costitutivo del MASSIMO che, tale individuo elementare, può fare con le sue risorse impiegabili nel fatale antagonismo rispetto al suo ambiente ostile.
Ciò è dimostrato dalle moderne tecniche chirurgiche dei trapianti, consistenti sostanzialmente nel prendere un organo da una persona morta da poco e nell’inserirlo al posto di un organo difettoso (mal funzionante), asportato dal corpo di una persona viva.
Nonostante tale organo sia prelevato da un cadavere, esso conserva ancora la sua vitalità. Tale organo conserva infatti, la sua peculiare vita di "organo" perché esso è in "stand-by". Esso è cioè in attesa di capire perché (in quanto individuo elementare), il suo ambiente esterno non funziona più nel modo usuale (l’ambiente esterno con cui l’organo interagisce quando la persona è viva e che è pertanto un ambiente interno della persona).
Era infatti tale suo ambiente "esterno" quello per cui il citato organo si era organizzato in ruoli di interdipendenza con altri organi interni, con altre cellule interne attigue.
È infatti sufficiente che un bisturi recida tutti i suoi collegamenti con il corpo della persona morta ed isoli la sua individualità per consentire, a tale organo, di riprendere la sua funzionalità appena esso viene collocato in un’altra sede ricavata in un altro corpo vitale.
È sufficiente che un chirurgo con mani da sarto sapiente, con ago e filo, stabilizzi le posizioni di contatto delle giuste cellule periferiche di tale organo con le cellule corrispondenti del nuovo corpo e "voilà", l’organo ricomincia a lavorare. Ricomincia a fare quello che esso aveva sempre fatto prima della interruzione creata dalla morte della citata persona, da cui è stato successivamente espiantato.
Questo esempio dimostra in modo chiaro la validità della mia citata tesi di fondo. Ovvero che, ogni parte di un qualsiasi corpo biologico (animale o vegetale) ha sempre una sua individualità indipendente, seppure cooperante alla realizzazione di "individualità" sempre più complesse e grandi.


L’anima incredibile delle cose create da tante anime

È un po' il caso della società umana.
Una nazione, infatti, ha suoi precisi confini geografici, ha sue regole: tali da definire quali sono i suoi cittadini costitutivi.
Tali cittadini sono entità elementari che lavorano nelle fabbriche, creano cibo nelle campagne nei settori dell’agricoltura e della zootecnia, guidano automobili, treni, navi, aeroplani: fanno cioè tutte quelle cose necessarie per consentire a tale nazione di esistere, di essere viva, di inter-agire con scambi commerciali, militari, culturali, con altre nazioni del mondo.
Tali cittadini nascono, vivono e muoiono continuamente, ma le strutture commerciali, militari, culturali che essi mantengono vive (e che costituiscono l’essenza vitale della nazione), seguono un destino proprio, il quale è differente da quello dei singoli.
Si pensi alle grandi industrie, dove storicamente si sono avvicendate generazioni di operai e di impiegati, le quali (per misteriose e complesse ragioni "fisiologiche") vengono TRAPIANTATE in altre nazioni. È questo il moderno concetto della DELOCALIZZAZIONE: una situazione in cui entità economiche sovranazionali (le famose MULTINAZIONALI) decidono di prendere un organo (cioè una fabbrica) da una nazione povera (oppure un organo che sta per morire o che fornisce guadagni insufficienti), per TRAPIANTARLO in un’altra nazione allo scopo di fornire a quest’ultima NUOVA VITALITÁ.
Questo esempio dimostra chiaramente che tutte le cose materiali  hanno un’anima: perfino una fabbrica costituita dalla molteplicità dei muri dei suoi stabilimenti, dai macchinari idraulici, elettrici, meccanici, dai suoi lavoratori.
Un’anima che potrebbe sembrare strana ma che, se osservata in un ambito cosmico, segue le stesse leggi dell’anima umana (la famosa Psiche….).
Tutto dipende dal come si guardano le citate cose materiali, di cui alla mia tesi di fondo.
Una tesi universale in cui, anche il senso della realtà, è un qualcosa di assolutamente soggettivo e, come tale, evanescente. Evanescente come l’esistenza di qualsiasi cosa collocata nel concetto di eternità del tempo.
Da quanto finora detto emerge pertanto il fatto che, l’alimentazione, non è un qualcosa limitato al cibo che vediamo sulle nostre tavole, a pranzo o a cena.
L’alimentazione è un fenomeno universale che riguarda qualsiasi cosa materiale: riguarda persino una nazione che "mangia" un’industria di un’altra nazione per appropriarsene, per trasformarla, per farne un uso (uguale o differente) nel proprio CORPO POLITICO, GEOGRAFICO, ETNICO.
Dalle continue trasformazioni create dai rapporti di inter-scambio, ogni SOGGETTO MATERIALE trae trasformazioni della sua ANIMA: tali, da implicare trasformazioni della REALTÁ percepita.


I confini dell’esistenza umana

Applicando tali proprietà universali al ristretto ambito della nostra esistenza umana, ci troviamo ad esaminare i confini di essa in un modo nuovo.
Come è noto, i confini dell’esistenza umana sono costituiti dalla nascita e dalla morte.
Ma tali confini sono rigidamente inviolabili, oppure sono soggetti ad una qualche permeabilità?
Da quanto si può rilevare, tali confini sono permeabili: nel senso che c’è un collegamento del presente sia con il passato che con il futuro.
Il collegamento con il passato è quello espresso dalla Genetica, quella scienza biologica dimostrante che la nostra vita deriva da una continuità biologica con la vita di nostro padre e di nostra madre. Ovulo e spermatozoo provenienti da organismi diversi che si uniscono in una continuità di vita. Una continuità tale da formare un nuovo individuo, in cui tutte le sue cellule biologiche costitutive sono cellule costruite con gli stessi materiali costitutivi delle cellule del padre e delle cellule della madre; ciò, al fine di raggiungere nuovi scopi esistenziali, con un’anima nuova, in cui le anime del padre e della madre hanno trovato un modo per vivere indefinitamente.
Una vita, quella del figlio così risultante, che non è la vita del padre, né la vita della madre, ma una vita nuova di cui è difficile capire il senso.
È difficile capire il senso se si considera che, nella finalità evolutiva della procreazione, tale nuova vita tende a dissolvere nel nulla dell’eterno i distinti corredi genetici dei due genitori.
Nel senso che in un figlio, il padre è presente al 50% come la madre (spermatozoo e ovulo).
Quando tale figlio (maschio o femmina) si accoppierà con un altro individuo complementare, il citato altro 50% di un genitore si dividerà a metà per l’ingresso di un altro 50% estraneo (il 100% del padre e della madre iniziale diventerà un 50% formato dal 25% del padre e dal 25% della madre) quando lo spermatozoo o l’ovulo di tale figlio coopererà con un altro spermatozoo o ovulo complementare.
L’iniziale 50% del corredo genetico diventa il 25% nel nipote.
Quando poi tale nipote a sua volta si accoppierà, il citato corredo genetico iniziale diventerà il 12,5% nel pronipote.
Proseguendo geneticamente, tale 12,5% diventerà il 6%, poi diventerà il 3%, poi diventerà poco più dell’uno per cento.
Consegue da tali divisioni successive che, dopo un centinaio di generazioni, del corredo genetico iniziale è rimasto "ben poco". Sembrerebbe un corredo genetico trattato con l’apparente assurdità dei metodi Omeopatici; come se, per qualche ragione misteriosa, tale corredo genetico diventasse tanto più potente quanto più esso scompare.
Se qualcuno non dovesse spiegarsi come mai gli scienziati diventano pazzi, alcune indicazioni potrebbero essergli fornite da quanto detto……
A questo punto dovremmo forse dire che le leggi universali sono sbagliate? Io preferisco dire che il comune senso della logica degli esseri umani va rivisto…..
In particolare va rivisto il senso della realtà. Va rivisto considerando la nostra esistenza un qualcosa di diverso da come viene praticamente considerata; un qualcosa in cui la vita si trasforma e va avanti in nuove realtà, ora inconoscibili, nelle quali sparisce il presente.
Quel "presente esistenziale" comunemente chiamato vita e che abbiamo ipotizzato dotato di due confini (la nascita e la morte).
Quel presente esistenziale di cui abbiamo precedentemente evidenziato la sua permeabilità o continuità con il passato, considerando gli aspetti della procreazione.
Quel presente esistenziale di cui è ora necessario conoscere la permeabilità dell’altro suo confine futuro, chiamato morte.
Ovvero: quale realtà esiste oltre la morte? La risposta è difficile esattamente come è difficile conoscere la realtà che era esistente prima della nostra nascita.
Una realtà di cui va ammessa l’esistenza nella stessa misura in cui dobbiamo ammettere la continuità biologica tra genitori e figli. Continuità biologica significa, infatti, continuità della vita, e "vita" significa coscienza esistenziale, ovvero la percezione di una realtà: ma quale?


Le realtà offerte dalla morte

Premesso ciò, è dunque legittimo pensare ad una realtà oltre la morte; una realtà raggiungibile oltrepassando il confine della nostra attuale vita ed inserendoci in altre realtà.
I modi che ci sono forniti per superare la nostra realtà di uomini vivi sono tre.
Il migliore è indiscutibilmente quello offerto dalle religioni, ovvero quello di ricevere la benevolenza di un Dio assoluto espressa dalla concessione del Paradiso.
Tale modo è tuttavia offerto solo a quelle persone privilegiate che hanno la fortuna di comunicare con il loro Dio.
Si dice che tale Dio sia misericordioso e che potrebbe perdonare gli uomini per i loro peccati, anche se costoro si dovessero pentire solo nel momento in cui stanno per morire.
Io spero di poter rientrare in tale categoria, perché, essendo sfortunato, ora non riesco ad avere la fede necessaria.
Per le persone sfortunate come me, che vivono senza quel sorriso che nasce dalla speranza, rimangono altre due opzioni, che non sono "un gran che", ma che sono le sole disponibili.
La prima è quella dei TRAPIANTI CHIRURGICI.
La seconda è quella del CANNIBALISMO (o della ANTROPOFAGIA).
Per quanto riguarda i TRAPIANTI CHIRURGICI si può dire che essi potrebbero interessare solo un numero esiguo di persone, soprattutto per impedimenti tecnici o pratici.
In teoria, si potrebbero costituire "Banche di Organi", in cui gli organi di persone, che volessero far trapiantare parti di sé in futuri individui Riceventi, potrebbero essere conservati vivi per i tempi necessari alla loro utilizzazione.
Ciò significa che le persone, invece di far rinchiudere il loro cadavere in una cassa di zinco (accuratamente saldata per impedire inizialmente qualsiasi sfiato dei gas nauseabondi a bassa pressione della decomposizione putrefattiva), devono preventivamente dare ordine di fare a pezzi il loro corpo appena morto, per conservare clinicamente i loro organi vitali in attesa di un loro trapianto su un paziente malato vivo.
In questo modo una parte del loro corpo non si dissolverebbe (come avviene attualmente) in liquami mefitici, ma continuerebbe a vivere nei corpi di molteplici individui vivi. Se poi costoro alla loro morte dovessero fare altrettanto, è ovvio che i citati organi trapiantati proseguirebbero la loro esistenza in altre trasformazioni, e così illimitatamente.
Personalmente, ritengo che tale metodica di evitare parzialmente la morte sia concreta ed eccellente.
Molto più affidabile della Ibernazione, giacché questa è affidata ad una possibilità di perfetta efficienza degli impianti criogenici; possibilità, che è ottimistico pensare possa protrarsi per il periodo dei molti decenni necessari allo sviluppo delle necessarie conoscenze scientifiche sulla rigenerazione di impulsi vitali. Questi impulsi, necessari alla creazione delle condizioni generatrici di una nuova anima che fornisca, alla materialità del corpo resuscitato, quelle volontà di vivere che erano mancate e che avevano creato la morte.
Considerando dunque la scarsa affidabilità dell’ibernazione, e dato che esistono attualmente tante persone ricchissime, sarebbe utile che esse investissero il loro denaro nello sviluppo delle Tecniche del Trapianto di Organi, per consentire anche a tali persone ricche di fruirne.
Esse potrebbero così crearsi "un po' di immortalità" in attesa di realtà anche migliori, dove poter vivere tra gli Angeli SOLLUKER! Vanno infatti considerati i limiti angusti dell’esistenza umana: intesi non solo come conseguenza di una morte comunque incombente sulle nuove condizioni esistenziali, ma anche come percezione di una realtà evolutivamente arretrata o esigua.
Chi sono gli Angeli Solluker?
Sono quelle entità angeliche desideranti il benessere, la felicità, l’evoluzione angelica degli umani; in quanto entità angeliche essi vivono dunque in realtà ultraumane che sarebbe auspicabile che venissero raggiunte dall’evoluzione umana il prima possibile!
Tutto ciò che di buono avviene sulla Terra, avviene per le azioni che gli Angeli Solluker stanno attualmente effettuando.
In poche parole, essi sono l’EQUIVALENTE della nostra Società Protettrice Animali, presente però in una realtà ultradimensionale (un mondo degli Angeli).


Il rispetto verso i defunti

L’ipotesi di far trattare il corpo di una persona cara come si tratta quello di un animale da macellazione è ovviamente ripugnante.
Infatti, comunemente, ai cadaveri viene rivolto il massimo rispetto: li si veste con gli indumenti più belli e puliti, li si ricopre di fiori profumati, li si appoggia su tessuti pregiati, li si colloca dentro bare lucide e preziose, si dà ad essi costose tombe architettoniche di marmo; si conferisce ad essi un rispetto maggiore di quello conferito ai viventi nei modi dimostrati dagli articoli di Codice Penale che li riguarda.
Si tratta cioè il cadavere come se esso fosse un corpo vivo e cosciente, verso il quale il rispetto viene fornito ai suoi massimi livelli. Si pensi al silenzio che deve aleggiare attorno alla salma, per rispetto della sua "condizione esistenziale" in altre realtà immateriali. Quelle realtà immateriali che sussistono  teoricamente solo in assenza di materialità (e quindi di rumori, essendo il suono possibile solo con l’esistenza della materia, ovvero della realtà degli uomini vivi).
Tuttavia, se ci staccassimo da ciò che i nostri sentimenti istintivi e le convenzioni morali ci suggeriscono, potremmo considerare tale situazione funeraria in un altro modo.
Potremmo cioè renderci conto che, il nostro comportamento codificato nel modo sopra esposto, è una pietosa illusione con cui cerchiamo di confortarci.
Una illusione che ci fa considerare il cadavere della persona a noi cara come se fosse il corpo di un ammalato che sta per essere trasportato in ospedale per riacquistare la salute…….
Da tale nuova interpretazione della situazione funebre, potremmo renderci contro che forse tali illusioni non sono più necessarie. Nel senso che, esiste concretamente un modo di prolungare la vita della persona morta. Tale modo consiste nel distinguere quella che è la INTEREZZA perduta del corpo a seguito della morte, da quelle che sono le SUE PARTI COSTITUTIVE; tali parti costitutive sono infatti ancora vive e possono proseguire la vita in altre realtà sconosciute, ma realtà di vita.
È come se una figlia dicesse ai suoi genitori: "Vi saluto per sempre, perché partirò con il mio sposo verso luoghi lontani e sconosciuti dove sarò felice con lui".
Certo tali genitori preferirebbero conoscere lo sposo, sapere dove si trasferirà la figlia, avere notizie future di lei, ma tutto ciò non è consentito ad essi.
L’unica cosa certa che viene offerta ad essi è che la loro figlia deve realizzare tale distacco, perché da esso avrà un futuro che non può che esser migliore della "normalità" del presente.
Da queste considerazioni fredde, scientifiche e logiche risulta necessario quanto segue.

Separare le parti di un corpo morto per consentire ad esse di sopravvivere nel modo migliore che è offerto dalle leggi della Natura, facendole integrare nella vita di un altro corpo vivente, quale  fatto logico, conveniente, con poche alternative.


L’alternativa alimentare

Tale ipotesi di perpetuare la vita di singoli organi di un corpo, impone una domanda: "Le altre parti costitutive del corpo che non sono trapiantabili, che futuro hanno"?
Una risposta brutale potrebbe essere quella che esse hanno lo stesso futuro che avrebbero avuto se dal corpo non fossero stati espiantati gli organi trapiantabili.
Tuttavia, tale amara brutalità non è indispensabile. Esiste infatti un ulteriore modo di prolungare la vita che è applicabile a tali parti del corpo "non preziose".
Un modo che consente fattivamente di perpetuare la vita di TUTTO il corpo utilizzando distintamente due modalità specifiche: quelle per gli organi TRAPIANTABILI e quelle riferite alle restanti parti del corpo NON TRAPIANTABILI.
Tale utilizzazione è chiaramente funzionale, perché è una soluzione già adottata universalmente della Natura: l’ALIMENTAZIONE.
Constatiamo infatti che, a qualsiasi livello avvenga, la nutrizione consiste sempre nel fatto che un animale o un vegetale INTRODUCE nel proprio corpo SOSTANZE prelevate dall’ambiente in un modo forzato, violento, predatorio.
In particolare, e per una maggiore evidenza, possiamo considerare che gli animali mangiano generalmente altri animali introducendoli interi e vivi nella loro bocca. È poi tipico dei pesci, degli uccelli e dei serpenti che, tali prede, vengano ingurgitate senza essere neanche masticate.
Tale situazione con cui si esprime la Natura, evidenzia che la vita di qualsiasi animale è consentita dall’appropriazione della vita di un animale ad esso inferiore. Inferiore, proprio nel termine "blasfemo" di una sua incapacità di esercitare violenza.
Tuttavia, per un generico pezzo di carne (costitutivo di un animale morto e con l’incubo di morire anch’esso), non credo che sia offensivo l’essere trattato come "inferiore" da un altro animale vivo che, mangiandolo, si accinge a reinserirlo nel ciclo universale della vita. Mangiandolo, infatti, tale animale vivo fornisce a tale "pezzo di carne" costitutivo della preda l’unica occasione di rimanere ancora agganciato a quel fatto miracoloso che è la vita.
In merito a tale situazione si può osservare quanto segue. Se un animale mangia "un pezzo di carne" e, così facendo, esso si nutre e continua a vivere, indiscutibilmente questa sua possibilità di continuare a vivere l’ha tratta dal citato pezzo di carne (lapalissiano!).
Questo pezzo di carne, di fatto, conteneva una certa "quantità di vita". Una quantità di vita che sta così ad attestare proprio l’esistenza di quella ENERGIA PSICHICA ipotizzata dalle mie scoperte scientifiche.
Il fatto che l’animale abbia tratto un’energia di vita dal pezzo di carne mangiato è dunque un fatto indiscutibile.
Si tratta ora di capire se, anche il citato pezzo di carne, ha perpetuato la sua vita (anziché morire) dal fatto di essere assimilato nel corpo dell’animale che lo ha mangiato. Per capire ciò, possiamo esaminare la situazione in base alle leggi universali da me scoperte.
In base a tali leggi si ha che il mantenimento della vita è un fatto EVOLUTIVO. Ciò è deducibile dal fatto che l’animale, continuando a vivere, continua ad emettere calore con il suo corpo (il suo corpo, cioè, si mantiene caldo nonostante emetta calore). Se ciò avviene è perché sono avvenute nel corpo dell’animale delle REAZIONI ESOTERMICHE che non sarebbero avvenute se esso non avesse mangiato quel pezzo di carne costitutivo del suo indispensabile nutrimento.
Il fatto che, non mangiando, il citato animale-predatore sarebbe morto di fame, dimostra che il suo corpo non aveva in sé ELEMENTI che fossero in grado autonomamente di produrre i citati processi chimici evolutivi esotermici. Si deduce pertanto che è solo dall’assimilazione di un cibo esterno (il pezzo di carne) che l’animale-predatore ha potuto creare, al suo interno, tali reazioni chimiche evolutive esotermiche, indispensabili per la creazione dell’ENERGIA PSICHICA identificabile con la sua stessa vita.
La possibilità di attuare tali reazioni esotermiche dimostra che ELEMENTI CHIMICI ESTERNI sono stati utilizzati per creare stabilmente quelle strutture biochimiche (la costruzione e strutturazione continua delle cellule costitutive di qualsiasi animale o simile). Ovvero, dimostra che PARTI di quel citato pezzo di carne-alimento sono diventate PARTI DELL’ANIMALE che le ha mangiate: tali parti sono dunque entrate a far parte del ciclo vitale di tale ANIMALE PREDATORE.
L’espressione "pezzo di carne" è volta ad esprimere una qualsiasi generica parte del corpo dell’animale-preda, sottolineando con ciò che TUTTO l’animale-preda può rientrare in nuovi cicli vitali: anche con parti apparentemente "di scarto". Anche con quelle parti, cioè, che non fanno parte di quegli ORGANI PREGIATI che sono tipicamente usati per i Trapianti Chirurgici.
Da quanto finora detto si può dunque capire che tutti gli animali (uomo compreso) hanno un proprio ciclo vitale destinato a finire per intrinseche leggi naturali. Tale ciclo vitale ha tuttavia una fine assoluta solo per l’essere umano.
Tutti gli altri animali che vediamo in natura hanno una fine "meno assoluta"; a seguito della loro morte individuale subentra in essi una "rinascita diffusa".
Tale Rinascita Diffusa è quella che deriva dal fatto che i loro corpi vengono mangiati da altri animali; le parti vive costitutive di ogni animale che muore vanno a costituire biochimicamente le parti di altri animali vivi.
Animali di innumerevoli tipi, ma animali vivi inseriti in un ciclo vitale dotato di una vastità immensa.
In tale vastità ogni parte è infinitesima, insignificante, ma viva ed in rapporto con una propria realtà.
Una realtà percepita in modi e quantità ritenute sufficienti da tali individui infinitesimi per apprezzare la propria vita. Una vita che per essi è immensa perché non sono in grado di cogliere realtà esistenziali maggiori.
Queste conclusioni potrebbero apparire vaghe, invece sono sufficientemente nitide, come è nitida l’esistenza di ciascuno di noi.
Un "ciascuno di noi" che vede e sente solo le poche cose che sono vicine a lui.
Un "ciascuno di noi" che NULLA SA E NULLA VEDE dei miliardi di esseri umani che, come lui, credono che la vita sia solo quella che essi stanno vivendo. Ignorando cioè di essere immersi in un CAOS INFINITO quale è l’essenza dell’Universo.
Tornando dunque alla "pochezza" dei nostri legittimi interessi umani, finalizzati a capire il nostro destino dopo la morte, direi che è opportuno muoversi con calma, con l’umiltà che è dovuta nei riguardi dello scenario esistenziale in cui siamo semplici "comparse".
Comparse che, tuttavia, sono dotate di una intelligenza sufficiente a capire che nel citato scenario esistenziale non ci sono PROTAGONISTI, bensì solo comparse che devono accontentarsi dei nuovi personaggi che "l’Universo" chiede di interpretare, mentre il tempo avvolge tutto in un silenzio maestosamente vuoto.
Tornando al tema di questo mio scritto, appare dunque la seguente situazione. Attualmente gli esseri umani che diventano morti, sono chiusi ermeticamente in una provvisoria cassa di zinco (preposta a rendere più rapida la decomposizione del cadavere ed a decomporsi rapidamente anch’essa).
Tali cadaveri vengono mantenuti all’interno di tale cassa metallica, sigillata con saldatura mediante stagno, per una decina di giorni.
Il tempo necessario a tale corpo per trasformarsi da pregiata carne viva in gas, ovvero nello stato della materia più involuto, consistendo in molecole piccolissime, di semplicità-limite, passando ovviamente per le fasi della putrefazione creata da enzimi e dai batteri intestinali sulle quali l’umana pietà (o l’umana stoltezza?) stende un’impenetrabile barriera.
Attualmente, tuttavia, uno strano tipo (me medesimo) fa ragionamenti che suggeriscono di abbandonare tale ritualità e di valutare l’opportunità di fornire anche agli esseri umani i vantaggi che la natura offre invece a tutti gli altri animali, mantenendoli in vita mediante la scomposizione vitale delle loro parti: muore solo l’individuo globale lasciando vive le sue parti costitutive.
Vantaggi, consistenti nell’evitare al corpo umano la sua morte definitiva, connessa al fatto che la materialità del suo corpo viene fatta involvere ai livelli più bassi, diventando gas.
Nel contempo, fornire al corpo umano la morte soltanto della sua interezza, cioè della sua individualità, consentendo alle sue parti biologiche costitutive di non morire. È infatti possibile evitare a tali parti costitutive le fasi spontanee della putrefazione irreversibile, reinserendole vive nei cicli vitali di altri esseri umani.
Gli organi pregiati di massima evoluzione (cervello, fegato, cuore, reni, polmoni, eccetera) possono infatti essere trapiantati chirurgicamente, e le parti meno evolute o non trapiantabili, possono essere trasformate con le usuali tecnologie dell’Industria Alimentare, in polpette, in spezzatino, in Hamburger, in salsicce, in strutto, in Wurstel, come si fa con le carni degli usuali animali da macellazione (galline, tacchini, conigli, pecore, maiali, mucche, eccetera).
Una casa che crolli per effetto del terremoto diventa cumulo di macerie, ma tali macerie, se venissero selezionate, potrebbero consentire la costruzione di un’altra, differente casa anche migliore (più resistente ai terremoti).
Tante parti, tanti oggetti potrebbero essere riparati e riutilizzati, altri riutilizzati per altre funzioni, risparmiando soldi.
L’abolizione del cannibalismo è considerabile l’adozione di una procedura industrializzata degli Angeli Brutalis per utilizzare solo l’ANIMA TOTALE dell’essere umano (l’energia che si libera con l’attimo della morte) e per buttare al macero tutte quelle altre espressioni vitali elementari che vengono invece utilizzate in natura dall’alimentazione di tutti gli animali che mangiano la preda viva, per farla passare viva, da un tipo di vita ad un altro tipo, senza far distruggere il corpo dalla PUTREFAZIONE.




Sono abbastanza intelligente per capire che, se è solo l’essere umano che preferisce morire per sempre dissolvendosi in gas (polvere) opponendosi alle leggi di natura che invece consentono a tutti gli animali di reinserire le loro carni in altri cicli vitali, c’è "qualcuno" che trae beneficio da tale aberrazione ideologica.
Un "Qualcuno" che non è costituito dagli Angeli Solluker. Un qualcuno che si chiama Angeli Brutalis.
Se dovessimo evidenziare le differenze esistenti tra seppellire un cadavere e cannibalizzarlo, dal punto di vista attinente l’utilizzazione della sua energia psichica, risulterebbe che la sua cannibalizzazione consentirebbe l’utilizzazione della energia psichica di tutte le sue singole parti, mentre il seppellimento del cadavere consentirebbe di utilizzare solo l’energia disponibile al momento della morte come risultato di insieme delle parti del corpo. Per capire meglio tale differenziazione potrebbe essere utile il seguente esempio. Ipotizziamo che una grande Casa Discografica volesse tante sinfonie di differenti compositori (Verdi, Rossini, Mozart, Schubert, Tschaikowky, Wagner, eccetera) per avere un grande repertorio affidato a famosi direttori di orchestra (per esempio, Toscanini). Di tali sinfonie è fruibile solo il suono prodotto dai tanti strumenti musicali, valorizzato dalla perfezione sincronizzata realizzata dal direttore d’orchestra. Si ha pertanto che, una volta registrata un’esecuzione sinfonica perfetta, si è ottenuto il PRODOTTO che era voluto. Un prodotto che è pertanto utilizzabile, vendibile, fruibile e che è…..assolutamente immateriale (come l’ANIMA, ovvero come un modo di conformare l’ENERGIA PSICHICA) .
Tale prodotto è il SUONO che si spande nell’aria, crea emozioni, e sparisce nel nulla del silenzio.
Tale meravigliosa produzione sonora è stata possibile solo selezionando i più bravi strumentisti che ci siano al mondo (le cellule del corpo umano, gli organi del corpo umano), guidati da eccezionali direttori d’orchestra (il cervello).
Dopo che una sinfonia è stata registrata, l’orchestra sinfonica non serve più.
Cosa ci facciamo con tale orchestra? Mica aspettiamo che il direttore d’orchestra si impari a memoria i milioni di note da eseguire da parte di tutti gli strumenti! Una sinfonia di musica classica non è mica una canzonetta fatta dal solito "giro armonico" che può essere suonata anche da dilettanti qualsiasi!
E allora? Semplice: prendiamo un’altra orchestra sinfonica avente già in repertorio l’altra sinfonia da registrare ed un nuovo direttore d’orchestra che l’ha già diretta.
Sì, ma della orchestra precedente, con i suoi preziosi professori, cosa ne facciamo? Risposta: assolutamente nulla, è ormai una cosa inutile! I singoli professori, si cerchino un’altra orchestra, un altro direttore, un altro mestiere…il loro destino non è più qualcosa che riguarda la citata Casa Discografica! Ecco, questa situazione è quella che potrebbe illustrare il destino di un essere umano: costruito per esprimere un’Anima (cioè una sinfonia musicale), cosicché dopo che è stata prelevata da esso la sua anima al momento della sua morte, il suo corpo non serve più a niente: va buttato via, va fatto marcire nel modo che crei meno disturbo possibile, meno inquinamento ambientale possibile, in pratica va seppellito in una bara sigillata.
Io che ho una mentalità da povero, ovvero da raccoglitore di rottami, da raccoglitore di cose che abbiano un minimo di valore e che si possano trovare nei bidoni dell’immondizia, ritengo che sia un peccato buttare via i citati professori d’orchestra!
Pochi si rendono conto di quanto siano bravi, di quanto essi siano massime espressioni dell’intelligenza umana, della disciplina mentale, di quanto siano esseri umani rari!
Io penso che il loro eccelso valore potrebbe trovare altre importanti utilizzazioni. Tanto per dire una bestemmia: se uno di questi professori suonasse in qualsiasi marciapiede, la gente si fermerebbe ad ascoltare la musica che suona con perfezione assoluta e sicuramente tanta gente lo ringrazierebbe regalandogli dei soldi sufficienti a restituirgli la sua dignità.
Ecco cioè che io riterrei molto utile per la società umana la possibilità di reinserire tali professori nel tessuto sociale dello spettacolo: per esempio in una delle tante orchestrine da balera; oppure come insegnanti di musica per ragazzi. Ritengo infatti che, invece di fare di loro dei disoccupati disperati e da suicidio, sarebbe molto meglio per tutti valorizzare le loro capacità di musicisti: sia utilizzati singolarmente, sia per un duo, sia per un trio, sia per un quartetto musicale. Essi riceverebbero così un giusto riconoscimento sociale e la società umana riceverebbe da essi la fruizione di emozioni sonore gradevoli, ovvero gioia di vivere!
Come ovviamente si sarà capito, tale riciclo di professori d’orchestra disoccupati, io penso che sia paragonabile al riciclo delle parti di un corpo morto che ha esaurito la sua vita (l’orchestra sinfonica di cui all’esempio) attuato mediante il cannibalismo.
Il cannibalismo potrebbe essere paragonato al moderno riciclo di rifiuti, con il quale si recupera il vetro, la carta, la plastica, gli alimenti di scarto (la cosiddetta frazione UMIDA dei rifiuti solidi urbani). Certo in questo esempio i rifiuti riciclati siamo noi, e questo non è un fatto creatore di euforia, ma lo è ancor meno il fatto di disintegrarsi completamente in polvere. Ma non tanto per il deprimente senso religioso di questa opzione, quanto per il fatto che l’Universo è intrinsecamente costituito da una infinita pluralità di espressioni materiali: ognuna con una propria anima capace di cogliere realtà tanto più vaste ed intense quanto più tali espressioni materiali sono complesse (evolute). Conseguentemente "essendo in ballo e dovendo ballare" non vedo perché si debba rinunciare a dei balli vitali e preferire il silenzio della cenere, il silenzio di una polvere espressiva della condizione di un’involuzione materiale massima, il silenzio dei gas prodotti dal corpo in decomposizione in una bara.
La citata ipotetica situazione, in cui Angeli Brutalis prendono dall’essere umano solo l’interezza della sua anima rilasciata quando egli muore, potrebbe essere considerata sotto un altro aspetto. Ovvero, quello dello spreco delle energie psichiche elementari degli organi interni del corpo. Che tali Angeli siano liberi di fare gli "spreconi" è un fatto che non sono certo io a poterlo criticare. Io mi limito a tentare una timidissima difesa delle energie psichiche, che essi buttano via mediante la sepoltura di cadaveri interi, solo perché non posso fare a meno di farlo, ritenendo che ciò che faccio esprima solo degli ordini impartitimi dai miei invisibili Angeli Solluker. Nel senso che, in ultima analisi, saranno loro a "discutere" con gli Angeli Brutalis sull’opportunità di destinare le energie psichiche (anime) degli organi dei corpi morti ad altre utilizzazioni (ulteriori percorsi di vita). Io mi limito ad indicare all’umanità la citata opportunità di salvare l’anima degli esseri umani almeno nel suo aspetto frammentato (i professori d’orchestra dell’esempio precedente).
In tal senso faccio dunque presente che, tra le attività umane, ce ne sono alcune che mostrano l’opportunità di trasformare in RISERVE gli eccessi o gli scarti di certe produzioni alimentari.
Così, per esempio, ci sono allevatori di mucche da latte che, quando parte del latte rimane invenduta, non è che buttano via questa quantità eccedente; essi infatti hanno imparato che tale latte in eccesso, invece di essere buttato via, può essere trasformato in formaggi, in burro, da utilizzare in altri settori commerciali o addirittura da utilizzare direttamente in famiglia in tempi futuri.
Altro esempio: i contadini che coltivano le vigne per produrre vino, provvedono a spremere l’uva per estrarci il mosto. Ma oltre a fare ciò, essi tendono a non sprecare l’insieme dei graspi, delle bucce, e dei vinaccioli di uva risultante, ma ad utilizzare ognuna di tali parti per altri scopi: acquavite (grappa) distillata dai graspi, olio di vinacciolo dai semi interni del chicco, eccetera.
Ecco pertanto che per le anime degli organi interni del nostro corpo (soggette attualmente alla distruzione all’interno delle bare), sarebbe una cosa bella che gli Angeli Brutalis fossero un po' più propensi al "riciclaggio ecologico", e lasciare conseguentemente che esse possano continuare una loro esistenza in altri corpi umani vivi.
Per questo i miei Angeli Solluker mi hanno indotto ad esporre argomenti di discussione sul cannibalismo.
Proseguo pertanto in tale esposizione. Tra gli esempi di similitudine del cannibalismo, il seguente è abbastanza sopportabile.
Supponiamo che ci sia un allevamento di polli ed una attigua industria di macellazione di essi. Supponiamo che nello sterminato afflusso di polli già eviscerati e puliti, che giungono al Reparto Confezionamento per essere spediti ai vari supermercati, si riscontrino periodicamente alcuni polli privi di una delle due cosce.
Ciò produce ovviamente un danno a tale industria avicola, infatti un "pollo monco" non può essere venduto insieme a polli integri.
Tale industria farebbe ovviamente tutto il possibile perché tale fatto non si ripeta.
A tale industria non interesserebbero ragioni giustificanti che fossero alla base di tali "furti di cosce di pollo".
Anche nell’ipotesi che tali cosce rubate servissero a sfamare bambini poveri e denutriti, tali furti devono essere fatti cessare; e se poi, dall’impedimento di tali furti dovesse derivare la morte dei citati ipotetici bambini, tale conseguenza sarebbe priva di qualsiasi importanza (per la citata industria avicola).
Consideriamo ora un altro aspetto dell’argomento, tratto dall’esempio precedente.
Ipotizziamo che i citati "bambini denutriti e affamati" siano espressi dal moderno settore della Chirurgia dei Trapianti di Organi Umani.
Il fatto che nella nostra moderna e civile società scientifica qualcuno aspetti, a fin di bene, cuori, fegati, reni, polmoni dai cadaveri, potrebbe suscitare reazioni ostili da parte di certe fasce della popolazione.
Tale ipotesi, che giustifica il termine "potrebbe", deriva dalla constatazione che nonostante i trapianti di Organi umani appaiano come una cosa benefica e giusta, di fatto, non mi sembra che nella nostra società ci sia una gara a chi si fa espiantare più organi possibili appena dovesse morire. Sono "pezzi di vita" che si vorrebbero istintivamente conservare.
Ebbene, secondo mie teorie, tale scarsa propensione a donare i propri organi in casi di morte è dovuta a "Fattori Soprannaturali". Più esplicitamente, è dovuta al fatto che l’anima umana è un’Onda Psichica formata da una molteplicità di frequenze psichiche ognuna generata da specifiche parti del corpo biologico.
Inoltre, che l’anima umana (come il pollo zoppo di cui all’esempio precedente) DEVE ESSERE intera per "Qualcuno" operante in una sfera esistenziale Ultra-umana o Angelica.
Questo "Qualcuno", pertanto, opera nella società umana con ideologie contrarie al Trapianto di Organi (sostenuto invece dall’A.I.D.O, Associazione Italiana Donatori di Organi). Ciò significa conseguentemente  che la mia proposta di incentivare la Chirurgia dei Trapianti di Organi   troverà dei fieri nemici che, ovviamente, forniranno le loro argomentazioni logiche giustificatrici dell’inviolabilità dei cadaveri.
Citando tale "Qualcuno" non mi riferisco ovviamente ai famigerati Poteri Occulti o al famigerato Potere Economico di Banche e Multinazionali, bensì ad un Qualcuno che "c’è ma non c’è!". Sto parlando di Angeli, presenze testimoniate in ogni epoca storica, in ogni luogo della Terra, da tutte le popolazioni del Mondo.
Testimonianze sì, ma in modi soggetti ad interpretazioni contrastanti, cosicché di tali Angeli non si è mai capita la loro vera essenza, le ragioni di una loro attività nei rapporti con l’umanità.
I miei studi, invece, sono giunti a risultati coerenti. Da tali risultati emerge che l’alimentazione è un processo che riguarda qualsiasi cosa materiale.
Inoltre, che la percezione di una materialità dipende dalla "tipologia di sensi" di cui dispone il soggetto che vorrebbe percepire tale materialità: per tale ragione esistono tipi di materia non visibili.
Per esempio, la materia costitutiva dei gas non è rilevabile a causa della sua rarefazione. Altro esempio è offerto dalla trasparenza del vetro. Inoltre, è citabile la materia biologica molle che non è visibile se si usano i raggi X, essendo questi idonei a rilevare solo cose particolarmente dense, quali le ossa. Anche un corpo al buio non è visibile: esso può essere visto solo con appositi strumenti elettronici ad intensificazione di luminescenza; oppure solo rilevando le sue onde infrarosse, nel caso di insiemi a temperature differenti. Pertanto, il fatto che gli Angeli non siano visibili con i mezzi usuali, non significa che essi non esistano: significa solo che la loro materialità è irrilevabile usando onde elettromagnetiche con frequenze che siano nel campo della luce. La presenza degli Angeli è infatti attestata dal loro prevedibile comportamento; un comportamento deducibile applicando ad essi leggi universali, quale appunto è la Legge dell’Alimentazione.
Un comportamento cioè che è deducibile dagli effetti fisici che tale loro presenza determina. Come la corrente elettrica, che è deducibile che esiste proprio dagli effetti che crea.
In altri termini, se vedete un pezzo di formaggio rosicchiato, è facile dedurre che c’è qualcuno che l’ha mangiato anche se, tale qualcuno, non l’abbiamo mai visto.
Detto questo, penso che sia ora giunto per l’umanità il momento in cui rivedere le opinioni correnti sul Cannibalismo (Antropofagia), per capire fino a dove arriva il pregiudizio pilotato da interessi estranei e dove arriva invece la logica preposta a tutelare gli interessi dell’umanità.
Il nostro sguardo è attratto da immagini di un’immortalità con dolcezze strazianti che ci invitano a seguirle: seguiamo tali immagini fluenti come nuvole di sogno! Esse potrebbero condurci in qualche paradiso. Potrebbero spiegarci "come è fatta l’immortalità" e quante sono le "realtà inesistenti" da percorrere per raggiungerla.


Un argomento meritevole di sviluppo scientifico

L’ipotesi di mangiare un essere umano è ripugnante. Che tale ripugnanza sia enorme è evidenziato dal fatto che nel mondo, tipicamente non si mangia carne umana. Tale fatto potrebbe avere molte ragioni, variamente opinabili, ma comunque importanti e, tali, da costituire la "correttezza" sociale di un certo comportamento: quella stabilente che è giusto non mangiare la carne umana!
Quando il pomodoro fu introdotto in Europa dopo la scoperta dell’America, esso era considerato velenoso e trattato con una certa diffidenza.
Notoriamente, tale diffusa opinione fu poi posta in crisi da scoperte scientifiche. In modo analogo si ha ora che, scoperte scientifiche generate dalla mente di un "pensatore libero", trovano inadeguate le negazioni che sono fornite dal pensiero comune all’ipotesi di consuetudini antropofaghe.
Infatti, se si chiede perché non si è cannibali, le usuali risposte sono poco esaurienti, sono superficiali, moralistiche. È un po' come rispondere ad una domanda con il classico: "Perché sì"!
L’elencazione di mie soluzioni uniche a problemi attualmente insoluti (alluvioni, siccità, traffico urbano, smaltimento rifiuti, pulitura dell’aria delle città, incendi, malattie, guerre, eccetera) sarebbe inutile, perché qualsiasi cosa è giusta solo quando c’è qualcuno che sia in grado di capirla. Altrimenti, tale cosa o non esiste o è sbagliata!
Mi limito pertanto ad esaminare "l’argomento cadaveri", sul quale i problemi da risolvere non mancano……
Tornando all’argomento in questione, una domanda rilevante è la seguente: "Perché il fatto di mangiare un essere umano è ripugnante"?
La mia risposta sintetica è: "È ripugnante, perché la carne umana è troppo superiore per poter essere scomposta dai processi digestivi nei modi richiesti dalla sua integrazione nella generica struttura di un essere umano".
Ovviamente tale risposta è inutile, perché parla di "superiorità"; ovvero di una cosa che, le comuni conoscenze scientifiche ignorano e continuano ad ignorare, per non sconfinare nel campo "tabù" della morale umana, il cui monopolio è posseduto dal Vaticano.
Diventa pertanto necessario introdurre nel tema alcune mie scoperte nel campo dell’alimentazione, derivanti dalla mia nuova scienza Psicostasìa Fisiognomica.
Dalla mia Teoria Generale dell’Esistenza (che si potrebbe definire anche Theory of Everything o TOE, o Teoria del Tutto) risulta che qualsiasi espressione materiale dell’Universo è sempre inscindibilmente associata ad una particolare energia, l’Energia Psichica. Qualsiasi espressione materiale dell’Universo costituisce sempre la condizione vibratoria con frequenza massima (oltre il comune limite pratico del campo dei raggi gamma) dell’Energia Elettromagnetica (Onde Elettromagnetiche). Tale Energia Elettromagnetica e la citata Energia Psichica sono tra esse complementari, cosicché l’aumento della frequenza vibratoria di una, determina una diminuzione della frequenza vibratoria dell’altra.
L’Energia Psichica è di fatto l’Anima della materia, perché gli conferisce la Cognizione Esistenziale e la guida nelle sue trasformazioni fisiche, chimiche, biologiche.
Da tale fatto risulta che i processi acquisitivi della materia (che le consentono di diventare chimicamente sempre più complessa mediante la costruzione di molecole sempre più grandi, per esempio il DNA), sono peculiari PROCESSI ALIMENTARI.
L’alimentazione, pertanto, non è un fenomeno del regno biologico, ma è un fenomeno universale che coinvolge qualsiasi espressione materiale dell’Universo: dalle particelle sub-atomiche alla materialità degli …..Angeli.
Ciò premesso e considerando l’alimentazione umana, si ha che essa consiste nell’acquisizione di strutture biochimiche che siano complesse (carboidrati, proteine, lipidi), sì, ma non troppo.
Una complessità "giusta", come è giusta l’altezza dei gradini delle comuni scale: né grande, né piccola, giusta per la capacità di articolazione delle gambe dell’essere umano.
Ovvero, strutture superiori ma non troppo; altrimenti, l’organismo umano non riuscirebbe a scomporle utilmente ed a riassemblarle in altre differenti strutture biochimiche con cui costruire la propria materialità umana. La possibilità di poter scindere le strutture biochimiche degli alimenti, e di poterle utilizzare in programmi costruttivi propri dell’essere umano, dipende dalla tipologia (o specificità) dell’Onda Psichica con cui vibra l’Energia Psichica. Da tale Onda Psichica risulta la possibilità di creare le cellule biologiche umane in funzione delle centinaia di "frequenze armoniche" di altre onde con frequenze vibratorie maggiori, espressive della cognizione esistenziale molecolare, da cui deriva oppure non deriva la possibilità di essere integrate utilmente nella biologia del corpo umano.
Tale concetto complesso, può essere meglio compreso dai seguenti esempi pratici.
Una coscia di maiale crudo potrebbe risultare al gusto assolutamente immangiabile; la stessa coscia se venisse invece salata e stagionata per alcune settimane, diventerebbe invece gradevolissima al palato. La citata salatura e stagionatura l’hanno infatti trasformata in un "prosciutto". Ma come hanno fatto il sale ed il trascorre del tempo (stagionatura) a trasformare il citato "pezzo di carne" in un prosciutto  crudo?
A questa domanda si può rispondere solo con la mia citata Teoria Generale dell’Esistenza. Con tale teoria si introduce infatti nella materia il concetto di superiorità.
Tale superiorità della materia deriva dalla espansione del suo reticolo molecolare di posizionamento dei suoi atomi; un’espansione che è proporzionale alla complessità strutturale della molecola. In altre parole, più le molecole chimiche sono formate da un numero di atomi elevato e più la struttura geometrica da essi costruita racchiude volumi di spazio vuoto maggiori, più tale molecola chimica è delicata, più è instabile, più è SUPERIORE. Tale superiorità le deriva dal fatto che, nei modi citati, essa può contenere grandi quantità di Energia Psichica (distanziatoria e centrifuga).
Ecco pertanto che, per rendere un pezzo di carne meno superiore e quindi idoneo ad essere mangiato da un altro animale, tale pezzo di carne deve essere inferiorizzato. Lo spazio vuoto delle sue grandi molecole complesse deve essere proporzionalmente riempito da molecole più semplici. Inoltre, poiché le strutture superiori o evolute sono precarie, è necessario che esse vengano esposte all’azione distruttrice del tempo, cosicché possano semplificarsi e (conseguentemente) inferiorizzarsi.
Qualsiasi struttura, più è "vivente", più è soggetta a propri intrinseci fenomeni evolutivi comportanti l’emissione di calore tipica delle reazioni chimiche eso-termiche. Quando tali reazioni chimiche esotermiche si riducono, la temperatura del corpo si riduce e consente così, proporzionalmente, di assorbire calore (reazioni endo-termiche). Qualsiasi assorbimento di calore costituisce un processo involutivo di frantumazione, semplificazione, appesantimento della materia, ovvero costituisce un processo di INFERIORIZZAZIONE.
Ecco pertanto che, i notori processi di stagionatura e di frollatura, sono sostanzialmente processi che rendono commestibili le carni proprio perché le rendono meno superiori: più inferiori, perché dotate di energia psichica che è inferiore perché vibrante a frequenze minori.
La parola "stagionatura" si presta ad equivoci interpretativi, cosicché è opportuno chiarire alcuni aspetti.
Innanzi tutto che i processi evolutivi comportano emissione di radiazioni elettromagnetiche, tipicamente calore o raggi infrarossi.
Similmente, che i processi involutivi avvengono con assorbimento di radiazioni elettromagnetiche, tipicamente calore o raggi infrarossi.
Va poi sempre considerata la legge universale stabilente che il calore passa sempre da una materialità dotata di alta temperatura ad una materialità dotata di bassa temperatura (dove alta o bassa temperatura sono termini tra essi relativi).
Ulteriore aspetto fondamentale è quello dello spazio molecolare interno della materia. Nel senso che una materia contenente acqua è più gonfia, dilatata, superiore, e che pertanto sottrarre ad essa tale acqua significa rendere tale materia più inferiore, più dura (rinsecchita), più compatta. L’acqua può essere estratta da un alimento favorendo la sua evaporazione e tale evaporazione è favorita sia da temperature "elevate", sia da azioni meccaniche (quali sono la ventilazione ed una minore pressione ambientale: la minore pressione barometrica, o depressione, favorisce la evaporazione e richiede meno calore per passare dalla fase liquida alla fase gassosa).
Tali precisazioni consentono pertanto la necessaria chiarezza interpretativa quando si esaminano i citati fenomeni di inferiorizzazione psichica, necessari per rendere commestibile e gradevole al palato un certo tipo di carne.
Così, per quanto riguarda la trasformazione della citata coscia di maiale in prosciutto, si ha una molteplicità di fasi lavorative, nelle quali  si hanno temperature che si abbassano e che si alzano, essicazioni che vengono aumentate ed essicazioni che vengono diminuite.
In tale sequenza di fasi si devono distinguere i fenomeni involutivi da quelli evolutivi, che sono sempre facilmente individuabili con i criteri già esposti.
Per una facilitazione alla comprensione della citata complessità delle fasi trasformative di un gusto ("dall’immangiabile" al "deliziosamente profumato") nelle carni della citta coscia di maiale, può essere utile la seguente tipica tabella, attinente la tecnica di lavorazione del prosciutto crudo.



Nella soprastante tabella le sottolineature delle parole hanno lo scopo di evidenziare una certa "scarsa precisione" delle indicazioni, dovuta la fatto che le modificazioni dipendono dal "gusto gastronomico" che determinano; un gusto che dipende dalla "qualità" della carne trattata, ovvero dalla sua superiorità, ovvero dall’ARMONIA delle sue frequenze psichiche.
La precedente tabella è dunque utile per capire come la gustosità di un alimento sia una cosa molto complessa: come è complessa la costruzione di un’armonia musicale mediante tanti suoni con frequenze estremamente variabili.
Vediamo infatti che, nella citata trasformazione involutiva di una coscia di maiale in prosciutto crudo subentrano molteplici "delicate fasi procedurali" che distruggono (fanno involvere) certe frequenze vibratorie dell’energia psichica della carne, e ne creano altre (evoluzione batterica) da associare ad una carne che è trasformata da evoluzioni interessanti distinte profondità (spessore del blocco di carne, assoggettato ad azioni esterne penetranti verso l’interno in modo graduale) e ad azioni interne che sono auto generate da specifiche condizioni di vitalità residua nella carne "inferiorizzata ma non troppo".
Nel citato esempio del prosciutto crudo si hanno dunque due azioni inferiorizzanti: l’azione chimica del sale e l’azione fisica dell’assorbimento di calore dall’ambiente esterno.
Il sale (cloruro di sodio) è un composto chimico di massima inferiorità a causa del fatto di essere molto semplice per il fatto di essere costituito solo da un atomo di cloro e da un atomo di sodio; esso inferiorizza qualsiasi struttura con cui si leghi chimicamente .
Se a tale fatto si associa pure l’azione fisica degradante effettuata dalla stagionatura, si può ben comprendere come, il gusto delizioso del prosciutto, deriva proprio dal suo "giusto" grado di inferiorizzazione e modificazione
Lo stesso concetto è valido per l’affumicatura (impregnazione della carne con i prodotti degradati della combustione: anidride carbonica ed altre sostanze del legno bruciato), per l’essicazione, per la frollatura, a cui vengono assoggettate certe carni per renderle mangiabili e/o gustose.
Ecco dunque che l’essere umano ha bisogno di mangiare sostanze biologiche che siano sì superiori, ma non troppo…..e comunque molto inferiori a lui!
Peraltro, deriva proprio da tale sua necessità la preziosità della cucina gastronomica: l’arte di conferire ai cibi un’inferiorità che sia adeguata a creare un piacevole sapore mediante associazione con altre molecole inferiorizzanti, stimolanti, velenose (alcool, caffeina, aceto, eccetera), incoraggianti (zucchero). Oppure con l’inferiorizzazione creata dalla cottura: più la temperatura è elevata, più l’inferiorizzazione è grande. Nella tostatura l’inferiorizzazione è talmente grande che rende le sostanze prive della comune vitalità, e addirittura tossiche.
Tornando dunque alla ipotizzata proprietà disgustosa della carne umana (da me mai mangiata e non presente nei miei programmi gastronomici…..), appare chiaro che tale proprietà deriva dalla sua eccessiva superiorità; rispetto alla capacità di digerirla da parte di un generico altro essere umano.
Puntualizzazione: tale capacità è espressa dalla inclinazione di superiorità della linea della bocca (vedasi Psicostasìa Fisiognomica).
Una grande superiorità che può tuttavia essere ridotta a livelli di commestibilità dalle stesse pratiche comunemente usate per gli altri tipi di carne animale.
Per un’ulteriore comprensione di tale fatto, si può notare che le carni usate per l’alimentazione umana derivano da animali erbivori: animali inferiori ai carnivori (come evidenziato dalla forma delle loro bocche: Psicostasìa Fisiognomica).
In tal senso, va osservato il fatto che la preda è tipicamente molto inferiore al predatore: proprio perché preferibilmente deve poter essere uccisa facilmente, per poter così essere "dominata" anche dalle parti (stomaco) costitutive dell’interno del predatore.
L’esempio-limite di tale proprietà è costituito dalla superiorità dell’erbivoro rispetto alla inferiorità ….dell’erba!

Il desiderio di mangiare qualcosa si chiama generalmente appetito. Poiché l’essere umano non è più il cacciatore primordiale che mangiava quando riusciva ad uccidere una preda, ai giorni nostri, i ristoranti sono sempre aperti per farci mangiare quello che preferiamo mangiare.
Un problema sorge invece per ragioni opposte. Infatti, l’uomo moderno è soggetto a mangiare in orari prestabiliti anche quando, per ragioni varie, ha poca fame.
Ecco allora la necessità di aumentare la sua fame; ovvero, la necessità di poter disporre di un apparato digerente più gagliardo, più aggressivo rispetto a ciò che potrebbe essere ingurgitato. Per incoraggiare il nostro apparato digerente, la cosa migliore da fare è fargli affrontare cibi-facili, cioè molto inferiori.
Ecco pertanto che il nostro apparato digerente viene incoraggiato proponendo ad esso "aperitivi".
Analizzando la "materia" di cui sono fatti, vediamo che tali aperitivi comprendono molto sale (i salatini), molto aceto (i sottaceti), bevande amaricanti: tutte sostanze chimicamente molto semplici, derivanti dalla degradazione di sostanze biologiche (per esempio con la tostatura: una involuzione massima creata da temperature di circa 200°C che distruggono ogni vitalità alla sostanza biologica).
Anche da queste considerazioni, appare chiaro che la capacità di assimilazione del cibo da parte degli organismi, in genere è sempre proporzionale alla differenza di superiorità tra predatore e preda.


Il problema creato dall’affettività

Chi ha sperimentato la perdita di un familiare, sa quanto sia straziante il dolore di vedere morta una persona amata.
C’è solo un pianto continuo. Perché?
Perché di fronte al cadavere della persona amata la nostra mente ci sussurra, implacabile e crudele, le parole: "Per sempre".
È morto per sempre, nessuno lo farà rivivere. Diventerà polvere con l’aspetto del niente. Un niente eterno che scava e distrugge la nostra stessa esistenza perché……anche noi "diventeremo morti"! E in quei momenti diventa difficile capire se piangiamo per una pietà verso il morto o piangiamo per una disperazione creata dalla constatazione inconscia che, anche noi, moriremo in un futuro confondibile con il presente. È difficile capirlo perché, quando capisci cos’è la morte, il tempo si ferma e non crea più alcun futuro.
L’eternità si consuma in un attimo.
È una presa di coscienza incompatibile con la possibilità di continuare a vivere. Infatti, si può vivere soltanto se esisterà un "domani". Siccome, poi, se fermi la vita non potrai più rimetterla in moto, ci attacchiamo alla nostra vita per sentirla che ….va avanti! Dobbiamo infatti auto-convincerci che la morte riguarda solo la vita degli altri! E siccome siamo stupidi, sì, ma solo fino ad un certo punto, abbiamo bisogno di ulteriori garanzie che la nostra vita non finisca anch’essa con la morte!
E così, "ragiona che ti ragiona, pensando a tante cose logiche e ovvie", giungiamo alla conclusione che la morte non esiste! Giungiamo infatti a pensare che, quando finisce la vita che conosciamo, ne comincia subito dopo un’altra più bella…….in paradiso, per sempre!
Questa convinzione potrebbe apparire come una "bugia pietosa" che ci siamo forniti per continuare a vivere……
Forse. Ma chi può dirlo? Ma soprattutto: dov’è la convenienza nel credere che non ci sia il paradiso e nemmeno un Dio onnipotente ed eterno che…..ci ami?
Il fatto stesso che praticamente tutta l’umanità crede in un proprio Dio amorevole, che darà il Paradiso a tutti coloro che lo amano e lo rispettano, dimostra che tale opinione è indiscutibilmente giusta, perché è una verità dentro di noi…………
Da queste considerazioni possiamo "ragionevolmente" stare tranquilli: il problema della nostra morte non esiste!
Non ho argomenti per poter affermare il contrario. Ho solo qualche dubbio, che è però considerabile frutto della mia mente "malata" e che, pertanto, è irrilevante.
Ciò premesso, e ritornando alle tipiche scene di disperazione che affliggono l’uomo di fronte al cadavere di una persona amata, tali scene rimangono un problema insoluto. Infatti, anche se si è convinti che la persona amata non è morta ma semplicemente partita per un viaggio nell’aldilà, dove un giorno si potrà rincontrarla ed abbracciarla festosamente in Paradiso, non riusciamo a non piangere irrefrenabilmente. In quei momenti vogliamo fare una cosa soltanto: piangere!
D’altronde, si piange anche alla stazione ferroviaria quando salutiamo una persona amata…….(che non vedremo per un anno, perché va a lavorare lontano all’estero)! Figuriamoci quanto piangeremmo se, di tale persona, non sapessimo dopo quanti anni potrebbe ritornare (per esempio, a causa del fatto che tale persona sarà costretta ad accumulare i soldi per il suo lungo viaggio di ritorno)!
Da questi esempi viene dimostrato che, la vista del cadavere di una persona amata in una bara, di fatto crea un pianto disperato che sarebbe bello poterlo evitare.
È pensabile che tale pianto derivi da un’intima ipotesi che tale persona potremmo non vederla più. Ovvero, che tale persona muoia realmente per sempre, e che l’idea del paradiso possa essere illusoria.
Ecco dunque che sarebbe utile disporre di argomentazioni, sul futuro di tale persona morta, che fossero più solide, più scientifiche, più reali.
A tale punto del discorso, un ipotetico cannibalismo potrebbe risultare degno di attenzione. Infatti, con le mie scoperte sull’alimentazione, si realizza una vita eterna indefinibile, capace di attraversare molteplici realtà esistenziali.
Il fenomeno della morte è stato esaminato dalle varie civiltà umane in molti modi, giungendo così a tante ipotesi che, pur essendo molto differenti, sono accomunate dalla seguente premessa basilare.
L’essere umano non è fatto solo di materia, bensì anche da una componente spirituale responsabile delle emozioni, dell’intelligenza.
Tale componente spirituale è quella che, per semplificare, possiamo chiamare anima.
Poiché la fine eterna dell’esistenza umana è un qualcosa di inaccettabile e di assurdo, doveva esserci qualche spiegazione logica che stabilisse una continuità della vita dopo la morte.
Siccome tale continuità non era presente nella materialità del corpo (che era inequivocabilmente soggetto a disgregarsi) tale continuità doveva "necessariamente" essere realizzata dall’anima.
Ovvero, dalla nostra misteriosa capacità di percepire la realtà mediante una intima cognizione esistenziale. Una cognizione esistenziale che, pertanto, era pensabile che fosse soggetta a proseguire anche senza il corpo materiale.
Il discorso non era facile e si articolò pertanto in varie ipotesi.
Le più semplici stabilivano che l’anima, così com’era, passava in un altro mondo invisibile popolato da tutti coloro che erano già morti; un mondo ultra-terreno dove era attesa dalle anime dei familiari deceduti e dove avrebbe proseguito la sua esistenza in un modo più felice.
Altre ipotesi più articolate, stabilivano invece che tale anima estrinsecava la sua immortalità in nuovi percorsi atti a migliorarla, per renderla sempre più perfetta e divina; percorsi, resi possibili da ulteriori reincarnazioni sotto forma di altri animali o piante.
Questo tentativo ideologico di attribuire all’anima una sua automatica sopravvivenza dopo la morte del corpo materiale è sostanzialmente espresso dalla credenza nota come METEMPSICOSI.
Tale credenza è presente nella storia dell’uomo sin dall’antichità, concepita dai più grandi filosofi greci (per esempio, Pitagora, Empedocle, Platone). Inoltre, tale credenza è presente anche nelle religioni indiane, nel buddismo, nei Misteri Orfici, in sette Teosofiche moderne, nelle dottrine gnostiche.
In tale immensa vastità ipotetica dei percorsi seguiti dall’anima umana dopo la morte del corpo, ognuno può scegliere quello che ritiene più logico, ovvero più idoneo ad offrire il conforto necessario per affrontare quel grande misterioso tuffo nell’ignoto chiamato morte.
Vivendo in un’epoca moderna, io ho avuto la possibilità di attingere a fatti che non erano accessibili nel passato.
In modo particolare, ho avuto modo di conoscere l’essenza profonda dell’alimentazione universale ed il coinvolgimento in essa del destino umano.
Peraltro, la modernità mi ha consentito di appurare REALTÁ con densità spazio-temporali dipendenti dal grado evolutivo della materia dei corpi, essendo tale materia la sorgente inscindibile delle proprietà possedute dall’anima. Integrando poi tali nozioni con quelle rivelate dalla mia Psicostasìa Fisiognomica, sono giunto ad un concetto di individualità che è in conflitto con le comuni sensibilità morali.
Sono giunto anche al concetto che le leggi dell’Universo non sono cambiabili: ciò che è cambiabile è solo la materia, ed è essa che va modificata per adeguarsi ad una realtà specifica e possibile.
Per esempio, quel Concetto di Solitudine per il quale si nasce da soli e si muore da soli: il concetto che evidenzia l’aspetto transitorio del bisogno di amore.
Evidenzia cioè che la morale umana è semplice mezzo transitorio in evoluzione, dalla nascita alla morte, per navigare nel mare della vita mediante differenti realtà soggettive (per esempio, la realtà percepita da un neonato, la realtà percepita dalla normalità offerta da un corpo umano sviluppato, la realtà percepita da un moribondo).


Considerazioni finali

La opzione di mangiare una persona cara io credo che sia difficilmente effettuabile. Tuttavia, ritengo che tale difficoltà derivi da una errata impostazione del problema. Infatti, si ha necessità di effettuare una scelta tra due opzioni.
La prima consiste nella collocazione del cadavere (pulito, profumato, vestito con gli abiti più belli, con un volto dotato della serenità di chi non ha più le smorfie create dai dolori della lotta esistenziale) in quel comodo e lussuoso contenitore chiamato bara.
La seconda opzione consiste nell’affidare (in modo rispettoso) il cadavere a persone che lo sottraggano alla nostra vista e provvedano a scomporlo con tecniche di macelleria in molteplici pezzi; in parti gestibili per attuare la trasformazione opportuna preventivamente scelta (fette, pezzetti, carne trita, eccetera) al fine di una sua utilizzazione gastronomica….
Tale impostazione di scelta tra due opzioni è fuorviante, menzognera, ipocrita, perché la salma abbellita di tutto punto, non è la persona a cui eravamo affezionati che si accinge a fare un comodo viaggio turistico!
Tale salma è un qualcosa che consegnamo alla brutalità della natura, affinché lo devasti nel modo più cruento e malvagio possibile, mediante i processi biologici della putrefazione! Ma ciò non vogliamo saperlo, né vederlo, né pensarlo! Come se il sigillare la salma dentro la cassa di zinco fermasse la scena all’ultimo istante in cui il coperchio ricopre per sempre un corpo uguale a quello che abbiamo sempre conosciuto!
È soltanto un modo di mentire a noi stessi, perché stare vicino al corpo della persona amata (che si sta orribilmente trasformando in forme create da una violenza indicibile, in dei miasmi irrespirabili….) sarebbe impossibile! Ma il fatto che non si assista a ciò che avviene all’interno della bara ermeticamente saldata NON SIGNIFICA CHE NON AVVENGA.
Ecco dunque che la citata opzione tra i due ipotetici trattamenti funerari va effettuata rispetto a quest’ultima condizione insostenibile. Solo allora si potrà capire che il sezionamento di macelleria non è altro che un normale sezionamento fatto nelle sale operatorie di qualsiasi ospedale, quando si devono trattare, per esempio, feriti creati dagli incidenti stradali per difendere la loro vita. Un sezionamento brutto a vedersi, ma necessario, benefico, accettabile.

Peraltro, va ben considerato che le mie considerazioni su ipotetici percorsi post-mortem non sono suggerimenti pubblicitari per trarre dei profitti commerciali. Tanto meno sono suggerimenti per ricevere complimenti, giacché "A dire la verità, si perdono gli amici"!
Io non invito nessuno a diventare cannibale. Io espongo semplicemente delle ipotesi comportamentali che ritengo meno brutte di ciò che viene normalmente fatto.
Con le mie ipotesi antropofaghe, infatti, al cadavere viene evitato lo scempio della putrefazione. La sua carne viva e di buon odore viene introdotta infatti in un ambiente vivo, e perciò felice (il corpo del cannibale….).
Tale carne viva si trasformerà in modi che conservino la vitalità che è necessaria ad essa per integrarsi in altre molecole, in altre cellule biologiche vive. E così continuare una sua vita che sarà, sì, peggiore di quella precedente, ma con prospettive di evoluzione che potrebbero portarla in realtà esistenziali che gli sarebbero state sicuramente precluse se il cadavere fosse stato assoggettato alle pratiche funerarie di quelle attualmente legali.
Nell’Universo non esiste il concetto di fretta………
Va inoltre considerato che, come avviene con la scelta della cremazione, anche un eventuale "percorso gastronomico" del cadavere può avvenire solo a seguito di una scelta volontaria testamentaria. Cioè, può avvenire solo esaudendo un desiderio della persona amata, tentando così di renderla felice con un ultimo atto d’amore!

Inoltre, la carne del cadavere, potrebbe essere mangiata ESCLUSIVAMENTE DAI FAMILIARI, che in tale modo possono evitare il dolore del LUTTO, perché la persona amata continua a vivere CONCRETAMENTE nel loro corpo. Ma non solo: tali cannibali familiari verrebbero così responsabilizzati a fare una vita felice e di successo, perché ogni gioia che essi vivranno sarà vissuta anche dalla persona amata, ormai integrata nel loro stesso corpo!


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